Mattarella, l’uomo perbene che serviva ai partiti

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31 Gennaio 2015

Sembra passato un secolo, invece sono meno di 22 mesi. Era il 20 aprile del 2013 quando una folla inferocita accerchiava i palazzi romani del potere, per protestare contro la rielezione di Napolitano e contro una classe politica, che attraverso quella scelta, mirava esclusivamente all’autoconservazione di se stessa. A rivederla oggi quella piazza, nel giorno dell’elezione di Sergio Mattarella, non esiste più.  A distanza di due anni, quella rabbia si è dissolta, come rassegnata, in un paese dove, nonostante i proclami e le riforme a colpi di hashtag, poco è in realtà cambiato. Anzi niente: dalla disoccupazione, alla corruzione, tutto è rimasto come prima.

Beppe Grillo per un attimo aveva pensato di poter incanalare quella rabbia nel suo Movimento, nella convinzione che le “larghe intese” fra il Pd e Berlusconi lo avrebbero condotto al governo in poco tempo. Ma alla politica ha preferito subito il click baiting, sostituendo la presunta controinformazione con Tze Tze, con il risultato che quando ieri ha dato spazio a una delle poche vicende oscure della vita politica di Mattarella, le tardive ammissioni del Governo italiano sull’uso dell’uranio impoverito durante la guerra nei Balcani, nessuno lo ha preso sul serio. Neanche i suoi, condannati ormai ad osservare da spettatori, pagati, quello che accade nel Parlamento.

Come loro, anche la minoranza di sinistra del Pd e Sel, che pure in teoria avrebbero potuto contare su una discreta schiera di esponenti, si sono  piegati piuttosto velocemente alla scelta imposta dall’alto da Renzi, votando senza colpo ferire e rinunciando a priori a qualsiasi confronto, anche nella speranza che l’elezione di Mattarella mandasse in crisi l’asse fra Renzi e centrodestra. E  Vendola che nel 2013 bocciò Franco Marini perché  “non rappresentava il cambiamento”, oggi parla di “un felice guizzo di una democrazia spesso in affanno”.

Solo il tempo dirà come Sergio Mattarella interpreterà il suo ruolo di presidente. Per ora sappiamo che è “una persona perbene”, come fosse un vicino di casa che improvvisamente si ritrova al centro di un caso di cronaca. Qualcuno che si conosce di vista da sempre, ma non abbastanza da poterne elencare a fondo doti e meriti.

Rispetto ai suoi predecessori, colpisce il profilo decisamente poco internazionale. Di Napolitano, anche in virtù della sua storia politica,  si è sempre parlato come di un punto di riferimento per tutti i leader europei e mondiali. Mattarella avrà tutto il tempo per diventarlo: la sua pagina wikipedia in lingua tedesca, come quella in lingua spagnola, è stata creata solo oggi, mentre quella francese il 15 gennaio.

D’altronde più che dare un messaggio all’Europa o al paese, ormai totalmente scollegato dalla classe politica, come testimonia il drammatico crollo dell’affluenza in tutte le recenti tornate elettorali, a Renzi interessava prima di tutto far pesare il suo peso nel palazzo, che, a questo punto,  lo vedrà protagonista per anni, grazie a una mossa intelligente capace di mettere in crisi non solo Berlusconi, ma l’intero arco costituzionale. E se la paura di qualcuno era quella di non dover morire democristiano, forse è arrivato il tempo di mettere l’anima in pace. Le esequie si sono già svolte da tempo.

TAG: beppe grillo, Matteo Renzi, sergio mattarella, vendola
CAT: Partiti e politici

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