
Cosa vi siete persi
Gemme di casa Fabi
In un’epoca dominata dalla fruizione digitale frammentata, l’opera di Niccolò Fabi si erge come un invito all’ascolto integrale. Mentre singoli come “Capelli” (Premio Mia Martini a Sanremo 1997) o “Lasciarsi un giorno a Roma” hanno acceso i riflettori sul cantautore romano, è scavando negli album che si scopre la sua vera profondità poetica e musicale. La sua discografia – 13 album in studio dal 1997 al 2025 – è un mosaico di temi esistenziali: dalla fragilità umana (“Solo un uomo”, 2009) alla pazienza e alla quieta tenacia (“Costruire”, 2006, Premio Lunezia). Opere come “La cura del tempo”(2003) rivelano sperimentazioni sorprendenti: il sax jazz di Stefano di Battista in “Il negozio di antiquariato” dialoga con l’inquietudine identitaria di “Io sono l’altro“, brano che trasforma un dialogo interiore in una ballata ipnotica e filosofica, lontana dai canoni radiofonici.
Già nel secondo album omonimo, Fabi svelava gemme come “Il Sole è Blu“, dove gli archi di Beppe Vessicchio tessono una narrazione sulla perdita, o “Sangue del Mio Sangue“, inno all’amore familiare dagli arrangiamenti minimali che anticipa la maturità di “Una somma di piccole cose” (2016, Disco d’oro). Anche progetti come “Novo Mesto” (2006), registrato in Slovenia, nascono per essere esperiti come un corpo unico: brani come “La bellezza” rivelano un lirismo introspettivo che i singoli talvolta appiattiscono.
Fabi ha sempre privilegiato la coerenza concettuale alla ricerca della hit perfetta. Lo dimostrano anche lavori coraggiosi come “Violenza 124″(2008), suite di 36 minuti contro la violenza, o “Parole di Lulù” (2010), nato dopo la scomparsa della figlia: qui, un brano apparentemente “commerciale” come il duetto con Mina “Parole parole” acquista senso solo nella cornice dell’intero progetto, trasformando il dolore privato in un atto collettivo di solidarietà (fondi per un ospedale in Angola). Persino nel recente “Libertà negli occhi” (2025) (che per ora si trova solo nel formato fisico, a ribadire una coerenza anche programmatica sulla “solidità” della sua musica), registrato in una residenza artistica in Val di Sole, si nascondono tesori come “Casa di Gemma“, che fonde sperimentazione acustica e riflessione sull’identità.
“Libertà è anche un modo di guardare le cose”, ha dichiarato Fabi nel giro promozionale per il nuovo album. È la metafora perfetta per il suo catalogo: un invito ad andare oltre le superfici, dove le gemme brillano solo per chi accetta l’ascolto paziente. Note dopo nota, rivelano un artista che fa della profondità la sua unica, vera hit.
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