L'architettura e noi
L’architettura è ancora idea, al tempo dell’intelligenza artificiale
Ma l’architettura non è più immagine? L’immagine che si sovrappone all’architettura o che la usa come supporto ne prende il posto, e l’architettura si riduce a un’esile struttura? Certo, l’architettura, in senso proprio, origina dall’immateriale.
Un tempo si diceva dall’idea.
“Immateriale” è il titolo dell’ultimo numero di Domus (novembre 2025). Che è anche l’ultimo ad avere come guest editor Bjarke Ingels, in quale parla di “un processo progettuale che migra in Photoshop, con l’immagine come origine, invece che come rappresentazione, e con il processo architettonico che diventa la traduzione materiale dell’immagine originaria in realtà.”
Ingels dice poi che “sarebbe quasi anacronistico far passare un’intera stagione di Domus senza interpellare la più recente protagonista della scena del design e dell’arte mondiali: l’”intelligenza artificiale” e prosegue “l’IA nel mondo dei materiali rimedierà anche alle sconcertanti carenze della sua attuale capacità di progettare e capire l’architettura.” E infine: “Cosa succede quando artificiale e virtuale prendono una dimensione fisica e hanno una possibilità di esplorare l’ambiente naturale e incidere su di esso? Portano l’immateriale nel mondo materiale. Immaterialismo”.
Tutto bene, se non che:
- Da tutto il ragionamento è esclusa la città, che è l’ambito principale dell’architettura
- Le tecniche costruttive (come lo stesso Ingels ammette) si evolvono lentamente e in base alle esperienze di cantiere, e non modellisticamente
- La perdita di immagine dell’architettura è imputabile all’architettura stessa come fatto culturale antropologico, essa si è dissolta nell’indifferenziato urbano e nelle periferie: occorre pensare a una nuova “architettura della città”: lavoro che non è dato in una risposta dell’IA, ma dominio specifico della ricerca
- L’architettura che accoglie l’immagine immateriale come dominante, non può che essere (allo stato, se si esclude l’esperienza, tutto sommato tradizionale, di Jean Nouvel) esile ed eccezionale, come le cupole geodediche di Fuller degli anni ’50 del secolo scorso, che anticipano la tendenza all’immateriale.
- Uscir fuori dall’architettura può essere interessante, purché vi si ritorni.
Ciò detto, ben venga l’intelligenza artificiale in architettura se ci fa raccogliere più dati possibili per la nostra ricerca.
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