Davanti alla morte di un bimbo potremmo evitare titoli in ‘stile Libero’

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10 Luglio 2015

Nemmeno la morte di un bimbo riesce a riportare in auge il senso di umanità. Nemmeno la peggiore tragedia che può accadere in una famiglia ha scongiurato la polemica, che diventa strumentalizzazione sfociando nel ridicolo. “La morte nella metro di Marino” è un titolo che non può essere giustificato, se non con l’intenzione di cercare di attaccare l’avversario politico senza i basilari principi di rispetto. L’importante è colpire “il nemico”, punto. Del resto la deputata del Movimento 5 Stelle, Roberta Lombardi, non ha fatto molto di meglio, scrivendo su Facebook il seguente post:

Un bimbo muore precipitando nella tromba dell’ascensore della metro a Roma. E’ un evento che non può accadere. Chi manutiene l’impianto, chi fece il collaudo? La Roma di Marino, reduce da quella di Alemanno, è degna del terzo mondo

Lungi da me la negazione di un fatto arcinoto: la situazione del trasporto pubblico a Roma è terribile e questa Amministrazione ha un bilancio insufficiente pure in questo settore, al di là delle paillettes per l’inaugurazione di nuove fermate della linea C della metropolitana. Lo sciopero selvaggio, che ancora ci ostiniamo a definire ‘bianco’, rappresenta un pericolo oggettivo per l’incolumità di molti pendolari. Basta fare un giro in metro per comprenderlo. La speranza è che di fronte a un dramma tanto grande, si possa riprendere il filo di un dialogo, che è sinonimo di buonsenso. Poi è altrettanto innegabile che alcune fermate della metro siano in una condizione di degrado assoluto e necessiterebbero di un intervento di riqualificazione imponente. Senza tacere di mezzi che talvolta circolano in condizioni precarie, per esempio senza aria condizionata a 40°C.

Ma la morte del piccolo Marco è una tragedia che merita il silenzio di tutti noi, spettatori esterni. Meglio che versiamo qualche lacrima versata in privato, in silenzio, sgomenti. Perché di fronte a una notizia del genere non ci sono molti commenti pubblici da fare, c’è solo il pensiero da rivolgere alla famiglia, a quella madre disperata che ha assistito alla peggiore scena che un genitore possa vivere. Una donna che porterà per sempre con sé il dolore di una perdita troppo grande anche per essere spiegata, cercando di ricostruire una parvenza di ‘normalità’ nel suo percorso di vita.

C’è anche la storia di un uomo, un operatore dell’Atac, che per eccesso di generosità ha cercato di soccorrere due persone, una madre e un bambino, che probabilmente erano in preda al panico: chiusi in un ascensore con un caldo asfissiante. Il dipendente voleva portare un aiuto, ma ha finito per essere un protagonista della tragedia. Anche sulla sua azione è bene lasciare alla magistratura il lavoro, evitando sentenze mediatiche e luoghi comuni.

Un bimbo che muore davanti agli occhi della madre non deve essere causa di titoli giornalistici in ‘stile Libero’. Poi, da domani, si possono intraprendere tutte le battaglie mediatiche e politiche per smascherare le pecche dell’amministrazione-Marino. Ma attribuirgli questa tragedia non è solo spietato: è proprio ingiusto.

Crediti foto: Giornalettismo

TAG: furio camillo, Ignazio Marino, libero, Roma
CAT: Partiti e politici, Roma

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