Le ceneri di Silvio, il passamontagna di Grillo e l’opposizione in frantumi

19 Giugno 2023

Della sepoltura ormai postuma, politicamente parlando, del corpo di Silvio Berlusconi, abbiamo detto e stradetto, scritto e riscritto. La settimana che si è chiusa è stata l’ultima nella quale il patriarca della destra italiana è entrato da vivo, ma il suo tempo politico era finito già da un po’. Non è per caso che, mentre ancora si stava vuotando piazza Duomo, stavamo già leggendo i retroscena sul dopo. Un dopo lungamente organizzato e analizzato da due donne, Giorgia Meloni e Marina Berlusconi, vere protagoniste delle eredità politiche ed economiche di Silvio.  Alla prima spetta il compito di tenere insieme il centrodestra, cioè la sua maggioranza di governo, ora che il fondatore è passato a miglior vita. Il rischio è l’esplosione di Forza Italia, e un esodo di emigranti che spinga sulle cose meloniane chiedendo asilo. C’è da credere che, fedele alla dottrina dei respingimenti, la leader di governo e coalizione al momento tenga chiusa ermeticamente la porta di casa sua, almeno per ora, e in prospettiva selezioni con grande accuratezza quelli ai quali vuole concedere un visto. Nella vecchia Forza Italia, in quel che ne restava già prima della dipartita di Lui, infatti, c’erano pochi voti, e pochi soldi, e non si capisce perchè Meloni dovrebbe portarsi a casa assett così diffusi e a buon mercato, mentre è comunque ragionevole che lo stesso personale politico di cui parliamo le garantirebbe fiducia e stabilità in parlamento, non avendo alcuna alternativa.

Certo, la casa madre, Forza Italia appunto, è ormai l’ombra della grande e magnificiente villa sardo-brianzola che fu, ed è piuttoasto significativo che per capirne i destini – e, in qualche misura, per capire i destini politici e personali della famiglia, a cominciare da quelli di Marina – bisognerà aspettare il 26 di questo mese, giorno in cui saranno ufficialmente apprese le ultime volontà di Berlusconi. Da quella busta usciranno i desideri del fondatore per quel che riguarda le imprese (il grosso dovebbe già essere determinato da cariche e strutture societarie), la “roba” (come sopra, ma un po’ meno), e il partito e i suoi grossi debiti nei confronti della famiglia. Saranno condonati? Alla famiglia competerà un destino di onori e oneri legati alla politica? Vedremo.

Se a destra ci sono dubbi, incognite e qualche nube dovuta al rischio che il potere di Giorgia diventi ora strapotere e turbi gli equilibri, dall’altra parte non ci sono certo di questi problemi. Ma non c’è nemmeno il rischio che tutto questo si traformi in opportunità per il prossimo futuro. Basti vedere cosa succede nella settimana dei funerali di Stato per farsi un’idea abbastanza precisa del malfermo destino degli oppositori. All’indomani delle esequie è stato approvato un Disegno di Legge che contiene una serie di modifiche del codice penale, a opera del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Spicca, tra queste, l’abolizione dell’abuso d’ufficio. È una questione molto seria, di cui varrebbe la pena di parlare seriamente. È una norma penale cui nei processi contro pubblici ufficiali e amministratori pubblici si ricorre spesso, perchè tra i reati contro la Pubblica Amministrazione è quello dai contorni più generici, l’offensività che sanziona è limitata, e consente di perseguire tutti i comportamenti ritenuti illegittimi dalla norma stessa, che non realizzano tuttavia uno dei reati più gravi previsti dal codice. Una norma di chiusura, come dicono i giuristi, che infatti spesso e volentieri ha finito con reailzzare incriminazioni a strascico all’interno di processi in cui a volte – non sempre, ma non raramente – i giudici hanno poi dovuto riconoscere la piena buonafede di sindaci e assessori che hanno forzato la mano per garantire servizi senza alcun guadagno illecito per nessuno. Appunto, una cosa seria. Il giorno in cui il Disegno di Legge viene annunciato Elly Schlein, segretaria del Pd, attacca frontalmente dicendo che il governo approfittava del cordoglio per Berlusconi per riformare la giustizia a spallate. Poche ore dopo, tuttavia, un coro quasi unanime di sindaci del Pd – da quello di Milano a quelli di mezza Italia – mostravano ben altra comprensione per le ragioni dell’intervento legislativo. Ancora una volta, una in più, si vedeva chiaramente la distanza tra una leader portata alla barricata, e un partito che senza governare non sa esistere.

La stessa scissione ha operato apertamente poco dopo, quando Schlein ha partecipato – dopo una telefonata con Conte – a una manifestazione del Movimento 5 Stelle. Il corteo – teoricamente indetto contro la precarietà sul mondo del lavoro, argomento che mi sembra del tutto scomparso tuttavia dalle cronache e dal dibattito – ha visto la partecipazione di Bepper Grillo. Che, dal palco, ha bofonchiato le solite mezze frasi incomprensibili, da spettacolo comico senile. “Mettetevi il passamontagna, fate i lavoretti di notte, fate le birgate di cittadinanza”. Niente di serio, niente di grave, niente di utile, avrei pensato. E invece no: sui giornali e nelle dichiarazioni dei politici ho letto che erano addirittura un incitamento all’odio e alla violenza politica, che il riferimento al passamontagna sicuramente era una metafora che invitava al terrorismo, e non parliamo poi della parola “brigata”. Perdonerei, in questi casi, la strumentalizzazione politica, che siamo uomini di mondo. Mi sembra invece imperdonabile la pigrizia di chi, magari, perfino, crede a quel che dice.
Naturalmente, il tema politico serio esisterebbe anche, e riguarda Schlein e il suo Partito Democratico. Elly va in piazza con Conte (e Beppe) perchè ha paura di scoprirsi troppo e di prestare il fianco agli attacchi. O anche, solo, di perdere i voti di chi guardava a lei pensando a una linea meno atlantista sull’Ucraina, o più di sinistra sui diritti sociali. Ok, chiarissimo. Ma lei cosa pensa e dice, su questi temi? Dove vuole portare il Pd? Perchè se resta sulla linea “armi all’Ucraina fino alla vittoria” ovviamente non basta andare in piazza una volta con chi (oggi) si dice contrario per evitare di perdere quel consenso. E su quali linee può portarsi dietro un partito che non la segue nemmeno sull’abuso d’ufficio? Insomma, la piazza tattica ha portato sfortuna, ma soprattutto lascia il tempo che trova: il nodo, come sempre, è la strategia.

Lo è sempre, invero, per le cose meno importanti, come il destino del partito democratico. Ma anche e soprattutto per quelle che contano di più. Pochi giorni fa è naufragata al largo di Pylos, nel Peloponneso, una barca malconcia sulla quale viaggiavano stipati 750 migranti. Il passare delle ore annulla le speranze, i morti sono diverse centinaia. probabilmente 600. La più grande strage di migranti nel Mediterraneo è già finita in archivio, sul banco degli imputati stavolta c’è la guardia Costiera greca, e quindi ci interessa anche meno del solito. Alla prossima riunione europea si dirà “mai più” e si penserà, in realtà, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Ad avercene uno, si intende.

 

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CAT: Partiti e politici

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