
L'architettura e noi
Margherita Manfra, “architettrice” che ha trasformato il degrado del Quartiere Toscanini di Aprilia in bellezza
Il lavoro di un comitato, guidato da Margherita Manfra, ha portato a un profondo cambiamento e risanamento del Quartiere Toscanini di Aprilia.
Su La Lettura del 16 febbraio 2025 apparve un lungo servizio su la povertà nelle case popolari milanesi, corredato dall’ immagine di un edificio con in primo piano un triste giardinetto con giochi per bambini. Viene da fare una considerazione: i poveri non entrano nel circuito progettuale, semplicemente lo subiscono. Al contrario, per una villa, il progetto (se è veramente tale) coinvolge il committente come l’architetto. Ciò vuol dire che il progetto è una esigenza, un bisogno come un altro: e comune a tutti.
Allora colpisce un filmato che ancora gira in rete relativo a un episodio di Aprilia, in un quartiere popolare, il Toscanini. Qui il Comitato di quartiere, nel quadro dell’iniziativa dell’Amministrazione comunale, si è fatto carico del progetto di un’area abbandonata prospiciente un grande edificio, risanato dai traffici illeciti di cui era sede, creando un parco di novemila metri quadrati, di molto di diverso rispetto a quello milanese, e che possiede la virtù della partecipazione, dove la cura può condensarsi in bellezza.
A guidare il Comitato, nel suo progetto, è stata, tra gli altri e soprattutto, una giovane architetta, Margherita Manfra. Se è così ella ha realizzato una “costruzione civile” e l’ha realizzata sul campo, prendendo una ideale pagina vuota e riempendola con le aspirazioni dei suoi committenti, riscattandone il protagonismo. Con i mezzi di tutti, con tutti materiali a disposizione, secondo una vera intenzione olistica. Le sue parole chiave sono immaginazione e collaborazione. Definiamola la ”architettrice”, in opposizione all’architetta per antonomasia, cioè la compianta Zaha Hadid che invece, con i mezzi sofisticati del suo laboratorio, pezzi che hanno impiegato anni di ricerca, ha realizzato spazi di – a volte inutile – fascino.
Questa nuova Plautilla Bricci, dopo quattro secoli, può ben essere comparata alla ben più nota architetta, con il suo spazio di utile discrezione, ma di infinite variazioni.
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