Sottili (non tanto) differenze ideologiche tra Est ed Ovest

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13 Marzo 2022

Nell’inizio del 2° Round tra Est ed Ovest (il 1° fu vinto dagli USA), lo scontro di ideologie a prima vista considerate secondarie, di nuovo emerge in tutta la propria concretezza. Cioè, tralasciando le diagnosi psichiatriche relative a qualcuno dei contendenti, emerge, come contraltare delle reali pratiche di potenza (economica, militare ecc.), di nuovo l’asprezza di una visione ideologica che , con la solita sempliciotteria, pensavamo tramontate. La contrapposizione tra Est ed Ovest, durante la guerra fredda, che anzitutto seguiva le regole del dominio tra Grandi potenze, si estrinsecava in una reciproca apologia della propria ideologia, dei propri valori, delle proprie convinzioni, cioè di quella che ,sociologicamente, chiamiamo cultura (da non confondere con l’analogo termine, un po’ generico, che riguarda sia l’erudizione che un mondo specifico, intellettuale).

Da un lato avevamo i valori del mondo occidentale, che cercavano di far convivere le esigenze liberal-capitalistiche , tenute più o meno a freno dalle lotte sociali, con la scelta democratica e garante dei diritti civili. I costumi , non solo quelli sociali ma anche scendendo ai livelli inferiori individuali, erano un misto tra residui conservatori e acquisizioni di nuove modalità di vita. Per quanto riguarda i residui conservatori, le religioni davano un largo sostegno. All’Est, la ferrea ideologia marxista, sotto la forma ambigua del potere assoluto delle istituzioni, costruiva un continuo anelito verso un mondo migliore. Ma con qualche intoppo, non di poco conto, dato che le entità devolute a questo compito si chiamavano principalmente Partito unico, ferrea moralità dei costumi, orientamenti di idee in un’unica direzione, insomma ,alla fine, KGB o simili.

Nella realtà, sopra a queste ideologie, c’era lo scontro politico e quindi economico militare tra USA e URSS, quest’ultima accompagnata dal sorgere di un proprio partner, ancora embrionale, la Cina. Tutto il resto contava poco: qualche scaramuccia qua e là (anche se abbastanza fastidiosa come il Vietnam) e qualche mossa e contromossa per acquisire posizioni marginali di vantaggio. E poi, negli anni 90, è accaduto che non i Marines ma, probabilmente la Coca Cola e gli Hamburger, hanno fatto crollare il sistema sovietico.
Quindi il sistema occidentale (cioè USA) straripava con relativa ideologia.

Solo che lo stesso sistema liberal- capitalistico, con il pendant socialdemocratico, produceva, per le sue stesse procedure, qualcosa di nuovo che sfuggiva al controllo. Non certo le rivoluzioni, bensì la società dei consumi, intesa come evento dinamico, inarrestabile. Sparivano anche le famiglie di “padroni”, tutto era ed è determinato da grandi movimenti finanziari incontrollati che ormai, forse, non hanno più titolari umani, ma procedure informatiche. Da qui anche quella rivoluzione ideologica basata su una potentissima e libera ricerca edonistica, ai limiti dell’anarchismo (Eros, diceva il buon Freud, ha un’enorme plasticità nella ricerca di oggetti). Invano, soprattutto vecchi e semi-vecchi invocano i tempi passati (magari tralasciando che in quei tempi si nascondeva anche Auschwitz). Non si sentono più protetti dai propri “valori” e ,probabilmente hanno anche invidia per la libertà, sia pure folle, giovanile. Le religioni, pur facendo qualche resistenza di retroguardia, tendono ad una trasformazione tipo welfare. E poi, proprio perché attirati da questi Paesi di Bengodi, torme disperate di immigrati che sfuggono alle miserie più infime, premono alle porte.

Queste situazioni di vita, con relative ideologie, si impadronivano anche dei Paesi non comunisti e, anzi, davano dei vantaggi economici concorrenziali. Ma la contrapposizione tra le tre Grandi Potenze restava intatta. E qui c’è il 2° round. La Russia, nella quale i residui sovietici sono persistenti ed ,ad onta del consumismo, continuano ad agire potentemente, teme che nei Paesi vicini, vedi e non solo l’Ucraina, l’espansione delle ideologie occidentali, esca dagli argini e inondi anche se stessa. Da qui un certo barocchismo putiniano, un’apologia mista tra regime sovietico e zarismo, e infine, antiquato ma, purtroppo, sempre efficace ricorso alle armi. Ad onta dei supermercati moscoviti, si teme l’ondata anarcoide del consumismo, che già, con diverse condizioni, aveva fatto saltare il gigante sovietico .Anche a Cuba, tra poco, non saranno i Marines ma gli Hamburger a far saltare il regime.
E questo pericolo lo sente anche la Cina che finora con la consueta e un po’ noiosa saggezza orientale, è riuscita a conciliare il marketing al potere politico. Ma Hong Kong e Taiwan rischiano di diventare una nuova Ucraina, per la loro pericolosità non solo politica ma anche ideologica. Quindi Putin appare come il difensore di una purezza di valori conservatori (con qualche eccezione…). Questa tentazione serpeggia qua e là anche in Occidente, e non solo tra i partiti di destra.

TAG: crisi
CAT: Scienze sociali

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