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Relazioni

L’amore, un passatempo nel tempo del virtuale

di Titti Ferrante
14 Febbraio 2023

“Una domenica mattina presto, fuori-
Il letto a baldacchino dei bambini, la toletta con lo specchio,
il divano, lumi e tavolini,
scatole di libri”

Il sessismo parte anche dal linguaggio che non è mai neutro ma è sintomatico di una certa mentalità, è il riflesso del pensiero, è l’esternazione di un certo tipo di cultura, di mentalità, di retaggi storico.
Le donne spesso si lamentano che non esistono più gli uomini di una volta, uomini gentili, capaci di corteggiare una donna, devoti, che hanno riguardi e pensieri capaci di suscitare emozioni. Si avverte la nostalgia di gesti quali aprire la portiera della macchina, fare il baciamano, ciò che appaiono oggi semplici convenevoli tipici del tempo di Mary Wollstonecraft, quando agli uomini borghesi veniva insegnato a eseguire questi rituali di buone maniere e alle donne della stessa classe sciale riceverli. Crescere nel 1700 significava, per una bambina di famiglia borghese, ricevere un’educazione che le insegnasse ad essere carina, accondiscendente, obbediente con lo scopo di trovare un uomo che le desse sussistenza, la proteggesse, che le permettesse una sopravvivenza sociale. Le consentisse, quindi, di trovare un marito. Quello di essere una buona madre e una moglie perfetta era tutto quello che le si richiedeva.
Spesso le donne lamentano il fatto che non esiste più la cavalleria, non esistono gesti affettuosi, non ci sono uomini disposti a dichiarare i propri sentimenti, che hanno paura di rischiare, uomini che non si lasciano travolgere, il cui coinvolgimento è epidermico, riguarda solo il corpo e qualche notte passata insieme. Uomini fumosi che non sono mai esistiti nella vita di una donna, che non hanno mai capito perché non hanno mai tentato di approfondire la loro mente e che riducono tutto alla propria dimensione: quella di una banale semplicità. Quelli che le rivoluzioni cercano di farle nelle mura di casa propria dove non si fa altro che reiterare schemi settecenteschi che ripropongono strutture gerarchiche e clientelari in cui niente si edifica su un sentimento, ma tutto riproduce la logica del cliente, dell’acquirente, di chi acquista e vende un prodotto.
Oggi l’amore, prurito sottocutaneo, è un articolo che si pubblicizza su qualche vetrina di internet, un gadget funzionale alla vendita di merce, spesso è pensato non nel senso che il ricorrere del pensiero spinge l’altro all’azione, ma nel senso di calcolato, studiato, esibito. L’amore è a distanza perché il coinvolgimento richiederebbe una serietà di intenti, un abbandono, la capacità di fusione, di lasciarsi scalfire. E invece il lasciarsi subentra in un tempo così breve per evitare qualsiasi coinvolgimento perché se si osasse emozionarsi bisognerebbe eventualmente giustificare persino il motivo per cui si recide qualcosa a cui non si è dato neppure il tempo di sbocciare. L’amore diventa in realtà amor di sé, autogratificazione delle proprie capacità amatoriali, conferma della potenza del proprio sé che diviene tanto più assertivo quanto maggiori sono le gratifiche che riceve dal prostrarsi alla sua volontà.
In una scuola si insegna che l’altro non è strumentale a raggiungere i propri fini, che entrare in relazione significa conoscere l’altro, sostenerlo, metterlo nelle condizioni migliori perché esprima se stesso e possa diventare una persona compiuta che riconosce se stesso nelle azioni che compie in relazione agli altri e trova gratificazione nella consapevolezza di star operando bene. In una scuola, ancora, si insegna che una donna non è un mero oggetto di piacere, che la parità e l’indipendenza non sono poi così scontante, che bisogna battersi affinchè nessun uomo possa trattarla come un intrattenimento piacevole, possa offenderla sminuendone capacità né in privato né tanto meno in pubblico. Possa pensare di muoverla come se si stesse armeggiando con un burattino, e considerare il suo corpo come un involucro esterno non permeabile ad urti e rotture. Non mi piace l’immagine della donna soldato, ma se la metafora è piuttosto in voga, ricordiamoci che il materiale di cui è fatto non è di piombo, e che il coraggio di condurre battaglie implica l’accompagnamento a verità non claudicanti. Solo così tra lead, piombo e to lead, condurre, non ci sarà dissonanza di intenti.

In foto: Danseuses montant un escalier, Degas

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