L’intervista via Twitter a una giovane fan dello “stato islamico”

27 Febbraio 2015

Parto col dire che Nurul potrebbe non esistere, se non come artefatto da social network, anche se la sua esistenza nella Real Life è del tutto verosimile. Di lei sappiamo molto poco: ha vent’anni, vive in Malesia ed è una musulmana osservante – nella foto del profilo, porta il niqab, il velo che lascia scoperti soltanto gli occhi. Sappiamo che sembra essere stata conquistata dal tormentone virale di Happy. Ha infatti retwittato un simpatico clip girato da alcuni musulmani americani sulle note del singolo di Pharrell. Le frivolezze pop però finiscono qui, e una canzonetta come Happy, lasciata in sottofondo mentre scorro i tweet di Nurul, diventa anzi perturbante quanto Singin’ in the Rain durante le scene di ultraviolenza di Arancia Meccanica, come l’idea dei valzer di Strauss suonati dalle orchestre di Auschwitz.

Non credo di esagerare, dal momento che il resto dell’attività della giovane Nurul su twitter si riassume in un lungo, interminabile elenco di stragi, aggiornato a cadenza regolare a partire dai lanci della Reuters. Tra i cinguettii di Nurul ritroviamo i morti della guerra civile in Ucraina, quelli di un incidente ferroviario in India e quelli delle sparatorie tra narcos e polizia in Messico. Ci sono i morti intossicati dalla birra fatta in casa in Mozambico e gli operai bruciati vivi in una fabbrica in Bangladesh. Ci sono i profughi annegati nel Mediterraneo e, naturalmente, gli abitanti di Siria e Iraq caduti sotto i colpi di Daesh, l’autoproclamato Stato Islamico. Ciò che unisce queste vittime è l’essere tutti kafir, empi, termine che Nurul alterna a murtadin (o murtadeen, all’inglese), pl. di murtad, apostata. Apostata è ad esempio Re Abdallah di Giordania, paparazzato mentre beve una birra, variazione leggera alla lista dei massacri. Oggi 30 morti qui, altri 50 lì…«è strano, più twitto di kuffar e murtadin morti, più succede».

In quasi vent’anni di frequentazione della Rete, dai newsgroup ai social network, mi sono ovviamente imbattuto nelle opinioni più ripugnanti ed in ogni tipo di violenza verbale, eppure Nurul è riuscita a colpirmi come raramente mi è successo. Ripeto ancora: non so se questa ventenne malese esista davvero, io comunque ho tentato di interloquire con la sua identità virtuale, provando (ingenuamente) a comprendere come una giovane abitante di uno dei paesi più ricchi ed avanzati del continente asiatico possa essere arrivata a un tale grado di disumanizzazione, in nome di un’atroce idea di Islam. Il risultato è uno scambio a tratti surreale. Non ho trovato risposte, né sono arrivato a qualcosa che potesse assomigliare lontanamente ad un vero dialogo. Del resto la mia pazienza si è esaurita molto presto.

Non ho nemmeno scalfito la superficie di un vissuto che potrebbe spiegare molte cose (oppure no). Comprendo i limiti enormi della twittervista, delle sfumature perse in una lingua terza, della mentalità religiosa, che però non arrivano a spiegare la distanza siderale tra me e la giovane Nurul. L’unica cosa che sono riuscito a capire è che mi trovavo di fronte ad una mente molto diversa dalla mia. Una mente aliena. Mi è tornato in mente il test di Voight-Kampff che Philip K. Dick aveva immaginato per i replicanti. Ho pensato al cretinismo globalizzato dei milioni di giovani replicanti in attesa di un ideale qualsiasi, ho pensato al loro incontro con l’islamismo radicale, e ho pensato che siamo davvero fottuti.

[trascrivo qui lo scambio con Nurul, tradotto dall’inglese, editato in minima parte per ragioni di leggibilità]

«Un kafir potrebbe farti qualche domanda, Nurul? Prima di tutto, sei vera?»

«Sono vera? Sono stata creata da Allah subhanahu wa ta’ala [all’incirca sia glorificato ed innalzato] per adorare solo Lui e sono una seguace del Profeta Muhammad. Questa è la mia definizione di vera»

«Grazie. Ma, questioni teologiche a parte, mi chiedo soltanto se la tua “vera” identità corrisponda al tuo profilo twitter. È difficile crederti, visto che sembri piuttosto un fake basato sul volto più macabro dell’Islam politico. Puoi provare di essere una ragazza musulmana esistente? (Non mi fraintendere, non ho bisogno di nomi, non sto cercando di rintracciarti)»

«Nemmeno io credo a te. Sei un agente della CIA o un reporter della CNN»

«Non sono né l’uno né l’altro. Questo sono io: http://www.glistatigenerali.com/users/federico.gnech/»

«Un’informazione te la posso dare. Non sono del Medio Oriente. Sono malese. Mostro già il mio nome pubblicamente»

«Potresti rispondere ad un paio di domande generali? (in DM, se preferisci) [un piccolo test: dubito che una fanatica musulmana si conceda a scambi in DM con un estraneo]»

«No»

«Ok. La domanda principale è: come può una ragazza provare piacere elencando massacri su twitter? Fammi capire, per favore»

«Ci sono molte notizie a disposizione. Devi solo copincollarle»

«Dovrei ridere?»

«Questa ragazza, non lontano da casa mia, ha sette anni meno di me: http://goo.gl/z646UX. È stata presa all’aeroporto»

«Conosco i fatti, sto tentando di capire le motivazioni. Sei sicura che compiacersi di un massacro sia parte dei doveri del buon musulmano?»

«Non mi piacciono i massacri»

«E allora perché stai twittando compulsivamente notizie di assasini di “kafir”, come li (ci) definisci?»

«Per i fratelli e le sorelle su twitter è normale scambiarsi informazioni di vario tipo»

«Aspetta un attimo. Hai capito quello che ti sto chiedendo?»

«Ci si mette meno di dieci minuti a condividerle. Non è difficile [no big deal

«Io credo – no, spero –  che tu stia tentando di fare dell’ironia…Hai anche scritto che i profughi meritano di annegare in mare, visto che hanno rifiutato di prendere parte alla cosiddetta jihad»

«Sì, fa parte della loro punizione. È nel Corano, parole dirette di Allah azza wajal»

«Quanti anni hai?»

«21»

«Sei sposata? Hai figli?»

«Domanda irrilevante»

«Mi diresti qualcosa della tua educazione?»

«No. Ma ho studiato arabo come materia secondaria»

«E conosci la storia del pensiero islamico e dell’itjihad [l’interpretazione indipendente della dottrina]»?

«Sì, la conosco molto bene»

«Ottimo. Allora puoi provare a spiegare perché segui una certa interpretazione contemporanea e marginale del corano, piuttosto che un’altra?»

«Non c’è nessuna interpretazione contemporanea o marginale. Come musulmana, seguo rigorosamente il Corano e la Sunnah»

«Dai, non prendermi in giro. Sai che non è per niente vero. Tanti imam, tante interpretazioni»

«Hai confuso il vero Islam con la shi’a. Le regole sono molto chiare. Le linee guida sulle cose da fare e da non fare sono facili da capire. Le parole nel Corano e nella sunnah, anche se alcune di esse non sono così dettagliate e specifiche, sono inequivocabili»

«Eh, no. Anche all’interno della Sunna c’è dibattito. Lo Shaykh di Al-Azhar ha condannato Daesh e la loro jihad»

«Hanno applicato alcune frasi del Corano e ignorato altre. Questo è immorale [sinful]»

«E comunque nei primi secoli del califfato – prima del declino del mondo islamico – c’erano moltissime scuole filosofiche e teologiche…»

«Non mi interessa la filosofia. Tutti quelli che hanno agito al di fuori della guida islamica, li chiamiamo murtaddeen. Meritavano di essere condannati a morte, se non si sono pentiti»

«Quindi tu – una giovane donna – ti consideri superiore a uno shaykh? Non è “immorale” anche questo?»

«No. Quegli shaykh non sono riusciti a spiegare un hadith valido o delle parole dal Corano per gli insegnamenti che volevano adottare»

«Ok. Cambiamo argomento: secondo te, può una buona musulmana diventare una prostituta: http://goo.gl/tZR8sI

«Questa è una notizia ridicola»

«Mi spiace informarti del fatto che tante donne, dopo aver raggiunto la Siria e l’Iraq, sono state schiavizzate e stuprate dagli uomini di Daesh. Stento a credere che lo possano fare per scelta, come nella notizia della ragazza malese. Ma è noto che sono costrette con la forza. È un fatto»

«Se sono sposate, non c’è alcuna schiavitù o stupro»

«Ci sono stati molti matrimoni fasulli, come anche tanti casi di schiavitù sessuale di donne sposate. Daesh ha stuprato, torturato e ucciso moltissime donne musulmane (e moltissimi uomini). Si tratta di uno stupro di massa, oltre che un omicidio di massa. Apri gli occhi»

«Dillo al vescovo della tua chiesa che sodomizza e stupra le suore e i ragazzini»

«La differenza è che noi non li chiamiamo eroi, li mettiamo in prigione. Io, in ogni caso, non appartengo a nessuna chiesa o setta»

«L’hanno fatto per secoli»

«Come ti ho detto, non sono religioso, ma conosco la Chiesa Cattolica abbastanza bene. Ma ti stavo chiedendo di Daesh…»

«Preti nelle chiese, reverendi, vescovi, il papa. La lista continua»

«Non essere sciocca. I pedofili sono ovunque nel mondo, non solo nel clero (di qualunque religione)»

«No. Non nell’islam. Stupro e adulterio sono due dei più grandi peccati nell’Islam. Ecco perché adottiamo la legge della Sharia»

«E quindi continui a tifare per un branco di maniaci sessuali che uccide gente innocente in nome della loro orribile idea di Islam? Come puoi sostenere chi uccide e stupra in nome di Dio?»

«Le azioni di cui parli sono rigorosamente proibite nell’Islam. Un mujahideen non avrebbe modo di compierle in nessun modo, senza alcun testimone»

«Va bene, fermiamoci. Noto un serio problema cognitivo. Spero solo che il lavaggio del cervello che hai subito non abbia effetti permanenti»

«Sei proprio un miscredente. Che la pace sia con te, comunque».

Senza titolo

TAG: isis, islamismo radicale, malesia, Social Networks, twitter, twittervista
CAT: Questione islamica, Terrorismo

2 Commenti

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  1. umberto.cherubini 9 anni fa

    Il pezzo più che Blade Runner a un certo puntò ricorda più l’Esorcista, in particolare quando la posseduta si scaglia contro vescovi e preti. Trovo comunque l’intervista interessante, perché ricorda l’estremismo nostrano, in cui la violenza è sempre considerata una risposta giusta. Qui poi ci sono anche le opposte religioni.

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  2. lrossi 9 anni fa

    Complimenti – grande articolo

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