L'architettura e noi
Ritorno a Cortona, dove la Piazza è il luogo delle aspirazioni umane
Visita alla Piazza di Cortona, con fotografie di Elis Taflaj.
Spesso ci troviamo a leggere di “nuove piazze”, su riviste di settore o generaliste. Ma a ben guardare si tratta di nuovi arredi di piazze già esistenti: pavimentazioni, e altri interventi di dettaglio.
Ora vorremmo un ritorno all’antico, e per questo mi sono recato con il fotografo Elis Taflaj nella piazza di Cortona. La piazza come fatto urbano è infatti antica e, così come la villa quale espressione di ricchezza, essa è tramontata nell’ orizzonte attuale. Possiamo anche vedere, al di là della complessità, nella piazza ilconcetto di “tipo”.
“Per conoscere il fenomeno urbano nella sua più schietta definizione, come “opera”, cioè profondamente umana, noi dobbiamo riconoscere l’attualità di una posizione che (…) propone di considerare una dimensione dell’ideale, cioè in ultima analisi del tipo inteso come umana aspirazione alla certezza”. Così scrive Giorgio Grassi nella introduzione a Un’idea di piano di Ludwig Hilberseimer.
Questa “umana aspirazione” è sempre presente nella piazza e nella villa: sia come idea, come concetto che vi presiede, sia come definitoria aspirazione, sia come concreta espressione dell’opera così come si è cristallizzata nella storia: e come la si vive. Prendo come esempio la Piazza di Cortona, una delle piazze più interessanti e complesse tra le piazze italiane.
Questa piazza binata origina da una forte tipologia, che è quella del Palazzo: dal suo fronte e dal suo lato, che costituisce anche l’ingresso alla corte. In realtà, nella topografia urbana, quella che io intendo come una unità è identificata come due piazze distinte. Ma voglio intenderle come unica piazza, non essendoci una distinzione di ruoli (Piazza dei signori e piazza delle erbe, ad esempio), ma un articolato affacciarsi della città.
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