
Memoria e Futuro
Il ballo del potere
Ti muovi sulla destra, poi sulla sinistra
Resti immobile sul centro, provi a fare un giro su te stesso
Un giro su te stesso (you miss me and I miss you)
Franco Battiato – Il ballo del potere
Ah, l’Europa! Quel nobile esperimento in cui i governanti nazionali, con la grazia di un elefante in una cristalleria, hanno passato anni a depotenziare, imbrigliare e umiliare la Commissione Europea, riducendola al rango di segretaria esecutiva un po’ saccente. Poi, con facce da bambini sorpresi che il cane non sappia parlare, si stupiscono che la Presidente di detto organismo, Ursula von der Leyen, non riesca a tenere testa a Donald Trump sui dazi. E giù a fare dichiarazioni sferzanti sull’incapacità della presidente della commissione, in questo aiutati da tutti gli editorialisti pomposi dai nostri quotidiani stamattina. Ma era davvero una cosa così impensabile, visto come sta messa oggi la commissione Europea?
Pensiamoci: i leader del Consiglio Europeo – il vero centro di potere, il salotto buono dove si decidono le cose serie, tra un caffè e un veto incrociato – hanno sistematicamente svuotato la Commissione di qualsiasi autonomia politica reale. Ogni iniziativa coraggiosa? Affossata. Ogni tentativo di parlare con una sola voce veramente forte? Sabotato in nome degli “interessi nazionali”. Vi ricordate che fine hanno fatto i vari progetti che non andavano secondo le direttive decise dal Consiglio d’Europa o da qualcuno dei suoi membri, magari quelli più potenti?Hanno trasformato la Commissione nel perfetto fantoccio: deve eseguire la volontà dei padroni, ma senza avere i poteri o la legittimazione per agire con vera autorità sul palcoscenico globale. È come aver addestrato un pappagallo a ripetere “sì, padrone” e poi mandarlo a negoziare la pace nel mondo.
E qui sta la differenza abissale, tragicomica, tra Consiglio e Commissione. Il Consiglio Europeo è l’assemblea dei sovrani, dei campioni dell’ “home game”. Lì, ogni leader è un imperatore nel suo cortile, preoccupato di non perdere consenso a casa, di non scontentare questo o quel lobbista, di non sembrare troppo “europeista” davanti all’elettorato nazionalista. La Commissione? Dovrebbe essere il motore, il negoziatore, la voce unitaria. Ma come può esserlo quando i suoi burattinai le hanno legato mani e piedi e le sussurrano in continuazione cosa deve dire (o, più spesso, cosa non deve dire)? La sua forza negoziale è inversamente proporzionale alla microgestione imposta dai governi. È anche in questa vicenda dei dazi, le dichiarazioni dei vari leader nazionali sembrano ricalcare quelle che negli anni passati hanno caratterizzato le politiche più dure dell’Unione Europea per esempio in ordine a risistemare i conti. Si distacca in questo momento solo la Meloni, ma perché ha altro tipo di problemi e altro tipo di dinamiche nazionali da governare.
Quindi, quando arriva un bulldozer come Trump, che della complessa coreografia europea se ne infischia e cerca solo di vedere quanto può spremere, il teatrino si rivela per quello che è. La von der Leyen va in Scozia a trattare sul campo da golf (anche questa un’immagine quantomeno imbarazzante) non come potente rappresentante di un blocco unito e risoluto, ma come ambasciatrice di interessi frazionati e spesso confliggenti, con un mandato vago scritto da ventisette capi preoccupati soprattutto di non prendersi responsabilità dirette. Non ha il peso perché i governi gliel’hanno tolto. Non ha margine di manovra perché gliel’hanno negato. Non può minacciare ritorsioni credibili perché le politiche commerciali vere le fanno loro, dal Consiglio.
E il bello è la sorpresa dei nostri governanti! “Ma come? Non sa trattare? Non è abbastanza dura?”. Ma perbacco! Avete voluto una Commissione debole, remissiva, che chieda il permesso per starnutire. Avete celebrato ogni volta che ne avete umiliato l’autorità. Avete voluto che fosse il riflesso dei vostri piccoli calcoli, non di una grande strategia europea. E ora pretendete che, magicamente, si trasformi in un’eroina da film d’azione davanti al tycoon della Casa Bianca? È come stupirsi che un cane a cui avete insegnato solo a sedersi non sappia giocare a scacchi. Il vero paradosso non è che la Presidente non sappia trattare con Trump. Il vero paradosso è che i governanti d’Europa si stupiscano della creatura che hanno così accuratamente, e tragicamente, costruito. Il fantoccio danza solo come gli permettono i fili. E i fili, signori miei, li tenete saldamente voi.
C’è un gran ballo questa sera
Ed ognuno ha la bandiera
Marionette, commedianti
Balleranno tutti quanti
Edoardo Bennato – Mangiafuoco
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