L’uomo che prometteva vulcani è candidato sindaco a Piacenza

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10 Giugno 2017

Troppi ladri e scippatori? «Il mio amico Vladimir Putin mi presterà l’Armata Rossa per presidiare le strade». La Sanità? «Altro che medici e ospedali, abolirò direttamente la morte». E il problema rifiuti? «Costruiremo un vulcano. Ci si potrà fare trekking, sciare e servirà anche a bruciare l’immondizia». Parole che sono tutte un programma. Nel senso letterale del termine.

Il vulcano al posto dell’inceneritore, l’Armata Rossa e la vita eterna sono infatti tutti punti del programma di Stefano Torre. Pare uno scherzo (e in parte lo è). Ma è tutto vero. Cinquantuno anni, diploma da geometra e una società tutta sua nel campo del webmarketing, il piacentino Torre corre sul serio come candidato sindaco della sua città.

L’aspirante costruttore di vulcani guida una lista fatta di amici e parenti che è riuscita a raccogliere tutte le firme necessarie a partecipare alle elezioni. Domenica, infatti, si vota in più di 1000 comuni tra cui Genova, Monza, Parma e appunto la Piacenza di Torre. E approfittando di questa campagna elettorale, Torre è pure sbarcato in Rai, trasformando una delle sue grigie tribune elettorali in uno spettacolo vagamente surreale. Gli altri candidati seri, compìti anche un po’ tesi. Lui, sciallato, a buttare lì i pezzi forte del suo programma a mo’ di gag. La logistica? «Renderemo il Nure (un torrente, NdR) navigabile e su di esso realizzeremo il porto mercantile più grande d’Europa». L’immigrazione? «Costruiremo un muro al confine con Caorso e Pontenure, perché le mie fonti mi dicono che il problema proviene da lì». Già, già.

E così via. Il giornalista Rai, al suo fianco, impietrito.

Difficile dire se il programma pirotecnico e le battute sui suoi improbabili agganci con i potenti del pianeta («Porterò Cristiano Ronaldo a giocare nel Piacenza, i soldi me li darà Bill Gates») si tradurranno in voti. Per certo gli stanno portando popolarità.

Qualche giorno fa è arrivata anche un’intervista alla Zanzara su Radio 24. E lì l’aspirante costruttore di vulcani, per un attimo, ha lasciato da parte le gag e gettato la maschera: «Mi sono stufato della gente che racconta balle e allora mi va di prenderla in giro».

Insomma, si sfotte. Ma per dire qualcosa: «Votare è un verbo che è stato svuotato di significato», perché la nostra classe politica fa regolarmente promesse che non sa o non vuole mantenere. Mente sapendo di mentire. E tutto per prendere i voti necessari a conquistare poltrone e relative prebende. E raggiunto l’obiettivo, arrivederci e ciao.

Questa la summa del Torre pensiero per come Torre stesso l’ha spiegato nei tanti comizi nella sua città, compreso quello che ha chiuso la sua campagna elettorale. Ieri sera, nel cuore di Piacenza, ha riproposto ancora una volta la maschera di Torre Sindaco, con tanto di enorme cappello a cilindro e fascia tricolore a pois. E ancora una volta, a colpi di promesse improbabili, ha fatto il pieno di risate e applausi.

Populismo della peggior specie o parodia azzeccata? Per certo le battute di Torre hanno tutte una ispirazione reale. Quella sul  vulcano “bruciarifiuti”, tanto per dire, ricorda molto il programma di uno dei sindaci più famosi d’Italia, Federico Pizzarotti. Il primo cittadino di Parma, infatti, si era fatto eleggere promettendo che mai e poi Parma avrebbe avuto un inceneritore funzionante, perché inquinava. Infatti. Ora, l’inceneritore non solo c’è, ma va che è  un piacere.

E che dire della promessa di trasformare il letto di un torrente in un gigantesco porto fluviale? Improponibile, chiaro. Ma sempre a proposito di trasporti, il sindaco uscente di Piacenza, aveva nel suo programma, tra le altre cose, il “progettino” di portare la metropolitana di Milano fino a Piacenza. Voce rimasta chiaramente lettera morta.

Ma se io elettore ti voto per fare una cosa e poi tu, politico, ne fai un’altra, io che ti voto a fare? Già, il voto. Una questione che molti italiani hanno risolto alla radice. Disertando le urne.

Un copione che pare destinato a ripetersi anche domani. A Genova, per esempio, il partito dell’astensione è dato dai sondaggi fino al 49%. Fa quasi un elettore su due. Una fuga, quella degli elettori, che dura ormai da anni e non accenna a rientrare.

Promettere nuove cose mirabolanti (per poi non mantenerle) difficilmente riporterà alle urne i delusi dalle promesse vecchie. Forse con un’unica eccezione, quella di Torre che domenica sera si ritroverà magari con un posto in consiglio comunale o chissà con qualche cliente in più per la sua società di webmarketing. Del resto questa campagna elettorale l’ha condotta talmente bene che il filmato della sua performance in Rai è diventato virale in rete. E quindi giù il cappello, pardon, il cilindro.

Una volta era la politica a servirsi del markerting. Ora può succedere pure il contrario. E anche questo non è buon segno.

 

TAG: astensionismo, elezioni amministrative 2017, Piacenza, politica, Stefano Torre
CAT: Partiti e politici

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