La parolaccia della settimana

Umanità

di Massimo Crispi 16 Settembre 2025

L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi (A. Einstein)

 

Umanità. Crimini contro l’umanità. Senza umanità. La parolaccia gira e rigira sulla bocca di molte persone. Alcune, in mala fede, coscienti del significato forte che la parolaccia si porta dietro, evitano furbescamente di pronunciarla, proprio per non essere smascherati. Ma è un sottile strato di carta velina, non serve a nascondere le chiare intenzioni dei blasfemi.

Basta essere dotati di coscienza, d’immaginazione, d’avere il talento per avere inventato i linguaggi, la musica, l’arte, la scienza e così via per definirsi umano?

Cosa caratterizza, in realtà, l’ “umanità” dell’uomo e cosa lo differenzia dalle altre creature con cui condivide il mondo?

E, innanzi tutto, cosa vuol dire essere umani? L’ “umanità” comprende anche l’intelligenza o possono essere umani anche quelli meno dotati di cervello? E, nella miriade di domande che pone il concetto di “umanità”, cosa significa essere “umano” dal punto di vista scientifico e cosa invece s’intende per “umano” secondo criteri filosofici, etici, ideologici?

Inizio questa mia piccola riflessione su un argomento talmente vasto quanto l’umanità stessa con delle domande, perché fa parte del mio metodo chiedersi sempre chi, cosa, come, dove, quando e perché, più altre derivate.

Se osserviamo attentamente la realtà più che “umanità”, attualmente, vediamo tanta disumanità, se dovessimo andarci dal significato etico del termine, che è poi quello più comunemente utilizzato.

Utilizzerò la scena di un film per meglio capire come il concetto di “umanità” non nasca coll’uomo ma sia una “qualità” acquisita.

Nel prologo di 2001 Odissea nello spazio, il celebre film di Stanley Kubrick, la scimmia si evolve dai suoi simili solamente in un modo, inventando le armi: una di loro prende un osso e casualmente si accorge che con quell’osso può spaccare delle cose e ci prende gusto. Così, quando la banda rivale vorrebbe insidiare la sua tribù, la scimmia più intelligente, che sta per diventare uomo e non lo sa ancora, usa la sua nuova arma per dominare e, naturalmente, uccidere.

Da quel momento in poi l’uomo sembra non aver fatto altro, sono più i momenti di conflitto che quelli di pace, e la Storia sembra fatta per il 90% di guerre di conquista che, poi, certo, hanno portato espansioni di civiltà più forti a scapito di altre più deboli che, però, non significa meno evolute o meno interessanti. Succede ancora oggi, la tv ci inonda con immagini di conflitti.

Questa propensione al conflitto, tipica di tutte le specie viventi, come notò Darwin, per l’uomo è moltiplicata all’inverosimile in quanto specie dominante del pianeta, sebbene anche in altri ambienti naturali la predominanza di una specie su altre si riveli un massacro: basti pensare a specie aliene che diventano dominanti, commettendo genocidi inimmaginabili, vedi la diffusione del granchio blu nel Mediterraneo.

Ma l’uomo, colla sua “umanità”, che cosa sta causando oggi? Di certo si può dire che sembra non conoscere la propria “umanità” o, almeno, che la consideri una debolezza, o, forse, che sia una cosa diversa da ciò che intendiamo normalmente per “umanità”.

Passiamo, proprio in questo punto, al termine “umanità”, intesa come insieme degli esseri umani. Potremmo dire che codesta “umanità” ha una scarsa consapevolezza dell’ambiente in cui vive, non ne conosce veramente il funzionamento. È come una persona che vive in una casa senza sapere quali pulsanti deve premere per avere l’acqua, la luce, i servizi essenziali. Allora preme a caso e combina disastri, perché magari aziona troppi elettrodomestici tutti insieme e fa saltare la centralina, oppure dimentica il rubinetto aperto perché non sa che deve chiuderlo e causa un’inondazione. Peggio sarebbe se lasciasse apetto il rubinetto del gas. È ciò che succede oggi intorno a noi, senza nemmeno andare a disturbare il cambiamento del clima, che è una cosa che avviene da sempre.

L’ambiente funziona alla stessa maniera, bisogna esserne coscienti. E questo l’uomo, rispetto ad altre specie, dovrebbe saperlo bene e quindi comportarsi di conseguenza. Non ci sono altre specie che costruiscano acquedotti, gasdotti, oleodotti, grattacieli, teatri e, soprattutto, stadi. È vero che ci sono i castori che costruiscono delle dighe e che influiscono, con queste piccole modifiche, sull’ambiente, ma sono casi assai rari.

Succede invece che l’uomo, per esempio, costruisca dove non si dovrebbe, specialmente su terreni franosi e alluvionali, come paludi o ex-paludi o letti di fiumi, luoghi soggetti, anzi, diciamolo meglio, predisposti a inondazioni. E l’inondazione prima o poi giunge, anche se, magari, non si vedeva da decenni, perché l’acqua, come tutti i corpi, segue la legge di gravità, e, quando arriva, spazza via tutto, senza riguardo per un manufatto o per l’altro. Nelle zone particolarmente antropizzate ormai succede spesso.

Ecco, questa è una delle caratteristiche dell’ “umanità”, una propensione all’incoscienza, alla stupidità, soprattutto in chi è delegato a occuparsi della popolazione. Nelle forme più elevate di “umanità”, come le democrazie sono considerate, si delegano delle persone per elezione, scegliendole teoricamente tra le “migliori”, ossia le più adatte a condurre una comunità, con tutte le sue esigenze.

La realtà odierna ci pone davanti a paradossi evidenti perché quelle che sono considerate le più avanzate democrazie occidentali sono in mano a dei dementi, il che significa che anche chi li ha votati è demente, e quindi meno “umano” di quel che si pensi. Non solo, poi ci sono anche i sostenitori di quei grossi dementi, che sono complici di coloro. Saranno “umani” anche loro nella stessa misura?

Platone teorizzava una Repubblica retta dai filosofi, ma parliamo di paesi di 2500 anni fa che, rispetto all’oggi, erano un po’ più semplici. E, nonostante i filosofi, non avrebbe funzionato comunque perché, intorno alla Repubblica dei filosofi, c’erano pur sempre i barbari ed erano la maggioranza.

Prendiamo come esempio il più eclatante dei dementi, altro che filosofo, uno che ogni giorno ci stupisce per i suoi eccessi e per le sue contraddizioni nell’arco della stessa giornata, Donald Trump. Non che il suo predecessore risultasse più lucido, ma di sicuro sembrava meno pericoloso.

È evidente a tutti che Trump non è capace di andare al di là del suo ego squinternato, e che, oltre a essere inconsapevole di che cosa sia il pianeta e come funzioni, non conosce la geografia e tanto meno la Storia degli altri popoli del mondo. A che gli serve?

Il suo mondo è circoscritto, come pure per molti suoi sostenitori, a un raggio di due metri, forse uno, dalla sua persona.

La sua “umanità” più che essere una qualità è una manifestazione di come l’uomo possa retrocedere dalle sue conquiste, tornando di botto all’età della pietra: Wilma, dammi la clava!

Perché è ciò che sta succedendo nella democrazia più celebrata al mondo, la distruzione di ciò che funziona(va), anche non benissimo ma certamente meglio, per far posto all’economia domestica di casa Trump, dove forse i quattrini aumentano per i propri investimenti accurati a scapito degli investimenti altrui: è l’America MAGA, bellezza. È molto darwiniano tutto ciò, vince il più forte (finché non c’è uno più forte di lui che si stufa).

La non considerazione degli altri uomini e donne che popolano il pianeta fuori dai confini degli U.S.A. (ma forse anche all’interno) è la sua “umanità”.

Trump vive isolato, in un microcosmo tutto suo fatto di persone che gli dicono sempre di sì, senza contraddirlo mai. La stessa cosa si può dire per tanti altri conducenti di macchine complesse come sono i governi: Meloni, Netanyahu, Orbán, Putin, Modi, Xi Jinping, Milei, Erdogan, eccetera.

Sono persone che non hanno il minimo rispetto di un’ “umanità” che possa essere diversa da loro e dimostrano sempre pochissima “umanità” nei confronti altrui.

Non è un caso che Meloni, la nostra più evidente aficionada alla parolaccia della settimana che aggira senza pronunciarla, sia l’ancella di Trump, così come Orbán di Putin e tutti siano servi di Netanyahu.

L’umanità, come complesso di esseri umani, dimostra ciò che ha sempre fatto, sterminare il vicino, perché l’erba del vicino è sempre più verde e, se non la può avere, la distrugge, come i bambini incontentabili che distruggono i giocattoli appena ricevuti. Si chiama anche, richiamando alla mente ricordi d’infanzia, l’Erba voglio, che non cresceva nemmeno nel giardino del re.

Anche questa voglia di autoannientamento fa parte dell’ “umanità” e dei suoi talenti. Finora è riuscita a riprodursi e a diventare fin troppo numerosa, il che significa che, forse, l’ “umanità” è una specie invasiva e parassitaria.

Dopo aver costatato che l’ “umanità” ha un’attitudine parassitaria, almeno nella sua maggior parte, consapevolmente o inconsapevolmente, passiamo adesso a considerazioni che rientrano nella sfera della magia, ossia proviamo a indagare il rapporto tra “umanità” e “divinità”. Sono due aspetti opposti che implicherebbero una complementarietà, in quanto senza l’ “umanità” la divinità perderebbe il ruolo centrale che ha avuto nella Storia umana.

Prima della Bibbia esistevano i pagani che avevano delle divinità che volentieri si mescolavano cogli uomini, anzi, spesso dèi e dee se la spassavano coi migliori mortali, quelli più belli, quelli più prestanti. La mitologia greca è affollata di semidei, nati nelle alcove celesti tra ninfe, dèi, centauri, satiri e mortali, spesso con performance da illusionisti. Enea, per esempio, figlio di Afrodite e Anchise, è uno dei più celebri. Perseo, anche, figlio di Zeus e Danae, una principessa.

Prometeo, divinità minore, invece amava l’ “umanità”, più di ogni altra cosa e, per amore, le donò il fuoco, rubato agli dèi. Fu castigato da Zeus, che lo incatenò a una roccia mentre un rapace gli rosicchiava il fegato senza sosta. Ma intanto il fuoco restò tra gli uomini. E così via.

L’ “umanità” si fondeva spesso colla “divinità” a quei tempi, ed era pittoresco perché poi gli eroi avevano un repertorio di gesta e di azioni degne della letteratura: il Poema di Gilgamesh, l’Iliade, l’Odissea e così via. Inoltre quelle divinità si presentavano spesso agli uomini sotto fattezze umane per parlare con loro: Atena assume l’aspetto di Mentore per accompagnare Telemaco nel viaggio a Pilo (e Telemaco non se ne accorge), per poi dileguarsi sotto forma di uccello. Sempre Atena si manifesta a Odisseo, che giace sulla spiaggia di Itaca, avvolto nella nebbia, come una bellissima donna, ma anche Odisseo mente sulla sua identità, suscitando il sorriso di Atena, che poi gli si rivela per la dea che è. Un gioco di metamorfosi tra uomini e dèi, come a dire tu sei furba ma io sono più furbo.

Le divinità orientali sono altrettanto complicate di quelle classiche e assumono aspetti vari tra divinità e umanità quando non addirittura sembianze zoomorfe, come Ganesha, che ha la testa di elefante! Quelle egizie avevano la testa di falco, di cane, eccetera, mescolando umanità e animalità. Quelle norrene, poi, tra orsi, lupi, nani, giganti, elfi, folletti e un repertorio sciorinato con dovizia nel Signore degli Anelli e in Harry Potter, completano lo zoo.

Ci viene impartita la lezione, nelle tre religioni monoteiste, ebraismo, cristianesimo e islamismo, che ci sarebbe stata una creazione e che questa genesi avrebbe prodotto, alla fine, l’uomo e, quindi, l’ “umanità”. L’uomo è il gioiello del creato, a immagine e somiglianza di un dio che non si sa bene com’è fatto: per alcuni è una persona sola, generalmente raffigurato con chioma e barba bianca in un tunicone, o un triangolo radiante con un occhio al centro; per altri sono tre, una addirittura è una colomba, e qui ci riallacciamo all’animalità; per alcuni è una luce abbacinante, per altri non si può descrivere né rappresentare, e, ovviamente il dio dell’uno è sempre meglio del dio degli altri, l’uomo sembra essere stato creato per essere costantemente in discordia tra i suoi simili.

Probabilmente la divinità, essendo da sola e senza un contraddittorio, problema delle religioni monoteiste, era in discordia con sé stessa e quindi, essendo la sua creatura a sua immagine e somiglianza, ne ha ereditato anche questi aspetti.

L’ “umanità” è una cosa molto importante per la divinità, sempre per quella delle tre religioni monoteiste, che, a differenza di altre, localizzate in certi paesi, e certe culture, sono le più diffuse nel pianeta.

Solo il cristianesimo, però, prevede un’umanizzazione della divinità, forse memore delle metamorfosi greche: una parte di Dio si è fatto uomo per salvare l’uomo stesso, perché non aveva imparato la lezione del diluvio universale, che molto “umanamente” la divinità aveva inviato sulla Terra per fare piazza pulita di un’ “umanità” con dei difetti di fabbrica. Nessuno è perfetto, si sa, anche chi creava stava sperimentando, non l’aveva mai fatto prima.

Quella scelta per salvare la razza, ossia la stirpe di Noè, sarebbe stata pertanto quella meno difettosa.

Sul perché Dio avrebbe avuto bisogno dell’ “umanità” si potrebbe fare un’analisi freudiana: Dio, disteso sul lettino dello psicanalista parla dei suoi sogni diventati incubi, dove tutti gli disubbidiscono, ingrati che non sono altro.

Il dottore annota tutto e, dopo aver ben riflettuto, gli suggerisce che tutti i suoi problemi derivano dal delirio di onnipotenza.

«Lei non può controllare la volontà altrui, si rassegni, pensi alla sua e basta. Lei ha un ego esuberante: so tutto io, so fare tutto, posso fare tutto, e non ho limiti, e si deve fare come dico io, e così via. Deve ridimensionarsi un po’ se vuol guarire. Altrimenti, per la frustrazione, distruggerà tutto, come ha già fatto diverse volte. Cinque estinzioni di massa, cinque, eh! Si chiama sindrome del cupio dissolvi e poi che fa? Fa fuori sé stesso? Su, sia serio», suggerì il dottore.

Ma Dio è un osso duro e decide di far da sé, ha sempre fatto così e pertanto programma di fare un figlio con un’umana.

Gli vien bene, bellissimo, biondo, gran fisico. Sa sempre tutto, e non potrebbe essere stato altrimenti.

Sto semidio decide di fare l’uomo, pur avendo facoltà paranormali, che usa ogni tanto per stupire gli astanti, giochi di prestigio che mutano l’acqua in vino, moltiplica pani e pesci; e poi, resuscitare i morti è la sua specialità, Lazzaro è la prova generale della propria resurrezione. Giochi da ragazzi, per lui.

Non c’è niente da fare, l’ “umanità” è il chiodo fisso di Dio, deve salvarla a tutti i costi, e sto povero figlio, pur protestando col padre perché, insomma, essendo in parte umano le frustate e la corona di spine gli fanno male, arriva a farsi crocifiggere pur di dare all’uomo questa possibilità di redimersi dal peccato originale.

Anche questa del peccato originale, era un’idea fissa. Tanto lui sa che poi risorge, fa parte del gioco, le trenta monete, il tradimento di Giuda, è un copione già scritto. Perché tutto ha origine proprio lì: appena creati l’uomo e la donna, che formano la prima “umanità”, pur avendo tutto, almeno secondo ciò che ci viene raccontato, ma dubito che avessero il forno a microonde e potessero cucinare quella bontà insuperabile che è la caponata di melanzane alla palermitana, quindi diciamo una felicità incompleta, dietro suggerimento di un serpente parlante, cose che succedono solo nei cartoni animati di Walt Disney, vollero provare il sapore del frutto proibito.

Ma proibito perché? Perché, secondo il serpente, chi lo mangiava diventava sapiente come Dio. Ma come, che c’è da sapere in più, abbiamo tutto nell’Eden. E, in effetti, il bagaglio culturale dell’uomo nel paradiso terrestre era assai scarso, mica c’erano le biblioteche e i grandi poeti, artisti, scrittori e musicisti non erano ancora venuti al mondo.

Diciamo che fu piuttosto un’azione di curiosità, stiamo a vedere in che consiste tutta sta sapienza e poi vediamo anche perché mai dovrebbe essere proibita. Diciamo anche che Adamo ed Eva non sapevano leggere né scrivere e quindi non dovevano essere molto informati; erano due scioccherelli che si erano ritrovati a saltare a piè pari infanzia e adolescenza, conoscendo solo la maturità, almeno quella fisica, che giocavano in un resort pieno di attrattive naturali.

Ma non c’era un teatro, né un varietà e manco il cinema. Però nemmeno Dio aveva una preparazione culturale solida: non conosceva, per esempio, l’ironia di un Molière, o di un Pirandello, qualità che rende molto “umani” gli scrittori.

Dio era estremamente serio e prendeva le cose troppo alla lettera. Forse era questo che Dio invidiava all’uomo, l’attitudine al ridere, la capacità di speculare e di trovare degli escamotage. Nemmeno il figlio rideva mai, vizio di famiglia, anzi, era piuttosto incazzoso. L’ “umanità”, invece, era capace di ridere, perfino di sé stessa. Dio non era cosciente di questo quando creò l’uomo e la donna, e quando se ne accorse si dovette dire: ma se li ho fatti simili a me, da dove prendono questo talento nello scherzare che a me è sconosciuto?

Glielo aveva detto pure Freud: lei si prende troppo sul serio, si rilassi.

Ma a Dio le critiche non piacciono, si sa. È permaloso e non gli va di essere messo in dubbio. E allora fruga nel suo repertorio e scatena le sue vendette contro la sua amata-odiata “umanità” dimostrandosi ciò che non può essere, “umano”, appunto.

E via coi diluvi universali, e le piaghe d’Egitto, e tutta una serie di dispetti che tradiscono il suo bisogno dell’uomo come giocattolo e come scommessa con sé stesso. Una specie di Matrix, messa su per confondere le idee, oggi diremmo l’intelligenza artificiale. Il cambiamento climatico potrebbe essere uno dei suoi trucchi, per esempio.

Ma Friedrich Nietzsche, che proprio stupido non era e non aveva peli sulla lingua, prevenendo Freud, annunziò che era l’uomo ad aver creato Dio a propria immagine e somiglianza, smascherando il trucco e decretando in tal modo la morte di Dio. Credo che Nietzsche, pur essendo una figura di primo piano nella cultura europea, sia molto ignorato dai credenti.

Molti credenti delle tre religioni monoteiste, d’altro canto, non leggono libri perché sono convinti che non ce ne sia bisogno, la Bibbia (o il Corano) contiene tutto ciò che c’è di necessario, perché leggere altro? Tempo rubato alla preghiera.

Così la maggior parte di loro non sa nemmeno chi Nietzsche sia stato e così si continuano a compiere misfatti e guerre sante nel comodo nome di Dio (Dio lo vuole, Dio è con noi, Allah è il più grande, e così via), come da millenaria tradizione, per scrollarsi di dosso la responsabilità delle proprie azioni. Oggi, il patriarca ortodosso moscovita Kirill ha benedetto la guerra contro l’Ucraina, gli ebrei intransigenti credono che bisogna sterminare i palestinesi, e Hamas e gli ayatollah, di contro, come pure i nazisti, tutti gli ebrei senza distinzione. Senza un briciolo di… “umanità”, da nessuna delle parti.

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