
Memoria e Futuro
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La politica italiana versione estiva ci dà finalmente una gioia. La macchina del tempo del Movimento 5 Stelle si è attivata: grazie al nuovo statuto contenente le modifiche sul terzo mandato, approvato e definitivamente in vigore (ricordiamolo per i distratti) per un soffio con il 50,13% dei voti validi, i “mostri sacri” delle origini si preparano a riconquistare Parlamento e Regioni. Roberto Fico punta alla Campania dopo 10 anni in Parlamento, Virginia Raggi sogna il Senato nonostante i trascorsi al Campidoglio, Alfonso Bonafede mira a riconquistare il Ministero della Giustizia dopo un “purgatorio” quinquennale. Persino Paola Taverna e Vito Crimi, volti sbiaditi della XVIII legislatura, riemergono per il “due più uno” – il terzo mandato che nessuno osa chiamare per nome.
E, a rendere ancora più grottesco questo revival, affiorano i ricordi delle epiche gaffe politiche che costellarono le legislature 2013-2022, quando i paladini dell’anti-politica scrissero il manuale degli errori.
L’operazione “resurrezione” è orchestrata da Giuseppe Conte, che oltre al potere di blindare il 5% dei candidati scelti motu proprio ha trasformato la Rousseau di una volta in una macchina del tempo per zombie politici. Ironia suprema per un movimento nato per seppellire i professionisti della politica, ora costretto a riciclare i propri fondatori come un’azienda di recupero inerti per cercare di recuperare almeno in parte i volti perduti nel corso di questo decennio.
Ma a turbare i sonni degli elettori e dei sostenitori del movimento non è solo il carrierismo mascherato da esperienza. Sono le ombre di un passato costellato di figuracce politiche, quando i predicatori della purezza dimostrarono un talento unico per l’autogol. Virginia Raggi, sindaca di Roma dal 2016 al 2021, trasformò la capitale in un manuale degli errori: dai 12 assessori sfumati in due anni all’esodo di 5.500 dipendenti Atac nel 2018, fino al flop della raccolta differenziata ferma al 43% nel 2021. Il tutto condito da perle come “i rifiuti sono una risorsa” mentre i cassonetti traboccavano in Trastevere. Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, nel 2020 lanciò la riforma della prescrizione come un “monumento alla giustizia”, salvo doverla ritirare dopo le critiche dell’Ue e della Confindustria. Nel frattempo, i processi penali subivano un rallentamento del 30% .
E come dimenticare Luigi Di Maio (che naturalmente non tornerà impegnato com’è sulle crisi del Medio Oriente, ma che ci fa piacere ricordare), che da ministro degli Esteri nel 2019 annunciò trionfante la costruzione del “più grande ponte sospeso d’Europa” in Libia, progetto svanito nel deserto dopo due mesi? O il suo “controflusso economico” teorizzato durante il lockdown, mentre il Pil crollava del 9%? E il mitico Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, nel 2018 promise 56 nuove opere in 100 giorni: ne completò 7 in due anni, ma passò alla storia per essersi leccato un dito in diretta tv durante un comizio (“segno di vicinanza al popolo”, spiegò).
Per non dimenticare, il catalogo degli orrori include le scissioni epiche: 162 parlamentari abbandonarono il M5S tra il 2018 e il 2022, trasformando l’aula in un mercato di passaggi di gruppo. La punta dell’iceberg fu il tradimento proprio di Luigi Di Maio, che nel 2022 portò con sé 60 deputati fondando “Insieme per il Futuro”, mentre Beppe Grillo (che allora contava ancora qualcosa) twittava: “Il karma è un boomerang” . E che dire della “svolta sovranista” del 2018, quando il Movimento nato per contrastare i partiti tradizionali si alleò con la Lega di Salvini, salvo affondare il governo Conte I dopo 14 mesi?
Oggi che questi reduci si ripresentano, accolti da un gruppo parlamentare diffidente in prospettiva delle prossime politiche, ma devoto al leader Conte. Il paradosso è che il movimento nato per seppellire i dinosauri della politica tramite democrazia diretta ora li resuscita con un clic, mentre la base mormora sul quorum risicato dello statuto. Conte gioca a fare il deus ex machina, i veterani sghignazzano (“Il trasformismo? Noi lo chiamiamo esperienza”), e i nuovi iscritti si chiedono se servano più corsi di etica politica o scorte di popcorn in attesa degli scontri tra i contiani e i grillini delle origini. Dopo aver combattuto il sistema, il M5S insegna che l’unico modo per sconfiggere i dinosauri è candidarli di nuovo, magari sconfiggendoli con i protegè del leader maximo. Democrazia levantina, con un tocco di tragicomico.
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