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Religione

Una guerra culturale

di Gabriele Arosio
6 Dicembre 2015

«Il dialogo è sempre possibile anzi è un dovere… Spesso l’ignoranza fa da base alla paura. La maggior parte degli europei non hanno mai… aperto il Corano… e molti musulmani non hanno mai aperto la Bibbia… La maggior parte dei musulmani… sono feriti e umiliati perché è stata danneggiata la loro religione. L’auspicio è che l’odio non trionfi, dobbiamo vincerlo con l’amore»
Card.Tauran in La Stampa-Vatican Insider del 17 novembre 2015

Abbiamo una guerra culturale da combattere, scrive oggi sul Corriere oggi Antonio Belpolito.
“Nelle nostre scuole del Dio del Corano non si sa nulla, e del Signore dei vangeli sempre meno…[In questa guerra] la prima trincea è la scuola, l’unico luogo nel quale si può combatterla disarmati”.
Si coalizzerà finalmente un dibattito e si arriverà ad una proposta condivisa per affiancare all’insegnamento della religione cattolica nelle nostre scuole, una valorizzazione del fatto religioso in chiave di dialogo culturale?
Nessuno dei più acerrimi nemici dell’Italia bigotta e clericale può neppure sognare che d’incanto sparisca l’oretta di religione cattolica. E’ norma concordataria e quindi legge di rango costituzionale…
Ma si può auspicare una degna valorizzazione dei mille tentativi oggi in Italia per arricchire la formazione degli studenti in un mondo sempre più multiculturale e multireligioso.
Perché qualcosa si muove, seppur in modo disarticolato e per iniziative eroiche.
La scorsa primavera, per proposta del comune e della curia di Milano, in alcune quinte elementari di alcuni quartieri della periferia della città, si è realizzato il progetto “Incontriamo le religioni del mondo”.
Da 30 anni l’associazione laica Biblia svolge una meritoria formazione a tutti gli insegnanti interessati perché la Bibbia possa essere letta a scuola con una prospettiva interculturale, scientifica, aconfessionale e laica. Ha anche firmato un Protocollo d’Intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca allo scopo di promuovere una maggiore conoscenza dei testi della biblioteca biblica nella scuola italiana e della loro influenza nella storia della cultura.
Sempre da anni, all’Università La Sapienza di Roma è attivo un master in Religioni e mediazione culturale. Il Master si propone di realizzare un percorso formativo finalizzato alla formazione di esperti nella mediazione culturale (primi fra tutti proprio gli insegnanti scolastici) con specifiche competenze nel campo degli studi religiosi, del rapporto con le comunità di fede e, più in generale, del pluralismo confessionale nell’ambito delle società multiculturali.
Un passo avanti deciso lo meritano i giovani italiani stessi lasciati soli dalla scuola in una ricerca che appare dai contorni nuovi rispetto al passato.
Le ricerche sui giovani e le religioni in prospettiva europea mostrano una tendenza che appare ormai consolidata: l’aspirazione a “credere in libertà”, cioè in forme de-istituzionalizzate. Il processo è quello di un’individualizzazione della fede che ha fatto sì che, oltre alla diffidenza verso le istituzioni religiose, si sia prodotto una sorta di personale “bricolage” di diverse tradizioni religiose, sperimentando vie personali.
Il dibattito politico e culturale è oggi interamente polarizzato dallo scontro noi-loro: le tradizioni culturali italiane contro l’intolleranza religiosa dei migranti e dei loro figli.
Occorre aria nuova perché possa crescere una scuola capace di formare i cittadini del mondo che ci attende.

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