Cosa vi siete persi

Inganno a occhi aperti

di Marco Di Salvo 13 Settembre 2025

“Seeing is believing” cantava Elvis Presley tanti anni fa, forse involontariamente citando Thomas Fuller che per primo uso questa frase diventata di uso comune nei paesi anglosassoni. Ma è ancora così? Il mondo contemporaneo in realtà sembra somigliare sempre più ad un episodio di una serie inedita in Italia “The Capture”, la serie BBC del 2019 dove realtà e finzione si mescolano fino a diventare indistinguibili (e che infatti usa la catch phraseseeing is deceiving” come suo slogan). Una serie di cui è stata visibile la prima stagione in Italia per un brevissimo periodo su Amazon Prime per poi tornare nel limbo delle serie introvabili sui servizi di streaming nazionali.

La trama gira intorno a quel vecchio dogma della prova video incontrovertibile, che invece in “The Capture” si rivela un colabrodo di manipolazioni, trucchi, e inganni degni di un thriller da manuale. Il protagonista, tra detective e vittima, si muove in un mondo dove anche il più solido filmato CCTV diventa indizio di una realtà cucita addosso con l’abilità inquietante della tecnologia. La seconda stagione non si fa mancare nulla e ci trascina, sempre più in profondità, nel meandro dei deepfake — quei video fasulli che, grazie a intelligenze artificiali sempre più sofisticate, trasformano volti, voci e movimenti in qualcosa di assolutamente credibile ma totalmente falso.

Esempi veri in questi anni ce ne sono stati a bizzeffe. Prendete Donald Trump e il suo famoso video “Trump Gaza”, un’operazione di propaganda dove Gaza si trasforma magicamente in un paradiso del lusso, con Elon Musk turista d’élite e persino una statua d’oro che lo ritrae. Un racconto digitale che ignora completamente la tragica realtà del conflitto, convertendo la guerra in uno spot da fantascienza. Oppure immagini deepfake che mostrano politici intenti a fare o dire cose assurde o imbarazzanti, come un Joe Biden sintetico che invita i cittadini del New Hampshire a non andare alle primarie, o video falsi di esplosioni al Pentagono capaci di agitare i mercati finanziari per qualche ora.

La verità, in questa nuova era, si fa labile come un miraggio, manipolabile a piacere con l’intelligenza artificiale. “The Capture” lo racconta bene: la realtà non è più un dato, ma un prodotto da costruire, vendere e diffondere. “È stato visto dal pubblico, quindi ora è vero” dice ad un certo punto uno dei protagonisti della seconda stagione. L’effetto è una crisi di fiducia che investe non solo i cittadini, ma l’intero edificio democratico. E questo è ancora più vero considerando che questa serie della TV pubblica BBC ha come suo obiettivo principale proprio le manipolazioni da parte di chi è al governo (immaginate una serie RAI fatta in questo modo…). Così, di fronte a uno schermo, non si sa mai se quello che si vede è un fatto o un inganno, se la testimonianza è sincera o cucita su misura per manipolare.

Insomma, in un mondo dove i deepfake si usano per propaganda e discredito, dove le immagini diventano trappole, restare svegli e critici è l’unica difesa. E la serie BBC (di cui si attende una terza stagione per il prossimo inverno, e siamo curiosi di sapere come andranno avanti) non è solo un thriller avvincente, ma un monito forte: fidarsi delle immagini non è più un lusso che possiamo permetterci. La verità è diventata il bene più prezioso e raro, fragile come un’immagine digitale che può svanire o trasformarsi in un attimo. E forse aveva davvero ragione Thomas Fuller, la cui frase completa, di cui si dimentica spesso la seconda parte era “Seeing is believing, but feeling is truth”.

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