Medioriente, genealogia delle ideologie italiane

1 Novembre 2023

La radicalizzazione delle posizioni ideologiche delle forze politiche italiane nei riguardi del conflitto israelo-palestinese, può apparire anomala. Man mano che il conflitto si estende le forze politiche ci tengono a specificare “da che parte stare”. E quindi nei dibattiti televisivi che stanno aumentando di numero e intensità, si accendono polemiche dure, anche personalizzate.

Cioè chi è di destra sta con Israele e giustifica le sue reazioni violente ed estese come necessaria reazione difensiva per neutralizzare una volta per tutte Hamas. Si aggiungono dei corollari quali il pericolo di un’islamizzazione dell’Occidente, il rinascere dell’antisemitismo, l’inevitabilità dei danni collaterali, cioè delle stragi di civili palestinesi per i bombardamenti.

Chi è di sinistra si trova un po’ in imbarazzo in quanto è necessario differenziare la causa palestinese dalle azioni di Hamas, ovviamente schierandosi a favore dei primi. Per dare maggiore peso a questa differenziazione si afferma che bisogna “contestualizzare” l’intera vicenda nella storia politica degli ultimi settant’anni (e forse di più) di quella regione, sottolineando stragi ed esodi dei Palestinesi.

Da parte di ambedue le parti si percepisce anche una specificità tra etichette “semantiche” quali a sinistra il sottolineare la violazione di un asserito diritto internazionale e da destra il diritto ad esistere di Israele e la sottile differenza tra azioni terroristiche e guerra “normale”. Ma davanti alle stragi del terrorismo e dei bombardamenti, ambedue rivendicano la propria capacità di identificazione con le vittime del proprio campo per cercare di far sentire in colpa gli avversari.

In tutti e due i casi si evita di parlare di un tratto comune e cioè quello relativo alla vendicatività e all’odio non solo tra le parti ma anche tra i vertici politici. Ci si illude (ed è meglio psicologicamente) che i politici siano tutti esseri razionali, che seguono le indicazioni utilitaristiche del Macchiavelli, e che non si lasciano trasportare dalla violenza delle emozioni.
Ma sulle componenti psicologiche, soprattutto quelle profonde, dei conflitti è meglio sorvolare e le si considera come le solite divagazioni intellettuali da salotto di noi “psico”.

Ora non è che tutti i politici, giornalisti, docenti italiani abbiano avuto in passato un forte interesse per la questione palestinese (come per altre che magari rischiano di esplodere). Forse qualcuno di loro, e quindi il pubblico, aveva e ha conoscenze poco chiare sulla geografia fisica e politica di quei Paesi, come peraltro è avvenuto per il conflitto ucraino.

Ma qual è allora la genealogia di questa contrapposizione tra sinistra e destra? Anzitutto l’antiamericanismo (a sinistra) e il filoamericanismo (a destra). Anche se gli USA attuali sono in grande confusione per come trattare, a proprio favore, queste situazioni (Palestina, Ucraina) e preferirebbero occuparsi del proprio nuovo e reale forte avversario in Oriente: la Cina.
Ma l’antiamericanismo e il filo americanismo hanno radici lontane che partono dalla Guerra fredda, si amplificano nel ’68 e si ricongiungono a quelle grandi ideologie ottocentesche dell’anticapitalismo e del filocapitalismo, adattate alle mutate condizioni attuali socio-economiche ed anche tecnico-scientifiche (da tenere d’occhio). Purtroppo queste ultime hanno il loro impetuoso exploit proprio nei conflitti.

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TAG: Israele, italia, Palestina
CAT: Scienze sociali

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