Psicopolitica: i mezzi giustificano il fine

18 Maggio 2019

La famosa frase “il fine giustifica i mezzi” attribuita a Machiavelli (appunto gli Italiani sono noti all’estero solo per la pizza e per Machiavelli), può essere rovesciata per indicare un fenomeno non dei più tranquilli e che sembra stimolare la politica. La versione ufficiale può significare che se io indico, più o meno apertamente, che il mio fine è quello di accaparrarmi il consenso degli elettori e quindi utilizzo anche tutti i mezzi, più o meno leciti, in un certo senso razionalizzo le scelte spregiudicate di politici, imprenditori, presentatrici o presentatori di tv, gangster o capi mafiosi, ecc. ecc. Ma forse c’è anche l’inverso e cioè che il mio legame con i mezzi è molto più viscerale e che desidero proprio utilizzare quei mezzi e non altri.

Nel costrutto della cosiddetta Dark Triad (la Triade Oscura) che in un post precedente avevo illustrato, vi sono tre caratterizzazioni psicologiche, una il narcisismo, la seconda il cosiddetto machiavellismo e infine la psicopatia. Il narcisismo lo conoscono tutti (anche se proprio narcisisticamente può far comodo ignorarlo) ed è basato sull’unicità autoreferenziale positiva del proprio Sè; il machiavellismo va inteso nel senso del nostro povero Machiavelli e cioè l’uso senza scrupoli dei mezzi per raggiungere un fine ed infine la psicopatia va intesa come mix indistricabile tra aggressività ed eros nelle fattispecie tipiche del sado-masochismo.

Nel momento che chi ha impostato questo costrutto (gli “psico” D.L.Paulhus e K.M.Williams) sembra che abbia individuato spesso una sovrapposizione tra questi tre tratti di carattere, sorge secondo me il problema. E cioè uno slittamento dal machiavellismo (che è il più razionale) verso la seduzione psicopatica. Il narcisismo resta come sfondo a questa bella rappresentazione del nostro teatrino interno. Cioè l’attrazione per i mezzi perversi mette il fine razionale in sottordine, quasi una specie di premio, che giustifica in nome del realismo e della razionalità, la tenebrosità psicopatica.

Per fare qualche esempio (senza far nomi…) ci sono tutta una serie di proposte, legate da un unico disegno, sul quale poi discuteremo. Prendiamo, sempre come esempio (sic) l’avversità verso gli immigrati. Qui si è sedotti non solo dall’ansia difensiva per l’arrivo del “diverso”, ma anche dal piacere di poter fare male a qualcuno. Lo stesso per la cosiddetta “legittima difesa” che può trasformarci nel mitico personaggio di John Wayne, riscattandoci dal banale tran tran impiegatizio quotidiano. E poi c’è la castrazione chimica, che evoca l’orgasmo collettivo delle masse, di ambo i sessi, che per secoli hanno affollato le piazze dove si celebravano le esecuzioni capitali (leggetevi a proposito, se ne avete lo stomaco, cosa descrive Manzoni nella Colonna Infame o Casanova presente al suplizio dell’attentatore Damiens). E poi la gratificazione disciplinare del costringere i giovani al servizio militare con grande costernazione dei generali che alle prese con le poche risorse a disposizione, paventano la visione dei prodi alpini con i loro fucilini sull’Ortigara, mentre in alto, nei cieli volano sciami di missili (nemici). E inoltre, poiché bisogna tenere sotto controllo queste bande forsennate di scolari e insegnanti, non solo la militarizzazione con i grembiulini ma soprattutto le videocamere nelle aule, che poi non farebbero che registrare in continuazione smorfie, insulti e notevoli volgarità degli alunni nei loro riguardi. Poi se volete aggiungetevi altro ma cercando di individuare i segreti (non tanto poi) piaceri perversi che ne sono alla base.

Cioè il problema è questo: è l’attrazione psicopatica delle proposte che unisce qualche governante al proprio pubblico, poiché forse hanno una similitudine caratteriale. Poi, per la legge dantesca del contrappasso, non ci si deve lamentare se noi Milanesi siamo corsi in massa allo spettacolo granguignolesco di Piazzale Loreto, nella radiosa primavera del 1945.

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TAG:
CAT: Psicologia

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