L'architettura e noi
Il progetto che nasce dal luogo: le Budrie di San Giovanni Persiceto
Vi sono progetti totalmente dominati dalla suggestione del luogo, che viene scavato in profondità, pur restando se stesso: uno di questi è quello per le Budrie di San Giovanni in Persiceto, Bologna. Qui c’è il seicentesco Palazzo Caprara, con i suoi annessi. Il grande viale, o cavedagnone, che conduce al palazzo, non è più quello di un tempo, eppure persiste come un fatto primario. Il palazzo non è più abitato, eppure non mostra segni di decadimento.
Tutto è come prima, anzi è un prima, e allora inizia il percorso difficile del ravvivamento, cercando all’intorno i segni di una vita possibile: l’unica possibile. L’unica possibile perché quel prima non lo si può cancellare, esso rientra a pieno diritto nel progetto come un fatto fondante e determinante. Vi è una sorta di emersione, più che addizione, degli elementi nuovi o rinnovati. È come se il progetto nascesse da se stesso, come un risveglio.
Il palazzo, disabitato, è al momento del progetto, adibito all’allevamento dei cavalli da trotto, con i suoi paddock, o recinti, all’intorno. Questi ultimi formano un disegno, che viene interpretato come una suggestione e divengono la forma di un fabbricato a corti che abbiamo chiamato “certosa”: una aggiunta tipologica, ma coerente con l’insieme, con le sue scansioni. Altre aggiunte completano il luogo, sempre confermando l’esistente. I giardini di un tempo vengono ricostruiti e si estendono fino al vicino Santuario di Clelia Barbieri: una giovane santa del posto: come se tutto qui si concentrasse.
Insomma: il luogo si è ampliato senza contraddire se stesso, anzi rafforzandone i caratteri e preparandosi a prendere nuova vita.
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