Possiamo finalmente archiviare la spocchiosa supremazia morale della sinistra?

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10 Giugno 2015

Quando cominciano le richieste per i nostri figli, che sono sempre piezz ‘e core, significa che lo scandalo ha una sua ramificazione perfetta che comprende, per quota minima, anche gli affetti più cari. Come a stemperare lievemente la tensione di Mafia Capitale, concedendoci una pausa sentimentale, si riparla un po’ dei nostri ragazzi, del lavoro che non c’è e di qualcuno che glielo dovrebbe trovare. È quanto mai opportuno questo limitato riprendere fiato perchè, al di là della modesta querelle tra chi definisce mafia tutto questo, tra cui il non sprovvedutissimo Pignatone, e quell’eterno ragazzaccio di Giulianetto Ferrara che invece parla di bubbola planetaria solo perchè non c’è un giudice che sappia il romanesco, la questione che emerge – centrale – in tutto questo guazzabuglio è la valutazione che d’ora in poi dovremo dare all’antico fortilizio con cui la sinistra ha sempre difeso e opposto la sua supremazia morale. Quella superiorità che il comunismo ha costruito sulla parte più culturale di sè, con cui giustificare un dislivello sociale che altrimenti, in termini ideali, non avrebbe mai potuto spiegare, nè sostenere. Quella superiorità si è perpetuata nel tempo, negli anni, nei secoli, fedele come l’Arma si potrebbe dire, e allora l’operazione si poté considerare completamente riuscita nel momento in cui non solo i dirigenti del partito si consideravano tali, ma gli stessi militanti/cittadini di sinistra sentirono d’essere “migliori” degli altri cittadini, di quelli di centro (i democristi) e non parliamo poi di quelli di destra (i fascisti).

Se c’è stata davvero un’impresa ragguardevole nella storia della sinistra, quella vecchia e quella nuova, è aver traghettato questo sentimento. Essere riusciti anche dopo la fine del Partito Comunista a trascinare con sè “la questione morale”, ereditandola da quell’uomo straordinario che fu Enrico Berlinguer. Quell’eredità non fu contendibile, all’apertura del testamento ogni uomo e ogni donna veramente di sinistra ebbero soddisfazione piena, giacchè intestatari legittimi della loro quota di supremazia morale. Come tutti sapete pienamente, questa credenza popolare che si fece carne e sangue della vita della sinistra italiana ha prodotto disastri che ancora oggi abbiamo sotto gli occhi, quel credersi superiori (moralmente) per definizione ha sempre sbilanciato ogni confronto con gli altri interlocutori politici, portandolo su un terreno particolarmente infido.

Se c’è un aspetto straordinario di questa inchiesta Mafia Capitale, è che forse rappresenterà l’ultimo atto di questa storia infinita, una cesura defnitiva tra un prima e un dopo, una purificazione salvifica verso il basso, verso la melma che tutti comprende e che tutto livella, persino il senso della moralità. Occorrerà dunque intendersi bene su quanto sta accadendo, se le responsabilità del Partito Democratico dell’oggi abbiano relazione diretta e compiuta con quella deriva dell’animo umano che porta le persone a delinquere, qualunque casacca rivestano, o se, invece, come qualcuno vorrebbe farci credere, vivere come purissimo danno collaterale l’identificazione di qualche mela marcia, inevitabile e fisiologico corollario a un partito che è certamente migliore degli altri. Sembrerebbe questo, purtroppo, l’orientamento del presidente Orfini, nonostante l’impietosa relazione Barca sullo stato del partito romano dimostrerebbe ampiamente il contrario, e certo non aiuta l’imbarazzo del presidente del Consiglio al quale non resta altro, a ogni notizia di malaffare Pd, che opporre l’anatema bracardiano: «I ladri in galera!».

A Matteo Renzi, in effetti, si potrebbe chiedere esattamente questo, di farsi carico di un passaggio epocale: dichiarare in un’assise pubblica che il tempo della supremazia morale della sinistra è finito, definitivamente archiviato, non tanto perchè il Partito  Democratico sia un partito marcio, ma per il motivo opposto, perchè in tempo di pace è il confronto sulle cose, sul merito, sul valore di certi principi, che misura le differenze e che ne definisce, appunto, la moralità.

TAG: fabrizio barca, giuseppe pignatone, mafia capitale, matteo orfini
CAT: Partiti e politici

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