Il no al nuovo MES è solo una bandierina ideologica

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23 Maggio 2023

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è stato istituito nel 2012 con la funzione di concedere assistenza finanziaria ai Paesi Membri che hanno difficoltà a finanziarsi sul Mercato, pur avendo un debito pubblico sostenibile. La proposta di riforma attribuirebbe al MES, come nuova funzione, quella di fornire una rete di protezione finanziaria per la gestione di eventuali crisi bancarie.

L’Italia è l’unico Paese che non l’ha ancora ratificato. Il Ministro Gentiloni ha dichiarato ad aprile che la ratifica italiana non dovrebbe essere messa in discussione in quanto fu decisa oltre due anni fa.

Non bisogna fare confusione tra la ratifica e l’utilizzo, infatti ratificarlo non vuol dire doverlo per forza utilizzare, se però l’Italia non dovesse procedere alla firma, lo strumento non sarebbe utilizzabile da nessun paese dell’Unione che ne faccia richiesta.

La decisione va presa entro la fine del 2023. Il fondo salva-Stati con le nuove modifiche permetterebbe di raddoppiare la potenza di fuoco per proteggere i Paesi europei da eventuali turbolenze finanziarie, già viste recentemente, offrendo tutele a tutti i Membri che potrebbero trovarsi in una situazione critica, oggetto di speculazioni finanziarie. È uno strumento importante per garantire la stabilità finanziaria nell’Area Euro.

La pressione sull’Italia arriva anche da Paesi come la Spagna, che a differenza dell’Olanda, non è un Paese votato all’austerità. Se il nostro Paese non firma il sistema è bloccato e ciò comporterebbe un problema di relazioni con l’Europa.  Va ricordato che Paesi come Grecia, Portogallo Spagna, a loro tempo soggetti a turbolenze finanziarie, l’hanno firmato da tempo. Anche la Germania, inizialmente non convinta, ha poi provveduto a firmare.

Per cui, perché questo fermo da parte italiana? L’Italia è uno dei Paesi con il debito più alto, per cui maggiormente esposta ad eventuali speculazioni finanziarie e a maggior ragione, dovrebbe essere più favorevole alla ratifica del MES, che ripeto, non significa per forza utilizzarlo.

Cerchiamo di capire meglio come funziona e quali sono i meccanismi di voto.

Il MES ha un capitale sottoscritto di 700 miliardi di cui 80 miliardi già versati. La sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi e l’Italia ha già sottoscritto il capitale per 125 miliardi e versati 14. Ci sono poi i diritti di voto: il Consiglio dei Governatori dell’Area Euro deve votare all’unanimità tutte le principali decisioni, compresa quella di concedere prestiti ai Paesi che li richiedono, previa verifica dei corretti protocolli finanziari. Può operare con una maggioranza dell’85% in caso di minaccia per la stabilità economico finanziaria dell’Area Euro.  I diritti di voto sono proporzionali in base al capitale sottoscritto; Italia Francia e Germania hanno diritti di voto superiori al 15% quindi possono porre il loro veto. Senza il voto dell’Italia non può quindi scattare nessuna procedura di emergenza e neppure le normali esigenze finanziarie.

È probabile che questa posizione attendista sia motivata da eventuali richieste all’Europa su altre questioni come la ridiscussione di parte del PNRR o nuove regole sul Patto di Stabilità. È una tattica che preclude una trattativa, ma trasformare una vulnerabilità in uno strumento negoziale è un’impresa ardua.  Il ministro Giorgetti in una recente riunione dell’Eurogruppo ha ribadito la contrarietà del Parlamento italiano alla ratifica, promettendo però di impegnarsi per la ricerca di una soluzione.

In ogni caso una decisione va presa, il negoziato è aperto.

 

 

 

 

 

 

TAG: europa, MES
CAT: Politiche comunitarie, Teoria Economica

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