Sono da raccontare adoranti e adorantesse della Leopolda lingottata?

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8 Marzo 2017

C’è un modo inoppugnabile, ben più efficace di un algoritmo, per stabilire col massimo grado di attendibilità se Matteo Renzi riuscirà a conquistare nuovamente Palazzo Chigi, dando per (quasi) scontato che l’impresina di riprendersi il partito gli riesca al primo colpo di primarie. Il modo – non v’offenda – è farsi gli affaracci suoi che peraltro tutti si fanno regolarmente, ma in questo caso chirurgicamente circoscritti alla serata di martedì scorso. Sapere cioè se nel privato del suo salotto quella sera abbia scelto di volare altissimo, sintonizzandosi su Napoli-Real (anche di frodo, senza versare il conquibus a Mediaset Premium, va bene), in alternativa al solito rancio politico-depressivo di Floris e Berlinguer. Nel primo caso – la partita del Napoli di Sarri – la via alla felicità sarebbe tracciata: capire dove sta il sorriso, distendere i nervi, godere delle cose belle e dei successi altrui, partecipare ai dolori, tutti sentimenti nuovi nel vocabolario renziano che testimonierebbero di un uomo rinnovato nel profondo.

Il rischio però ch’egli abbia preferito il Male televisivo è molto forte e per il momento maggioritario rispetto all’ipotesi celestiale del primo tipo. Vero che diverso tempo fa il nostro si scagliò contro quei contenitori tivù, ma la storia di ogni leader è costellata di “non leggo più i giornali!” o di “i talk me li faccio raccontare il giorno dopo dagli amici!”, piccoli indizi di distrazione di massa che confermano invece una feroce dipendenza.

Sarà interessante sapere cosa ha fatto del suo martedì, Matteo Renzi, per capire se è davvero cominciata la sua guarigione, rassicurando tutti anche per il dopo più politico, o se dobbiamo ancora aspettarci tempesta. Se avrà il buon cuore di chiarire, gliene saremo grati. Certo è che i renzianissimi, uomini e donne che hanno scelto di vivere in cattività, la stessa sera smanettavano su twitter come se la Champions (e che Champions) non fosse mai esistita. E smanettavano con un tale tratto risolutorio che ogni ottimismo (virtuale) sul Capo si trasformava in puro ottimismo da anime belle.

Mentre la Berlinguer intervistava Del Rio, infatti, piovevano tweet di questo tenore: “La conduttrice ride in faccia a un ministro. Incredibile». E subito dopo: «Non so come faccia Graziano Del Rio a restare così calmo”. E ancora: “Interrompe Del Rio appena parla dei risultati”. Fino al colmo dell’irritazione: “Ma che cazzo di intervista sta facendo #cartabianca”. E poi un’ultima, simpatica, divagazione pentastellata: “Bianca a Dibba: la vedrei bene come ministro degli esteri. Roba da non credere”.

Vi abbiamo parlato dei renzianissimi e del ruolo importante dei renzianissimi perché da venerdì 10 marzo a domenica 12 andrà in scena a Torino la Leopolda lingottata, sostanzialmente il lancio della campagna elettorale di Matteo Renzi. Inutile rispiegare perché il Lingotto (Veltroni 2007…), utile dire invece che i meccanismi saranno quelli un filo cabaret della Leopolda (i tavoli, quelle pirlate lì insomma…), anche se Matteo Renzi ci tiene a dire che ci sarà meno cazzeggio e più approfondimento.
Penso spesso a come un giornale liberale debba interpretare questi raduni per adoranti e adorantesse. Luoghi dove non esiste il confronto politico perché peraltro non è quello il luogo (il luogo semmai sarà il Congresso). Luoghi dove ci si esercita nel culto del capo. E dove il capo dispensa benevolmente le sue carezze da portare ai bambini.

È bene dire subito, evitando ogni equivoco, che anche il primo raduno di Emiliano sarà anch’esso per adoranti e adorantesse e così quello per Andrea Orlando, anche se la speranza è che il ministro della Giustizia imponga ai suoi un decoro un attimo più digeribile, almeno in termini di linguaggio e di profondità politica. Mi piacerebbe, in termini ideali, se su questi raduni festanti si stendesse il silenzio giornalistico. Se da venerdì a domenica, per dire del primo che verrà, un accordo tra direttori portasse a un disarmo bilanciato. Nessun inviato al Lingotto. Ci si informerà tramite agenzia, sempre che le agenzie vogliano presenziare. Perderemmo qualcosa, al di là di qualche penna brillante che ha ancora voglia di graffiare?

Il problema è che i conti non tornano più, il giornalismo è sempre più in deficit rispetto al Potere, si fa ampiamente sfruttare senza presentare quasi mai la sua fatturina. E allora che senso ha inseguire oggi adoranti e adorantesse se poi la caratura non risponde nemmeno ai requisiti minimi e non vogliamo certo dire che un tempo lontano da prima repubblica non ci fossero adoranti e adorantesse, ma buon dio, magari avevano il culo di sedere accanto a un Rino Formica. Qui se ti va bene c’è Carbone o Bonifazi.

E poi in questi raduni di adoranti e adorantesse ci sono anche i professori. Sono a protezione di. Sono ombrellini difensivi che il capo decide di convocare per dare spessore, struttura. I professori che accettano non stanno su questa terra. Probabilmente non sanno valutare, sono rapiti dalla vanità. Vivono in una certificazione estetica che li disimpegna dal ragionamento. Che sarebbe, anche per via logica: questa è una kermesse di soli tifosi, dove non c’è confronto politico, dove non ci sono posizioni diverse, che consentirebbero di giostrare meglio la propria autonomia intellettuale, quindi meglio sottrarsi, dire un elegante no che fa sempre figo. E invece alla Leopolda lingottata non mancheranno, ahiloro.

Al Lingotto non mancherà neppure la Emma, ma non è un dispiacere. La Emma è transnazionale e in fondo risponde a quella logica radicale secondo cui non è mai il compagno di strada a dettare i tuoi comportamenti, ma l’essenziale è poter dire le tue cose su qualunque palco, con qualunque clima. Pannella ne era il fuoricasse in purezza, anche quando si trattava di ciucciare una paccata di soldi al Cav. con il medesimo sempre pronto a firmare un modesto assegno miliardario. Una logica che per esempio Giampaolo Pansa fece serenamente sua, quando semplicemente per amor di vanità (e forse di soldini) da sinistra salì sulle tribunette di destra per dir male dei suoi vecchi amori.

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CAT: Partiti e politici

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