Memoria e Futuro

Il venerdì nero della democrazia

di Marco Di Salvo 20 Novembre 2025

C’è un momento dell’anno in cui il consumatore medio si trasforma in predatore di offerte, pronto a lanciarsi tra scaffali virtuali e centri commerciali per accaparrarsi l’ultimo smartphone o la friggitrice ad aria scontata. Quel momento si chiama Black Friday. Ma quest’anno, in Italia, la coincidenza con la discussione della finanziaria e con le imminenti elezioni in Campania, Veneto e Puglia ha generato un curioso cortocircuito: la politica sembra aver adottato la stessa logica dei saldi, proponendo emendamenti last minute come fossero coupon da distribuire agli elettori. E dire che vanto di questa maggioranza era dire di avere la manovra economica bloccata, non più alla merce del cosiddetto assalto alla diligenza. E invece…

In Campania, il tema dell’abusivismo edilizio torna puntuale come un rituale. Fratelli d’Italia ha rilanciato la riapertura del condono del 2003, misura che riguarda tutta Italia ma che ha un impatto diretto soprattutto nella regione, unica a non aver aderito allora. Migliaia di case abusive potrebbero essere “salvate dall’abbattimento” a pochi giorni dal voto. È la tipicità campana: un argomento che riemerge ciclicamente, trasformandosi in pezzo di colore più che in analisi politica. A questo si aggiunge la proposta di Maurizio Lupi di Noi Moderati, che dal palco di Napoli ha promesso una borsa di studio di 500 euro per chi frequenta l’università in Campania e mantiene una media superiore a 27. Una misura presentata come antidoto alla fuga dei cervelli, ma che appare ridicola nei modi e nei toni, perché riduce un problema strutturale a un bonus simbolico, un gadget elettorale. È l’esempio perfetto della politica dei saldi: si offre un piccolo sconto per conquistare consenso immediato, senza affrontare le cause profonde del fenomeno.

In Veneto, ancora una volta, il tema dell’autonomia domina la campagna. È un argomento che da oltre trent’anni incanta il Veneto, un mantra che si ripete a ogni tornata elettorale, indipendentemente dai cambiamenti economici o sociali. La Lega e i suoi alleati continuano a rilanciare la promessa di maggiore indipendenza, come se fosse un prodotto sempre disponibile sugli scaffali, pronto a essere riproposto con nuove confezioni ma identico nella sostanza. La promessa di autonomia è diventata un pezzo di colore, un racconto folkloristico che sostituisce l’analisi politica, un eterno ritorno che impedisce di affrontare i nodi reali della trasformazione economica e sociale, in un tessuto economico che ha da tempo perso lo smalto che aveva solo una quindicina di anni fa. Accanto a questo, la battaglia sulla cedolare secca per gli affitti brevi e le misure per imprese e vino confermano la logica del bonus mirato: ogni categoria riceve il suo sconto personalizzato.

In Puglia, invece, la tipicità è l’assenza di vera competizione. La regione appare saldamente in mano al centrosinistra e la campagna elettorale si riduce a un rituale di piazze e comizi in cui si ripetono gli stessi temi: sanità, agricoltura, rifiuti, sviluppo turistico. Argomenti che tornano ciclicamente, come se fossero cartoline da un paesaggio immutabile. Si parla di estendere la stagione turistica, di migliorare la rete sanitaria, di gestire meglio i rifiuti, ma il tono è quello di un copione già scritto. La Puglia diventa così il simbolo di una campagna elettorale che non riesce a produrre novità, dove i candidati si muovono tra sagre e piazze senza incidere davvero sul dibattito nazionale. È la tipicità pugliese: una campagna che sembra non esserci, perché il risultato appare già deciso.

Il filo conduttore di queste tre regioni è la ritualità immutabile della politica italiana. In Veneto si ripete il mantra dell’autonomia, in Puglia si recitano i temi della sanità e dell’agricoltura, in Campania si rilanciano condoni e bonus. I quotidiani nazionali raccontano queste tipicità come se fossero sagre di paese, trasformando la campagna elettorale in un racconto folkloristico. Non si discute dei programmi, non si analizzano le strategie, ma si riempiono le pagine con storie di case abusive, di autonomie mai realizzate, di bonus improbabili. Quando non si passa il tempo a gonfiare casi tipo quello del gozzo di Fico o della moglie del candidato Cirielli che balla sul tavolo col cameriere. È la sostituzione definitiva dell’analisi politica con il pezzo di colore, un fenomeno che riduce la democrazia a un grande centro commerciale. Gli elettori vengono invitati a scegliere tra offerte last minute, tra prodotti stagionali, tra gadget elettorali. La politica diventa marketing, la campagna elettorale diventa Black Friday, e la democrazia si riduce a un rituale di promesse immutabili.

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