Partiti e politici

Il Pd ri-supera i 5 stelle. Il paese resta ai box

7 Maggio 2017

D’accordo. Renzi non piace più (di) tanto, come invece accadeva ai bei tempi degli inizi della sua carriera politica nazionale. Allora era stimato da una percentuale parecchio elevata degli italiani, dai 5 stelle ai dem, dagli indecisi fino agli astensionisti, vera cartina di tornasole del successo. Se piaci a chi tendenzialmente non andrebbe a votare, il tuo futuro è pressochè assicurato.

Dunque, il neo-segretario Pd non è più circondato da un largo favore popolare. Diciamo: è tornato alla normalità italiana, dove tutti gli esponenti partitici piacciono, quando va bene, soltanto ai propri elettori, a meno di rappresentare forze politiche particolari e di poco conto nel panorama nazionale.

I giudizi “sufficienti” che, supponiamo, un elettore di Forza Italia fornisce ai leader concorrenti non superano quasi mai il 15, massimo 20%. Ma “sufficiente” significa dare un modesto 6 in pagella: un voto non certo entusiasmante. Se un marito o una moglie si prendessero un 6 dal rispettivo partner, saremmo di fronte quasi certamente ad una causa di divorzio molto prossima. Il rapporto con la politica degli italiani è ormai da un paio di decenni simile a quella che si ha del calcio: tutti sostanzialmente nemici, tranne i propri pupilli.

Riconoscere il valore dell’avversario è quasi impossibile. Anche nel razzismo, visto che siamo appena usciti dal “caso Muntari”: tutti i giocatori neri delle altre squadre sono oggetto di costanti contumelie, mentre quelli che giocano nella propria diventano improvvisamente “giganti d’ebano”, magari gli stessi che fino ad un anno prima militavano tra gli squallidi avversari.

E mentre Renzi nel 2014 faceva realmente differenza, da un paio d’anni è rientrato nei ranghi. Piace solo agli elettori Pd, e non era così scontato che piacesse ancora, a loro, ma lo si è visto chiaramente dal risultato delle primarie di settimana scorsa. E non piace a tutti gli altri, come succede ai vari Berlusconi, Grillo, Salvini, eccetera. La competizione politica è ridiventata semplice, e si svolge su un terreno noto a tutti i contendenti.

Con il ritorno in cattedra Pd del neo-segretario, il quadro politico si è dunque riformattato. Il Partito Democratico è risalito nei sondaggi, superando di poco i 5 stelle che sono un pochino ridiscesi, il centro-destra ha invece rallentato la sua ascesa. Oggi le prime due forze politiche, Pd e M5s, ottengono il 30% dei consensi; un’ipotetica formazione “unita” di centro-destra, se mai avvenisse, si posizionerebbe un poco sotto quella quota. Dopo tanti travagliati percorsi, si è ritornati sostanzialmente alla situazione delle ultime elezioni, nel 2013, quando nessuno è riuscito a prevalere, e lo stallo politico ha avuto bisogno di strani patti di governo tra forze non molto vicine tra loro.

E domani? In mancanza di una figura come quella del “vecchio” Renzi, che non pare essere presente in qualcuno dei partiti o dei movimenti in competizione, resteremo così, in balia di alleanze posticce, senza slancio né capacità di programmare seriamente il futuro del nostro paese. Buonanotte, Italia.

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