Progetto Renzi: uscire, trasformando il Pd in LeU (4 mosse per Zingaretti)

5 Settembre 2019

Quando in autunno inoltrato il Capo darà il rompete le righe, inizierà per la sinistra tutta un’altra storia. Non è detto sia bellissima, è probabile che non lo sia. Il Capo ha già depositato a Firenze il nuovo nome dei gruppi, per cui il dado è molto più che tratto. Dovrebbero seguirlo in tanti, perché il suo progetto “eversivo” li convincerà. L’idea del Capo ovviamente è quella, con il suo nuovo gruppo in Parlamento, di restare nella maggioranza e dare sponda al governo, in modo da garantirsi il tempo necessario per entrare in confidenza con quella parte di Paese che poi lo dovrà eventualmente votare a fine legislatura. Starà dentro col pungolo riformista che gli viene riconosciuto. Romperà i coglioni insomma, in un crescendo che lui definirebbe “costruttivo”. Il progetto eversivo di Matteo Renzi è secco, diretto, e si compone di un unico punto politico: trasformare il Partito Democratico in Liberi e Uguali. Impoverire in maniera così forte la casa madre da trasformarla in un appendice. Portarla fuori dal centro del dibattito, lasciandole naturalmente campo libero solo nelle questioni sociali più demagogiche, dove la solidarietà, ad esempio, travolge il mercato, fino a considerarlo il suo acerrimo nemico. Riuscire a depauperare un partito di cui sei stato anche segretario, rimanendone alleato, non dovrebbe costare poi molto a Matteo Renzi, che ha per la spregiudicatezza un tratto naturale, un po’ come la «Maledetta» di Andrea Pirlo. Alla fine di questo attacco al cuore del Partito Democratico, anche l’elettore più scettico nei confronti di Renzi dovrebbe sentirsi almeno confuso. Significherà aver inoculato un’inquietudine diffusa, il dubbio che quella casa non sia più quella giusta. E allora, come il miglior Roberto Carlino su piazza, il nostro si presenterà ai cittadini elettori con le sue solide realtà. Questa operazione prevede, in corso d’opera, costi umani anche molto alti, che nell’idea di Renzi dovrebbero poi ricompattarsi in una successiva alleanza elettorale.
Sin qui l’eversione renziana. Ma cosa può fare Nicola Zingaretti per neutralizzare, o almeno sterilizzare, quel progetto? Diciamo che può lavorare su quattro punti fondamentali.

1) Minare, presso i suoi, la credibilità del Fenomeno. E in che modo? Con uso di sondaggi. Prima ancora che tutto parta, cioè da subito, il segretario dovrà mostrare ai renziani la crudezza dei numeri, che assegnano a un eventuale partito dell’ex sindaco un massimo del 5%. Per cui dire: ok, tu vai via ma che garanzie hai di essere rieletto? Nessuna. Quelli che torneranno in Parlamento saranno i soliti noti, Meb, il gagà Bonifazi, Luchino, e a seguire cinque o sei seconde scelte. Troppo poco per ficcarsi in un’avventura che potrebbe non vedere uno sbocco al mare. Creare insomma un’inquietudine eguale e contraria, ma in anticipo sulle mosse di Renzi. E poi, parliamoci chiaro: abbiamo fatto un governo sul purissimo istinto di sopravvivenza, di “Legittima difesa” come lo definisce Minzolini, e tu adesso ti infili in un tunnel che non è nemmeno illuminato? Pensaci Giacomino. Se la pesca di Renzi non dovesse dare subito i frutti sperati, l’operazione partirebbe già zoppa e destinata a perdere via via il suo valore.

2) Agganciare l’andamento del governo e i risultati (sperabilmente) ottenuti, alla grande storia del Partito democratico. Lavorare incessantemente sulla comunicazione (che al momento appare molto eterea), ricondurre ogni virgola di miglioramento alla tenacia di un popolo, alla sagacia dei suoi rappresentanti, un loop sentimental-politico che non dovrà lasciare spazio ai guastatori. Dall’altra parte, ovviamente, il mantra sarà quello che si poteva fare di più, molto di più, ma qui sarà utile intendersi: con una alleanza di questo tipo, ogni risultato è la sintesi di interessi spesso divergenti. Giocando sui contrasti, all’esterno si percepirà più nettamente il buono dell’operazione.

3) Il nodo riformista. Un leader di una sinistra illuminata non può essere visto come un pericolo dalle classi più abbienti. La prima cosa che Renzi disse in un comizio, appena segretario, fu che sarebbe andato in cerca dei voti di destra, perché quelli di sinistra da soli non bastavano a vincere. Fu una volgarità, ma aveva ragione. La classe borghese, com’era chiamata un tempo, non ha più riferimenti, è in cerca di. Non è rassicurata da Salvini, perché sul piano dello sviluppo economico non sembra possedere i fondamentali. E francamente non considera quegli scombiccherati dei Cinquestelle. Berlusconi, all’epoca, venne visto come un approdo quasi necessario perché nella vita aveva fatto molto, questo fu un elemento dirimente, aveva un gruppo solido, non aveva mai licenziato nessuno, e, soprattutto, aveva lavorato. Dava più sicurezza. Garantì una rivoluzione liberale che non portò mai a termine, se mai era cominciata. Zingaretti deve mischiarsi di più con i borghesi, sembra quasi che la contaminazione gli faccia paura, ha come il timore che rientrando tra il popolo possa essere considerato un traditore. Ma si possono fare le due fasi con equilibrio, come si dice nel calcio.

4) Azzardiamo l’ipotesi che Nicola Zingaretti sia timido. Ne siamo quasi convinti. Il che, in linea generale, connota le buone persone. Lo vediamo tutti i giorni, mattina presto intorno alle otto, nel bar del quartiere Prati dove prende il suo caffè e cornetto. Vedere una persona, definita di potere, da sola in un luogo pubblico può suscitare una certa impressione. Fu di solitudine quella di Bersani che si beveva una birretta tutto solo. La solitudine dei leader. Forse, e magari gli produrrà imbarazzo, è il caso di contaminarsi di più, di fermarsi a parlare tra i cittadini, salutare, trovare meccanismi per entrare in connessione anche con micromondi che magari non porteranno subito voti, ma sono piccole iniezioni di simpatia. La simpatia conta, lascia sempre un segno nelle persone, personalmente ricordo ancora cose belle e piccole di persone note che accaddero venti, trenta, addirittura quaranta anni fa. Insomma, egregio Nicola, il timido contro lo sbruffone. E vinca il migliore.

TAG: Matteo Renzi, Nicola Zingaretti
CAT: Partiti e politici

9 Commenti

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  1. federico.gnech 5 anni fa

    Non serve mica insistere, abbiamo capito benissimo che le motivazioni dell’autore sono personali e non politiche. Riassumendo, ecco i consigli di Fusco a Zingaretti: devi darci dentro coi sondaggi e con la comunicazione, andare a cena coi ricconi e allo stesso tempo fare il ‘simpa’ in piazza. Non fare il comunista. Prendi esempio da Silvio e dalla sua rivoluzione liberale. Insomma, diventa Renzi, ma attenzione (questa è la parte implicita del consiglio): assicurati che la gente del tuo ufficio stampa tratti bene i giornalisti.

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  2. giacomo-nigro 5 anni fa

    Bisogna cambiare bar—

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  3. vincesko 5 anni fa

    Il pomiglianese più stupido si crede un padreterno, figuratevi Di Maio. Figuratevi Renzi, che si crede superiore a Di Maio. Infatti si crede un leader. Invece è solo un matto, bisognevole di cure.

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  4. vincesko 5 anni fa

    Citazione: “Starà dentro col pungolo riformista che gli viene riconosciuto.” Uno degli effetti del neo-liberismo è lo stravolgimento linguistico. Una volta col termine riforma si definiva una modifica strutturale fatta nell’interesse della maggioranza del popolo. Ora è l’opposto.

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  5. vincesko 5 anni fa

    Citazione: “Il nodo riformista. Un leader di una sinistra illuminata non può essere visto come un pericolo dalle classi più abbienti.” Il destrorso Renzi riformista (vedi sopra) è un ossimoro, una contraddizione in termini. Basta fare un solo esempio (a parte l’essere un contaballe seriale, che è incompatibile con l’elettorato autenticamente riformista): l’abolizione dell’IMU sulla casa principale ai ricchi e ai benestanti e – cosa che non aveva osato fare Berlusconi – all’inizio perfino sulle cd case di lusso, in violazione dell’art. 53 della Cost. e scaricando la copertura del conseguente buco di bilancio (4 mld) sulla fiscalità generale, quindi anche sugli affittuari a basso reddito.

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  6. gianmario-nava 5 anni fa

    le basi documentali della ipotesi del complotto di renzi, dove le trovo?

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  7. umberto.cherubini 5 anni fa

    Lo scenario che Zingaretti sia più veloce di Renzi mi suscita un po’ il riso. Nel complesso, concordo con la direzione di fondo, che alla fine riavremo una balena bianca e un leu più grosso. Ma accetto scommesse sul fatto che la balena bianca si chiamerà PD e che Renzi se la riprenderà. E non sarebbe neppure un male, come la storia della crisi secondo Matteo ha dimostrato. Potrebbe essere addirittura un bene se Renzi si facesse un po’ di pulizia intorno. Come mi è capitato di scrivere ormai qualche anno fa in una litigata pubblica con un deputato DS, gli Zingaretti e simili sono cresciuti al riparo nelle sezioni della FGCI e allevati come polli in batteria e sono naturalmente inadatti alla competizione. Anche Renzi viene dalle sedi di partito, ma evidentemente ha respirato un’aria diversa. E poi è l’unico che ha parlato di “interesse pubblico” e necessità di far finire una stagione di odio come motivi per cui andava fatto questo governo. E il bello è che se l’abbia detto per interesse pubblico o per interesse privato è del tutto irrilevante, perché aveva ragione. Per questo, e perché pungolerà il governo fino alla sua fine, alla fine si riprenderà il PD. E nel LEU ci andranno gli altri.

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  8. vincesko 5 anni fa

    Tutti matti e bugiardi questi sostenitori del contaballe seriale Renzi. I manicomi sono chiusi, ma l’Inferno no.

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  9. esatau 5 anni fa

    Che l’aria si sia fatta mefitica e come sia davvero facile per l’uomo abituarsi a tutto, ce lo indica molto bene la mozione tranquillamente votata e approvata ieri l’altro dal Parlamento EU. Che nell’aria mefitica alcune categorie di uomini si trovino a loro agio e la considerino un’opportunità, ce lo spiega molto bene la Storia. Renzi, il quale umanamente e sociologicamente è un prefetto da oratorio, ovvero un tipo umano prepolitico e incline alla mezzadria col parroco, appartiene al gruppo dei cultori dell’opportunismo. Che fare a Sinistra affinché essa non venga ulteriormente vessata e lobotomizzata dal mezzadro? Semplice: uscire dall’oratorio in cui ha creduto di trovare rifugio e affrontare nuovamente la realtà del mondo.

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