Re Carlo (Calenda) che in baruffa perse la corona

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22 Aprile 2023

“Re Carlo ritorna dalla guerra, lo accoglie la sua terra, cingendolo d’allor” cantava De André. L’accoglienza tributata da quello che resta della base di Azione a Carlo Calenda pare tuttavia essere decisamente meno trionfale. La baruffa tra Azione e Italia Viva, o se preferite tra Calenda e Renzi, con conseguente naufragio della fusione tra i due partiti, lascia la sensazione che a quasi nessuno interessi chi ha torto e chi ha ragione. Dopo un congresso nazionale nel febbraio 2022, in meno di 14 mesi Calenda ha segnato un record di litigi, mandando a pallino in meno di una settimana un’alleanza elettorale con Letta (corredata da bacio di rito) e ben due fusioni (con +Europa e ora Italia Viva). Oltre a un numero imprecisato di altri rapporti. Che abbia sempre avuto torto o sempre ragione non credo rilevi più. La credibilità, in politica come nella vita, è condizione necessaria per costruire un progetto. Se non riesce ad andare d’accordo con i suoi alleati naturali, come potrà Calenda partecipare a un governo? Il rischio è di tornare ai livelli di litigiosità del secondo governo Prodi, quello con una maggioranza che andava dal trotzkista Turigliatto a Clemente Mastella, passando per Daniele Capezzone.

Calenda però è un fiume in piena e non fa che argomentare che questa volta ha ragione lui, infarcendo la narrazione di una serie di dettagli (messaggi, telefonate, detti e non detti) che sarebbero ridondanti in un litigio d’amor adolescenziale. Raggiunto dalla critica – o meglio, dalla constatazione – che il vero problema di Azione non è questa o quella rottura, ma aver dato vita all’ennesimo partito personale, è però lì che Calenda passa al contrattacco. “Azione non è un partito personale” tuona in videoconferenza “perché abbiamo fatto i congressi a tutti i livelli: comunale, regionale, nazionale. A parte il Pd siamo gli unici che lo fanno”. Ma come Calenda sa i congressi sono una condizione necessaria, ma non certo sufficiente della vita democratica: il Partito del Lavoro di Corea (del nord, nd) celebra congressi partecipatissimi, così come li celebrava il partito Ba’ath e i partiti comunisti dell’est europa avevano una vera e propria ossessione liturgica per i congressi. Non certo campioni di democrazia e pluralismo.

Non solo, ma se un congresso delibera un’impostazione liberalsocialista e la federazione con +Europa, un segretario che in pochi mesi vira verso un’impostazione centrista e moderata dovrebbe quantomeno ripresentarsi all’assemblea congressuale per chiedere una nuova legittimazione. Invece dopo il congresso il segretario ha cooptato a destra (molto) e a manca (poco), inserendo nuove figure apicali come il nuovo presidente di Azione Mara Carfagna che, parlando a nome del partito, dichiara ai giornali che ci sarebbero non meglio precisate differenze etiche con +Europa. Quali? Non è dato sapere.

Calenda però è certissimo che Azione non sia l’ennesimo partito personale. Nonostante in Lombardia abbia deciso di candidare la Moratti non curante degli organismi regionali eletti dai congressi. Lo dichiara a Milano, connesso in video conferenza durante un’animata assemblea degli iscritti. “Il segretario” fanno sapere gli organizzatori “non ha trovato treni e aerei, ma sarà con noi”. Doveroso, se si considera che proprio a Milano tutti e tre i livelli (regionale, provinciale e cittadino) usciti dai congressi sono commissariati. E anche un bel gesto intervenire e seguire il dibattito degli iscritti. Se non fosse che dopo il primo intervento critico Calenda si lancia in una replica durissima, poco centrata con i rilievi che gli erano stati mossi e poi si disconnette. Del resto, De André aveva previsto tutto: “Sorpreso da un dire sì deciso, sentendosi deriso, re Carlo s’arrestò”.

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CAT: Partiti e politici

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