L'arco di Ulisse

L’inutile e l’imprescindibile

di Oscar Nicodemo 13 Dicembre 2025
L’inutilità è la condizione di ciò che non serve. E l’inservibile non ha efficacia, è superfluo e, quel che è peggio, resta infruttuoso, non produce alcunché. Può riferirsi a oggetti, come un’auto esageratamente lussuosa e piena zeppa di accessori, o a persone, come la nostra ministra dell’Università e Ricerca, la signora Anna Maria Bernini, che contemplata nella sua dimensione politica e di governante risulta essere quanto di più vacuo il panorama istituzionale nazionale possa presentare.
La ragione e il senso pratico inducono a pensare che lei sia contraria a ciò che è produttivo e valorizzi ciò che è fine a se stesso. Come tutti sapranno, la riforma da sostenuta da Bernini, infatti, esclude qualsiasi giovamento per gli studenti che intendono accedere al corso di laurea in Medicina. Al contrario, pone loro degli ostacoli, creando confusione e disuguaglianze. La ministra accredita, dunque, qualcosa che si oppone a ciò che è favorevole e proficuo. In sostanza, rifiuta ciò che risulta essere vantaggioso per tutti gli studenti e le studentesse per avallare qualcosa di ingarbugliato che respinge e rallenta l’accesso a un percorso universitario. Operare in senso inverso, scartando l’utile per preferire l’inutile, indica una mancanza di scopo e significato da parte di chi persegue una simile strategia dell’assurdo.
Così, uno dei dicasteri più importanti della nazione è nelle mani di una persona che agisce, valuta e ottempera seguendo parametri scriteriati di agibilità intellettiva, prima ancora che politica, che ne fanno una governante idealmente abusiva. E succede finanche, nell’ambito di un paradosso mostruoso e gigantesco, che la persona davvero inutile, cioè inabile a svolgere il proprio ruolo istituzionale, arrivi a tacciare di inutilità ragazzi e ragazze che nella loro dinamica e sacrosanta dimostranza rappresentano invece una tangibile speranza per l’avvenire. Non vi è da riscontrare alcun concetto di inservibilità nell’atteggiamento di quei giovani, niente di vano e di superfluo che possa richiamare, con ogni probabilità, le abitudini dovute al tenore di vita della ministra Bernini. Per gli antichi l’inutilità non era un concetto monolitico, ma si manifestava nella critica all’erudizione fine a sé stessa, l’inseguimento di beni superflui, l’eccesso di orpelli materiali e, soprattutto, l’assenza di atarassia (calma interiore). Seneca, nelle sue lettere, denuncia l’abitudine di accumulare beni (cristalli, schiavi) non per bisogno, ma per imitare gli altri, definendola una fonte di mali e un’inutilità dettata da una consuetudine.
Se, oggi, chi ha troppo e gode di privilegi illimitati giudica pubblicamente inutile l’altrui richiesta dei propri diritti merita l’attenzione particolare, altrettanto pubblica, della gente abituata a pensare che siano l’eccesso di lusso e la continua ricerca di status sociali tramite gli incarichi e la protezione della politica a dare l’idea dell’insopportabile e volgare inutilità! E, allora, Santi Numi, quale persona saggia, integra e onesta non vede l’inutilità, legata al vano e al superfluo, che fa bella mostra di sé addosso e nell’anima della fatua ministra Anna Maria Bernini? I giovani, in stragrande maggioranza, checché ne pensino le persone che invecchiano male e titolari di un pensiero sonnacchioso, sono solo alla ricerca di una vita significativa, virtuosa e in armonia con il proprio destino e il giusto tempo.

 

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