Quel treno che passa una sola volta nella vita

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18 Agosto 2021

Insieme ai suoi 11 fratelli, in quella casa ad un piano alla periferia di una periferia del New Jersey, Carl è cresciuto serenamente. Pieno di temperamento passionale, preferisce la poesia allo sport, ma pratica boxe ed atletica perché vuole essere pronto. Non sa ancora per cosa, ma sa che qualcosa arriverà e lui avrà pochi secondi per scegliere il proprio destino. Per un ragazzo negro dei sobborghi, nato nel 1945, semmai dovesse passare un treno, bisogna essere lesti a salirci su.

Parte volontario per poter scegliere l’unità militare e cercare di evitare il Vietnam, e riesce a passare tre anni di studio nel genio telecomunicazioni, dopodiché torna a casa e prende la maturità. Parte per New York con la prospettiva di fare l’elettrotecnico e, con alcuni amici, canta nei locali di jazz accompagnando la gente che beve ai tavoli. Guadagno: 25 dollari a sera, da dividere con altri due amici con cui canta in coro. Inizio alle 21 e poi si canta finché gli ospiti restano – a volte fino al mattino.

Ted Neeley e Carl Anderson nell’Orto di Getsemani

Una notte, come accade nelle fiabe, uno dei boss di WMA, la più grande agenzia per artisti di musical di Los Angeles, appena abbandonato dalla moglie, insieme al fratello, passa ore ed ore nel bar in cui Carl canta, a confondere la pena d’amore con l’alcool. Ma Carl lo incanta, anche perché, a richiesta di uno spettatore, Carl improvvisa un brano del musical Jesus Christ Superstar, che ha appena debuttato in teatro. Carl canta “Heaven on their minds” nel ruolo di Giuda, che a teatro è occupato da un famoso cantante jazz, Ben Vereen.

Il ragazzo del New Jersey è un portento, soffre come fosse veramente lui Giuda Iscariota, e non un crooner ch canta una cover. L’uomo della WMA offre a Carl il posto di sostituto di Ben, semmai costui si ammalasse. Ecco il mio treno – ha pensato Carl, ed ha detto di sì. È una sera dell’autunno del 1971, e nei due anni successivi Carl partecipa allo spettacolo teatrale per solo due volte, altrimenti continua la sua vita di sempre – elettrotecnico di giorno, crooner di notte. Quando Norman Jewison, che aveva comprato i diritti per trasformare lo spettacolo di Broadway in un film, ha visto Ben Vereen, ha esclamato: cosa? Un vecchio in panciotto? Non avete qualcuno di più giovanile, con un po’ di passione in corpo, e non un cantante da opera dell’800?

Carl Anderson inseguito dai carri armati dell’Esercito imperiale romano

Sì, risponde il capo della WMA – ce l’abbiamo. Eccolo, il treno, che arriva trionfante in un tuono di vapore e ferro rovente. Carl Anderson prova una sola volta, ed è subito assunto, insieme a Ted Neeley (Gesù) ed Yvonne Elliman (Maria di Magdala). Il film cambia la sua vita, rendendolo famoso in tutto il mondo, ed aprendogli le porte di una carriera di cantante jazz da 850 dollari a sera (1975), saliti poi a 5000 negli anni 80. Firma un contratto con la Motown Records e Stevie Wonder lo vuole con sé, sia in studio di registrazione, sia in tour.

Carl diventa un paladino dei diritti degli afroamericani, e gira l’America tenendo conferenze, durante le quali incontra Veronica Porché, una psicologa prestata al cinema, che per quasi dieci anni è stata la moglie di Mohammed Ali – o Cassius Clay, come preferite. Clay ha divorziato nel 1986 perché lei non era più giovane come quando si erano incontrati, a Kinshasa. Veronica racconta: “Di Ali non dico nulla, e dopo il divorzio ero certa che di uomini non volessi mai più sentirne parlare. Ma Carl era diverso. Pieno di entusiasmo vero, non recitato, e poi gentilissimo e timido nella vita privata”. Le chiedono: “Ma Carl non si è stufato di recitare Giuda per oltre 25 anni, dopo il cinema, anche a teatro?” E lei: “Lui diceva: nella vita ho visto passare un treno ed era il mio. Un viaggio stupendo di cui non rimpiango il fatto che le fermate fossero sempre le stesse, l’ho amato lo stesso”.

Carl Anderson e Gloria Loring, per decenni un duo di jazz crooners di successo

Ne parlo al passato, perché Carl non c’è più. È morto nel 2004 di leucemia, a soli 59 anni: “Recitando Giuda mi sono sempre chiesto cosa accadrà dopo la vita. È la più grande avventura dell’uomo, la partenza per un sito veramente sconosciuto. Non ho paura. Contrariamente al mio personaggio, io ho ancora il Paradiso nella mia mente, ed è lì che spero di incontrare tutti, chi prima chi dopo. Mi riconoscerete perché avrò la stessa maglietta rosa stracciata e gli stessi jeans. Dio se ne frega del look”.

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CAT: Religione, Teatro

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