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Cosa prevede il decreto sicurezza e perché è stato contestato anche dalla Cassazione
Il Decreto Sicurezza, uno dei provvedimenti simbolo per il Governo Meloni, è stato convertito in legge a inizio mese e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 9 giugno e dopo una serie di critiche da parte di giuristi e magistrati ha ricevuto anche un parere critico da parte del Massimario della Cassazione. Vediamo cosa prevede il decreto e cosa dicono i suoi critici.
I contenuti del decreto
Tra i punti principali del provvedimento, vi sono:
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l’introduzione del reato di “rivolta urbana”, punibile con pene fino a 6 anni;
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l’inasprimento delle sanzioni per blocchi stradali e ferroviari;
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pene più severe per chi occupa edifici pubblici;
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nuove misure contro l’accattonaggio e i cosiddetti “baby gang”;
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l’estensione dell’arresto in flagranza differita tramite l’uso di immagini registrate.
Il governo ha presentato il decreto come una risposta alla crescente insicurezza urbana e alla necessità di tutelare l’ordine pubblico, anche alla luce di recenti proteste studentesche e azioni di disobbedienza civile come i blocchi ecologisti.
L’iter legislativo e le anomalie
Il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 9 aprile 2025 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale pochi giorni dopo. È così entrato in vigore immediatamente, ma doveva essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni. Durante l’esame parlamentare, però, il governo ha posto la questione di fiducia sia alla Camera che al Senato, evitando così un confronto approfondito sugli emendamenti proposti dall’opposizione.
Questa scelta stata giudicata anomala per un provvedimento che incide pesantemente su diritti fondamentali come la libertà di manifestazione e di espressione. A ciò si è aggiunta una modalità di redazione del testo considerata approssimativa e, secondo molti costituzionalisti e penalisti, addirittura confusa sul piano tecnico.
Il parere critico dell’Ufficio del Massimario della Cassazione
A sollevare perplessità non sono state solo le opposizioni o alcune associazioni per i diritti civili, ma anche un organismo tecnico-giudiziario: l’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione. Si tratta di un organo interno alla Suprema Corte che ha il compito di raccogliere, analizzare e sistematizzare la giurisprudenza, offrendo supporto interpretativo ai giudici. Di norma non interviene nel dibattito politico, ma può elaborare relazioni di analisi giuridica sui nuovi testi normativi, specie se destinati a incidere in modo significativo sull’attività giudiziaria.
Nel caso del decreto sicurezza, l’Ufficio ha pubblicato ufficialmente sul proprio sito una relazione tecnica datata 25 giugno 2025, disponibile pubblicamente anche sul portale Giurisprudenza Penale. Il documento evidenzia numerose criticità:
- utilizzo anomalo della decretazione d’urgenza, avocando al governo un testo lungamente discusso dal parlamento senza modifiche nè fatti nuovi intervenuti
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definizioni troppo vaghe, che potrebbero generare incertezze applicative;
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sovrapposizioni con reati già esistenti, che rischiano di creare confusione nei processi penali;
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eccessiva discrezionalità concessa alle forze dell’ordine, in assenza di garanzie procedurali adeguate.
Secondo i magistrati del Massimario, il nuovo reato di “rivolta urbana” potrebbe essere interpretato in modo troppo estensivo, colpendo anche manifestazioni pacifiche ma rumorose o non autorizzate. Un allarme che si collega alle preoccupazioni espresse anche da giuristi, avvocati penalisti e sindacati di base.
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