Partiti e politici

Lettera a Raffaele Cattaneo

Raffaele Cattaneo è un’eccezione nella politica di oggi: competente, instancabile, capace di dialogare con tutti e radicato nella sua storia popolare. Un artigiano della cosa pubblica che lavora senza ostentazione.

5 Dicembre 2025

Caro Raffaele,

Ti scrivo perché in un tempo in cui la politica si è trasformata in superficie, in immagine, in rotazione di posizioni più che di responsabilità, tu rappresenti l’eccezione. Non la rarità, l’eccezione: ciò che si sottrae alla norma del presente.

Hai attraversato la politica con una continuità che oggi manca quasi a tutti. E questa continuità non nasce dal calcolo ma da un’idea di servizio che ti porti addosso come una seconda pelle. È questo che ti distingue. Non l’incarico, non il titolo, non l’importanza pubblica del ruolo, ma il fatto — semplice e ostinato — che il ruolo non ti basta mai. Che appare sempre più piccolo delle tue capacità, come se la misura del tuo lavoro fosse altrove, in un orizzonte più largo di quello che un mandato può contenere.

Anche ora che rivesti un incarico non di primo piano, Sottosegretario alla Presidenza con delega alle Relazioni Internazionali ed Europee di Regione Lombardia, il tuo attivismo resta lo stesso. Non ti sei seduto, non ti sei adattato a una dimensione ridotta, non hai scelto il profilo basso. Continui a muoverti, a costruire, a tessere relazioni. In un mondo complesso non semplifichi. Vai all’origine della complessità, la scomponi, ne fai una disamina e proponi sempre un giudizio. Non cerchi scorciatoie, cerchi di capire. È un modo di fare politica che chiede fatica, tempo, studio. E tu questa fatica non l’hai mai risparmiata.

Hai una preparazione solida, stratificata, costruita non per accumulare competenze ma per poterle usare. La politica, se non è competenza incarnata, è teatro. Tu non sei un attore. Sei un artigiano della cosa pubblica. E il paradosso è che in un tempo di attori, l’artigiano risalta più di tutti.

C’è poi un tratto che non si può ignorare. Sei sempre in movimento, sempre nella vicinanza operosa che ti caratterizza. Uno stakanovista senza retorica, uno che lavora perché è il modo che conosce per tenere insieme responsabilità e realtà. Non c’è ostentazione, c’è abitudine. Una disciplina che non diventa mai rigidità. È raro.

E c’è il cattolico che sa dialogare con chiunque. La tua fede è un segno di appartenenza e contemporaneamente un modo di stare nel mondo. Una fede che non divide, ma orienta. Una fede che non si impone, ma sostiene la tua postura umana.

Infine, la radice. La parte più segreta e più evidente di te. Non i palazzi, ma il circolo del paese. Non i vertici istituzionali, ma l’inizio: il luogo dove si impara a parlare con le persone senza filtro, senza strategia, senza agenda. È da lì che viene la tua capacità di mantenere un tono umano anche nelle relazioni più complesse. È da lì che viene la tua cifra popolare nel senso più alto del termine.  Non “del popolo”, ma “dentro” il popolo.

Ti scrivo questa lettera come si scrive a chi, in mezzo al rumore, resta un punto fermo. Non un modello — perché non cerchi seguaci — ma una direzione. Una possibilità di politica diversa, meno urlata, meno fragile, meno vanitosa.

Una politica che, quando passa attraverso di te, ricorda a tutti che il potere è solo un’occasione: o lo si usa per servire, o diventa un abito che non veste nessuno.

È per questo che, mentre tutto sembra scorrere in superficie, continuo a guardare a chi tiene insieme complessità e dedizione senza trasformarle in spettacolo.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.