Memoria e Futuro

Questioni di vita e di morte

di Marco Di Salvo 8 Settembre 2025

In un’era dominata dalla rapidità dell’informazione digitale, le morti presunte dei leader politici sono diventate un fenomeno ricorrente, che mescola disinformazione, propaganda e psicologia collettiva. I casi di Silvio Berlusconi e Donald Trump offrono spunti per un’analisi comparata, rivelando dinamiche mediatiche e politiche sorprendentemente simili, incluso il ricorso calcolato alle notizie sulla salute degli avversari.

Silvio Berlusconi, storico presidente del Consiglio italiano, è morto davvero (a meno che non sia come Elvis Presley e viva in Argentina sotto falso nome…) il 12 giugno 2023 all’ospedale San Raffaele di Milano dopo una lunga battaglia contro la leucemia mielomonocitica cronica. Tuttavia, per anni prima della definitiva scomparsa, le sue condizioni erano state al centro di speculazioni incessanti. Sin dall’inizio del XXI secolo diverse voci hanno circolato e a partire dal 2020, i ricoveri sempre più frequenti e meno trasparenti alimentarono un tam-tam mediatico che raggiunse il picco nell’aprile 2023, quando un ricovero in terapia intensiva per polmonite bilaterale acuta portò alla luce la diagnosi di leucemia, confermata dal medico personale Alberto Zangrillo, il quale rivelò che l’ex premier si curava da circa due anni per quel male. Ogni successivo ricovero, come quello del 9 giugno 2023, scatenò nuove ondate di supposizioni, con i media che scrutavano ogni dettaglio, dall’arrivo dei familiari in ospedale ai bollettini medici spesso ambigui.

Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump ha più volte utilizzato le questioni di salute come arma politica, soprattutto durante la campagna elettorale del 2020 (e ancora di più l’anno scorso) contro Joe Biden. Trump ha spesso dipinto Biden come mentalmente e fisicamente inadeguato alla presidenza, alimentando narrative sulla sua senilità e sulla sua fragilità. Questa strategia ha raggiunto il apice dopo il dibattito presidenziale del giugno 2024, quando le performance di Biden sono state descritte come “vecchie” e “fragili” dalla campagna di Trump, che ha deliberatamente cercato di creare uno “split-screen” visivo per contrastare la propria immagine di vigore con quella di declino dell’avversario, portando al ritiro il presidente uscente con l’esito che conosciamo.

Ma, diventato presidente, Trump è stato anche vittima di fake news sulla propria salute. Il mese scorso, l’hashtag #TrumpIsDead è diventato virale su X dopo una dichiarazione del vicepresidente J.D. Vance, estrapolata dal contesto, che lasciò intendere un’imminente tragedia. La Casa Bianca ha smentito, spiegando che i lividi sulle mani di Trump erano dovuti a un’innocua insufficienza venosa cronica, una condizione comune tra gli over 70.

Il parallelo tra Berlusconi e Trump è illuminante: entrambi personaggi polarizzanti, entrambi al centro di narrazioni che mescolano realtà e fake news. Ma mentre per Berlusconi le voci erano legate a una malattia reale e alla sua effettiva fragilità fisica, per Trump si è trattato soprattutto di una guerra psicologica, in cui i social network amplificano ogni ambiguo segnale fino a trasformarlo in verità alternativa. Inoltre, Trump ha dimostrato di saper sfruttare abilmente le paure sulla salute degli avversari, come nel caso di Biden, mentre allo stesso tempo diventava egli stesso oggetto di teorie complottiste (non solo sulla questione salute, come abbiamo visto con la vicenda Epstein).

Anche Vladimir Putin, il leader più “morto” della politica internazionale, rientra in questo schema. Da oltre vent’anni circolano voci sulla sua salute—cancro, Parkinson, ictus—fino alle fantasiose teorie di un decesso nel 2023 e di una sostituzione con un doppio. Canali Telegram come “General SVR” e analisti come Valery Solovei hanno diffuso ricostruzioni degne di una spy story, nonostante le smentite della CIA e dell’MI6, che definiscono Putin “in salute”. Il Cremlino, con il suo opaco riserbo, ha di fatto incoraggiato questa “kremlinologia” moderna, dove ogni apparizione pubblica è scrutinata per cogliere segni di declino.

Il meccanismo delle fake news sulle morti dei leader si basa su diversi fattori: l’impatto psicologico di un cambiamento radicale, le strategie politiche per destabilizzare gli avversari, e i meccanismi digitali che amplificano notizie non verificate. In Italia, come evidenziato da uno studio, la dieta informativa degli elettori è sempre più orientata verso fonti alternative online, che spesso trafficano in disinformazione, specialmente su temi come l’immigrazione e la salute dei leader.

Le vicende di Berlusconi e  Trump evidenziano che la cacofonia digitale è un ambiente dove la verità fatica a emergere. In un mondo iperconnesso, il confine tra vita, morte e disinformazione è sempre più labile, e la politica diventa un teatro dove si affrontano potere, paura e manipolazione dell’informazione. E a perdere è solo e sempre la conoscenza.

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