Più della lista di Gay.it preoccupa il fragoroso silenzio degli omosessuali

15 Gennaio 2016

Per rinfrescarmi la memoria e rimpolparmi l’umore, sono andato in cerca di liste. Quella di Gay.it è solo l’ultima di una lunghissima serie. Nel corso del ventennio berlusconiano, Libero e Il Giornale hanno sguazzato come paperelle felici ogni qualvolta c’era da piazzare una lista (di proscrizione) in prima pagina. Per avere effetto, la lista dev’essere un sapiente mix di volontà e di estetica, dove per estetica si intenda la forza rivelatrice di un volto, di una faccia, racchiusi generalmente in una fredda, malinconica, inespressiva fototessera. Una lista “felice” e indimenticabile, ad opera dell’impareggiabile Vittorio Feltri, fu per esempio quella dei colpevoli di abusi sessuali sui minori, dopo un raffinato antipasto sui pedofili condannati in via definitiva, solo che come spesso accade il diavoletto di un’omonimia mandò a ramengo la perfezione stilistica del gesto e la questione finì per tribunali.

Quando nel corso della giornata ho espresso via Twitter qualche modesta perplessità sulle modalità intese dal sito Gay.it per offrire il suo democratico contributo alla causa, piazzando 36 nomi con relative facce sulla pubblica piazza del web, e spingendo i lettori a scrivere ai parlamentari pavido/cattolici, ho ricevuto di ritorno un’aurea eccezione democratica: nei paesi anglosassoni questa è pratica diffusa, la certificazione dei dissidenti è la normalità del dibattito, in questo modo i cittadini possono sapere, essere informati, avere – pieno – il quadro della situazione. Benissimo. Solo che ogni paese ha non solo la “sua” democrazia, ma soprattutto gli strumenti per esercitarla. Nel nostro caso, il caso italiano, questa pratica non solo non è diffusa. Semplicemente non è. E non lo è proprio per una disattitudine democratica a valutare chi dissente come un contributo alto all’interno del dibattito politico, come un arricchimento dei sentimenti sul tappeto, come una virtuosa normalità, che essendo appunto abitudine quotidiana, non fa assolutamente notizia. Opporre l’America solo quando serve, non fa dell’Italia un luogo migliore.

Ma in questo contesto, c’è qualcosa di più preoccupante delle evoluzioni stilistiche di Alessio De Giorgi, ideatore di Gay.it, piddino errante che un bel giorno fu folgorato da Monti Mario e lì si fermò. Ed è il silenzio fragoroso degli omosessuali su questa idea della lista di proscrizione. Questo silenzio, come molti altri significativi silenzi, ha la terribilità dell’appartenenza, la solidarietà acritica e muta di un esercito in battaglia, forse anche una sotterranea solidarietà, quest’ultimo sentimento forse il meno nobile. Molto spesso, in questo tempo rovesciato, si chiede all’Islam più moderato, più saggio, più sinceramente integrato con il resto del mondo, uno scatto  di dignità, una separazione netta dai fratelli maledetti che tormentano il mondo e infangano la parte migliore di loro. Questo scatto spesso non c’è. Sembrano dirci: non ci mettiamo contro i nostri fratelli, non ci comportiamo come loro, siamo diversi, non faremmo un’unghia di quel che è il loro pane, ma non chiedeteci di scendere in piazza, di dire la nostra rumorosamente, di creare visivamente una frattura.

È una similitudine estrema e che vive su una violenza fisica, prima ancora che spirituale. Ma è ben strano che all’interno di un mondo molto sensibile come il mondo omosessuale non si siano immediatamente levate voci in dissenso, per dire subito che quelli della lista non erano nemici da mettere nel mirino, ma solo persone di altra natura intellettuali e dunque da battere, se possibile, con le armi del confronto intellettuale e, quando non sufficiente, con i numeri parlamentari. Abbiamo monitorato la rete, i social, e come in un’immagine plastica era rappresentato un vuoto, il vuoto del loro pensiero, la solitudine del non-dissenso. Sapete, cari amici, quanto sarebbe importante quel vostro dissenso, quanto avrebbe cambiato la percezione della lotta fondamentale che state conducendo? Per battere gli avversari e portare a casa la migliore legge possibile, l’idea di una compattezza pelosa non giova. Sapervi divisi e problematici su questi temi alti, non può che essere un gioiello dal valore inestimabile.

TAG: gay.it, liste di proscrizione
CAT: Partiti e politici

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