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Giustizia

Palamara: capro espiatorio. Non è colpevole solo lui

di Biagio Riccio
11 Ottobre 2020

Il processo disciplinare che ha subito Palamara dimostra che, quando la Magistratura è sotto scacco, rende palese la sua paura.
La casta irresponsabile ed irriducibile a dover privarsi dei suoi privilegi, a non rispondere dei suoi errori e crimini giudiziari, che hanno distrutto carriere professionali e politiche oltreché fortune patrimoniali di imprenditori andati in rovina, trova il capro espiatorio in Palamara. E quello che è più grave lo processa come un Tribunale dell’Inquisizione, senza che possa sentire i suoi testimoni, con una fretta inusitata, con una corsa forsennata: giustizia sommaria da tribunale fascista.
E gli irroga la radiazione. Sentenza già scritta, con la lesione dei più elementari diritti di difesa. Forcaioli, stalinisti: sperano che brutalizzando e condannando Palamara, siano immuni dal contagio pestifero che ha colpito anche loro nella gestione del fascino del potere.
Ma quando Palamara ordiva, tesseva, brigava, selezionava ruoli, riempiva tasselli del mosaico correntizio per non scontentare nessuno, i beneficiari suoi colleghi dove erano? A coltivare, a raccogliere le margherite?
Quando da magistrale cuciniere preparava piatti succulenti e prelibati, i commensali – suoi colleghi – non ricordano di essersi accomodati al desco ed aver ricevuto prebende, incarichi, riconoscimenti? Di aver concertato con il potere politico anche future carriere?
Palamara ha perso tutto: l’onore della toga; a Roma venivano i Magistrati corrotti lanciati dalla rupe Tarpea.
Ora potrebbe fare come Mario Chiesa con Tangentopoli: la chiamata in correità. E si scoprirà che nessuno è puro, che l’infezione ha ammorbato tutti, che i Magistrati non sono santi, sbagliano, distruggono e non pagano peri i loro errori.
Potrebbe aprirsi il vaso di Pandora ed i veleni e miasmi nauseabondi aleggiare ed infettare l’aria: finalmente la casta dovrà dire che il tempio delle vestali è stato deflorato ed il peccato lo hanno commesso pure loro.
Si dimettano tutti.
Francesco Bacone sosteneva che i Magistrati sono i leoni del Re, ma devono stare sotto, a fianco al massimo, ma mai sopra il Re. Infatti quando debordano abbiamo la Repubblica delle Procure, la dittatura giudiziaria, senza che possano rispondere delle loro colpe.
È venuto il momento di processarli con una commissione di inchiesta in Parlamento. Perché se si processano loro si autoassolvono.
Non può pagare solo lui.

Magistratura
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