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Governo

L’intervento di Giachetti diventa virale

di Filippo Cusumano
11 Ottobre 2016

Sulla riunione di Direzione del Pd di ieri sera, sento un amico che è un semplice iscritto al partito e gli chiedo cosa ne pensa.
Scopro così che gli è piaciuto moltissimo l’intervento di Giachetti ( non è il solo, quell’intervento è diventato virale, ha avuto un numero altissimo di visualizzazioni e condivisioni)
Chiedo al mio amico cosa ha apprezzato in quell’intervento.
Riporto qui la sua torrenziale risposta:

“Non posso parlare per gli altri, ma sicuramente, visto che l’ho condiviso nella mia bacheca di facebook, posso dire che cosa è piaciuto a me di quell’intervento: il fatto che non contenesse alcun tatticismo.
Giachetti non solo è un viscerale, ma è anche uno sempre pronto a mettersi in gioco e a dire fino in fondo quello che pensa.
La sua narrazione sui cincischiamenti della minoranza dem, sulla pretestuosità e inconcludenza dei loro andirivieni è stata semplicemente perfetta
Non sappiamo come andranno le cose il 4 dicembre, se prevarranno le ragioni del No o quelle del Si.
Ma una cosa è certa, che sta per prendere il via quella che io chiamo “una avventura bertinottiana”.
Cos’è un’avventura bertinottiana?
É dichiararsi i più a sinistra di tutti e poi scegliere a proprio bersaglio non i partiti di destra, cioè i Salvini, i Brunetta e i Berlusconi, ma sempre e soltanto il partito riformista di centro sinistra.
Con quale inevitabile risultato?
Non credo di doverlo spiegare, chi si è avvantaggiato delle due defenestrazioni di Prodi ce lo ricordiamo tutti.
Possono esserci ( e ci sono!) molte cose che mi piacerebbe che Renzi facesse e che non fa, ma :
1) rifiuto come semplicemente falsa e propagandistica la vulgata secondo la quale il Governo sta facendo una politica più di destra di quella che farebbe Berlusconi
2) non ho bisogno della sfera di cristallo per sapere che una spaccatura a sinistra rischierebbe di aprire la strada al ritorno della destra o all’avvento del populismo pentastellato.
Chi, come Bersani, Speranza e D’Alema ( per non parlare di Mineo, Fassina e Civati, già usciti dal partito) non tiene conto dei predecenti, cioè dei risultati cui hanno portato precedenti spaccature, è un irresponsabile.
Per anni sono stato iscritto al partito democratico ( e lo sono ancora) .
E per anni, come Giachetti, essendo un “liberal” e non un comunista, ho partecipato alle discussioni e ho votato secondo i miei convincimenti, accettando poi che la linea del partito fosse quella espressa dalla maggioranza anche quando era diversa dalla mia.
La metafora della “ditta” creata da Bersani mi sembrava perfetta.
E lo stare in minoranza non mi ha mai pesato, né ha mai scatenato in me e in molti che la pensavano come me il desiderio di gettarmi sul pavimento e di lamentarmi di un’ingiustizia o di una prevaricazione.
Avevamo discusso, avevo detto la mia, si era presa una decisione a maggioranza democraticamente, di cosa potevo lamentarmi?
Mi piacerebbe che adesso Bersani mi spiegasse perché la “ditta” non va più bene come modello.
Si può scegliere di essere minoranza con dignità, oppure cercare di portarsi via il pallone quando si perde.
Ma consapevoli del fatto che è infantilismo politico.”

(http://www.unita.tv/speciali/direzione-pd-intervento-di-roberto-giachetti/)

Bersani Matteo Renzi Pd
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