La destra detta l’agenda tematica, la sinistra la subisce

14 Giugno 2021

Una delle opinioni maggiormente diffuse, nelle più recenti analisi del comportamento elettorale, è quella che sottolinea come ormai i cittadini, nelle loro scelte di voto, siano condizionati da percezioni superficiali, o dallo story-telling del leader di turno (siano questi Renzi o Grillo, Salvini o Giorgia Meloni), e che abbiano abbandonato criteri di scelta più coerenti con la propria storia personale o con il modo di interpretare la società che li circonda. Vivremmo dunque un periodo di alta volatilità elettorale, con scelte episodiche, quasi casuali, come se fossimo al supermercato elettorale: si compra l’articolo di moda oppure quello con uno sconto più elevato. Ma sarà davvero così?
Un’analisi più attenta dei flussi di voto, reali o potenziali, ci raccontano una realtà un po’ più complessa. Limitandoci ai passaggi avvenuti tra le ultime elezioni politiche del 2018 e le odierne dichiarazioni di voto, il quadro che ci si presenta dinanzi non si discosta poi molto da quanto accadeva all’epoca della fedeltà leggera dei decenni della seconda repubblica, con un unico (sebbene significativo) mutamento, dovuto alla presenza del M5s.
Dunque, i partiti del centro-sinistra e quelli del centro-destra restano ancorati ad una percentuale di fedeli particolarmente elevata (rispettivamente, dell’88% e del 94%), con un passaggio di voti tra le due aree (i “traditori”) quasi inesistente. Gli unici elettori che al contrario si spostano in misura significativa sono quelli che nel 2018 avevano votato appunto per il movimento fondato da Grillo, che è caratterizzato da un tasso di fedeltà piuttosto limitata, di poco superiore al 50%.
La fedeltà di area esiste ancora, dunque, e i rapidi cambiamenti nelle gerarchie partitiche sono dovuti sostanzialmente a passaggi all’interno della stessa area politica. Ma se dunque la fedeltà di voto esiste ancora, a cosa si può imputare il mantenimento di questa sostanziale coerenza delle scelte elettorali? Il tema o i temi della campagna elettorale, da anni ormai divenuta permanente, costituiscono il filo conduttore dei partiti o delle coalizioni, che permettono all’elettore di comprendere quale sarà lo scenario futuro che ritroveranno nell’eventuale governo di quei partiti. Esistono ovviamente alcuni temi condivisi da tutte le forze politiche, le cosiddette tematiche “performative” (occupazione, benessere, sviluppo economico, ecc.), mentre altri sono maggiormente differenziati tra le diverse aree, le tematiche “posizionali”, quali ad esempio il tema della tassazione.
Per il primo gruppo, l’elettore valuterà le capacità del partito e/o del suo leader di essere efficace, mentre per il secondo gruppo l’elettore dovrà verificare appunto il suo livello di vicinanza con le proposte avanzate dalle forze politiche. La fedeltà di voto si instaura quindi proprio a partire dalle tematiche posizionali, e si consolida nel tempo se quel partito, quel leader o quella coalizione si appropriano stabilmente di determinati temi: è il fenomeno chiamato issue ownership, o “possesso dei temi”.
In Italia i temi “posseduti” dal centro-destra, in generale, sono soprattutto quelli dell’immigrazione, della diminuzione delle tasse e della sicurezza personale; i più vicini al centro-sinistra sono invece quelli dell’ambiente e dell’ecologia, del welfare e dell’uguaglianza sociale.
Le scelte degli elettori dei rispettivi partiti, alla domanda “Qual è il problema più grave e urgente da risolvere nel nostro paese?”, rispecchiano i relativi “possessi” tematici: pandemia a parte, l’immigrazione ad esempio viene citata dal 57% di chi vota Lega, dal 46% di chi vota un altro partito di centro-destra e solamente dal 10%, quasi il 50 per cento in meno, di chi vota Pd. Distacchi invece sensibilmente più ridotti per le issues che dovrebbe demarcare la proposta politica del Pd: la differenza nelle citazioni del welfare (45% Pd contro il 35% Lega, solamente 10 punti di distacco) e ancor più dell’ambiente sono infatti molto più ridotte di quanto ci si poteva attendere.
Le issues maggiormente legate al centro-destra sono dunque significativamente divisive anche nelle dichiarazioni e nelle percezioni degli elettori, laddove quelle più vicine al centro-sinistra non fanno registrare distanze così elevate tra i diversi elettorati.
Così come già avveniva negli anni del berlusconismo, la fedeltà di area della sinistra è attribuibile in ultima analisi non tanto alle proposte e alle accentuazioni tematiche dei propri partiti, in particolar modo del Pd, quanto all’alterità nei confronti delle parole d’ordine della destra. Si vota “contro” la destra, non già “a favore” della sinistra.

Università degli Studi di Milano

TAG: destra, fedeltà elettorale, sinistra
CAT: Partiti e politici

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