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Il decreto sicurezza è legge: ecco perché è una pessima notizia
L’aula del Senato ha confermato la fiducia al decreto sicurezza, chiesta dal governo, con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione. Approvato dalla Camera il 29 maggio scorso, il decreto è quindi diventato legge.
Concluse le dichiarazioni di voto, nell’Aula del Senato si è dato il via alla chiama dei senatori per il voto di fiducia che è stato chiesto dal governo sul decreto sicurezza, uno dei perni dell’identità del governo Meloni. Un provvedimento molto ampio, con contenuti eterogenei,e non poche incoerenze, sia dal punto di vista della tecnica legislativa sia, probabilmente, di compatibilità costituzionale. Ecco i pilastri del nuovo testo.
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Più carcere per i minori stranieri non accompagnati
Il decreto interviene con durezza sui minori non accompagnati: il Tribunale per i minorenni potrà disporre il collocamento in comunità anche solo dopo una segnalazione, mentre per i reati gravi viene prevista la custodia cautelare in carcere. Una svolta repressiva che indebolisce la tradizione rieducativa della giustizia minorile e introduce una logica preventiva che rischia di colpire indiscriminatamente. -
Estensione del Daspo urbano
Il divieto di accesso a luoghi pubblici viene esteso a nuove aree sensibili come stazioni, aeroporti, mezzi di trasporto e loro pertinenze. Sarà sufficiente una valutazione di “pericolosità” da parte della questura per escludere una persona da intere porzioni di spazio pubblico, anche senza condanna penale. Il confine tra sicurezza e arbitrio si fa più sottile. -
Linea dura sulle occupazioni
Le pene per chi occupa abusivamente immobili salgono fino a quattro anni di reclusione. È previsto l’arresto obbligatorio in flagranza e lo sgombero immediato, anche in assenza di un ordine del giudice. La norma si inserisce nel filone punitivo verso le fasce marginali e vulnerabili, senza distinguere tra racket e occupazioni abitative di necessità. -
Videosorveglianza e bodycam
Il decreto potenzia l’installazione di videocamere da parte dei Comuni e rende strutturale l’utilizzo delle bodycam da parte delle forze dell’ordine. Viene enfatizzato il principio della trasparenza, ma rimangono aperti interrogativi su privacy, uso dei dati e reale efficacia deterrente. -
Poteri rafforzati a sindaci e prefetti
Sindaci e prefetti vedranno accresciuti i propri poteri: i primi con ordinanze urgenti in materia di sicurezza urbana, i secondi con misure di prevenzione verso soggetti ritenuti “socialmente pericolosi”, anche in assenza di reati accertati. Un rafforzamento dell’azione amministrativa che rischia di scavalcare le garanzie previste dal diritto penale.
Per evidenziare i limiti strutturali del provvedimento, ci affidiamo all’analisi svolta da Luigi Ferrarella, il più autorevole cronista e analista giudiziario nel panorama giornalistico italiano, che sul CIl decorriere della Sera di oggi demolisce dal punto di vista giuridico il decreto.
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Contraddizione con la presunzione di innocenza
Ferrarella critica l’estensione del “Daspo urbano”, che consente al Questore di vietare l’accesso a determinate aree pubbliche a individui che hanno subito una semplice denuncia, senza necessità di un rinvio a giudizio o di un accertamento di pericolosità. Questa misura, secondo l’autore, contrasta con il principio della presunzione di innocenza che il governo afferma di sostenere. -
Disparità nella proporzione delle pene
Il decreto introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti, portando a una sproporzione nelle pene. Ad esempio, l’occupazione abusiva di un immobile viene punita con la stessa severità di reati che causano la morte di un operaio per negligenza sul lavoro. Ferrarella sottolinea come questa equiparazione sia irrazionale e non tenga conto della gravità differente dei reati. -
Ambiguità nelle definizioni legali
Il decreto utilizza termini vaghi come “immediate adiacenze” di stazioni o “onore dell’istituzione”, che possono portare a interpretazioni arbitrarie e a un’applicazione disomogenea delle leggi. Ferrarella evidenzia come queste formulazioni ambigue possano compromettere la certezza del diritto. -
Sproporzione nei rimborsi legali
Il decreto prevede un rimborso fino a 50.000 euro per le spese legali degli agenti indagati, mentre gli avvocati che difendono stranieri trattenuti nei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Albania ricevono solo 500 euro. Ferrarella critica questa disparità, sottolineando l’iniquità nel trattamento delle parti coinvolte. -
Estensione della punibilità a forme di protesta pacifiche
Il decreto criminalizza non solo chi blocca strade con barricate, ma anche chi manifesta pacificamente utilizzando il proprio corpo. Ferrarella mette in guardia contro il rischio di punire forme di protesta non violente, che fino ad ora erano sanzionate solo amministrativamente. -
Ampliamento delle scriminanti per i servizi segreti
Il decreto estende le scriminanti per gli agenti dei servizi segreti, permettendo loro di organizzare associazioni eversive o terroristiche senza incorrere in responsabilità penali. Ferrarella esprime preoccupazione per questa norma, che potrebbe legittimare comportamenti altrimenti illeciti.
Immagine di copertina: rawpixel.com, licenza creative commons.
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