Legislatura costituente? Servono metodo e una vera classe dirigente

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3 Maggio 2018

Legislatura costituente. Ritornano protagoniste queste due parole che dall’epoca della Commissione presieduta da Aldo Bozzi (anno domini 1983) si ripetono con costanza da basso continuo.

Anche ora, nello stallo del post elezioni, più di uno evoca questa stagione per passare “dalla Seconda alla Terza Repubblica” (peccato che siamo ancora in piena Prima perché la Costituzione nella parte fondamentale relativa al Governo e poteri dello Stato  è ancora quella del 1° gennaio 1948). Prendiamo per buono l’invito, ma occorre parlarsi chiaro. Gli eletti di questa Legislatura tutto sembrano – con il dovuto rispetto – meno che dei costituenti. E’ difficile rilevare dei pesi massimi come vi furono nell’Assemblea Costituente del 1946-48; mancano all’orizzonte figure del livello di un Moro, Dossetti, Basso, Marchesi giusto per citarne alcuni. Pesi massimi nel senso di forza intellettuale, di classe politica capace di esprimere un pensiero autonomo anche e soprattutto maturato in ambito professionale (specie universitario). Parliamo di élite? Sì, parliamo di élite afferente a qualsiasi colore politico. Perché in Parlamento si mandavano i migliori e senza questioni anagrafiche: Moro aveva 29 anni e dai 24 era Professore ordinario, Dossetti era di poco più grande…confrontati i loro profili con chi oggi da “giovane” rivendica un ruolo di primo piano per la guida del Paese il risultato lascia perplessi…

Allora tutto inutile? No basta che la classe politica italiana – tutta intera – abbia un sussulto di dignità e riprenda la lezione francese. Quale? Semplice: basta rileggere i passaggi fondamentali che portarono alla Costituzione della Quinta Repubblica. Maggio 1958 (guarda caso quest’anno ne ricordiamo il sessantennale): Parigi è nel panico, le voci di colpo di Stato si rincorrono, la crisi di Algeri è scoppiata, gli Esecutivi si rincorrono uno dietro l’altro a causa di crisi di Governo continue. Piccola parentesi: la Quarta Costituzione in molti aspetti ricalcava la nostra attualmente in corso… cosa fare? Venne richiamato dal suo autoesilio il Generale. De Gaulle – grazie al genio dell’allora Ministro della Giustizia Debré- nominò un gruppo di esperti con l’incarico di scrivere la nuova Costituzione da presentare a sua volta a un “Comitato Interministeriale” composto da diverse personalità e presieduto dallo stesso Generale. Il testo – rivisto e approvato dal Comitato Interministeriale – passò poi all’esame di un “Comitato Costituzionale Consultativo” composto da sedici deputati, dieci senatori e tredici membri di nomina governativa. Risultato? Tra la legge che dava pieni poteri a De Gaulle per la redazione della nuova Costituzione – approvata il 3 giugno 1958-  e il referendum di approvazione a schiacciante maggioranza dei francesi (avvenuto nel mese di settembre dello stesso anno) passarono poco più di 3 mesi.

Una situazione che si può ripetere sic et simpliciter in Italia? Certo che no, ma con qualche accorgimento si potrebbe ottenere una vera ed efficace riforma costituzionale in poco meno di un anno. Come?

Richiamando il celebre “I have a dream” ecco cosa si potrebbe fare a Costituzione vigente: il Presidente della Repubblica – d’accordo con i principali partiti che siedono in Parlamento – affida l’incarico di formare il Governo a una figura di garanzia (ad esempio Presidente del Consiglio di Stato o Presidente della Corte Costituzionale) per un’autentica “stagione costituente”. Allo stesso tempo i Presidenti delle Camere – d’accordo con tutte le principali forze politiche – incaricano una commissione di saggi (composta da tutti i capigruppo parlamentari e da una selezione dei più autorevoli docenti di diritto pubblico, scienze politiche e materie economiche che non superi il numero di 75, giusto per evocare la “mitica” Commissione speciale che realmente redasse la Carta fondamentale attualmente vigente) di proporre entro 30 giorni una proposta di riforma Costituzionale da far votare in Aula. Trenta giorni di autentico “Conclave” come da insegnamenti di Santa Romana Chiesa: completamente staccati dalla realtà esterna e solamente concentrati sui lavori di redazione. Un autentico servizio per lo Stato da parte di tutti, parlamentari e docenti coinvolti. Il testo finale – forte del coinvolgimento e della presenza dei capigruppo parlamentari – potrebbe essere un documento frutto della più ampia condivisione e capace così di affrontare con speditezza i lavori d’aula con i tempi previsti dall’articolo 138 della Costituzione.

Un sogno? Forse. Ma rispetto alla Francia del 1958 anche noi oggi non siamo in un’epoca d’emergenza? Pensare il contrario sarebbe azzardato… La Francia di allora in tre mesi (dicesi tre mesi) riuscì a lasciarsi alle spalle una crisi istituzionale di enorme portata ed è riduttivo pensare che il tutto fu risolto con il semi-presidenzialismo. Il testo costituzionale attualmente vigente Oltralpe è considerato da molti la migliore Carta Costituzionale sinora prodotta anche e soprattutto per diversi elementi introdotti (tra cui l’espressa elencazione delle materie di spettanza del Parlamento lasciando le non citate alla regolamentazione dell’Esecutivo). Per l’Italia non è questione di scimmiottare un sistema – se semipresidenziale o cancellierato – ma un metodo di predisposizione di un testo che deve essere il più alto possibile. Un prodotto da élite.

 

Edoardo Caprino

 

TAG: riforme
CAT: Partiti e politici

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