Trasformazioni: Mattarella e Draghi. La via per l’Autorevolezza

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8 Febbraio 2022

Noi, psicologi e sociologhi, per essere scientifici, osserviamo le cose di questo mondo con lo sguardo obiettivo dello sperimentatore mentre, in laboratorio, una povera cavia si contorce per qualche diavoleria sperimentale. Cioè davanti alla confusione generale della società e in particolare della politica, non ci lanciamo in anatemi per quello che incombe, magari con rimpianti per il buon tempo antico ed esortazioni a future riconquiste etiche.

Tutti questi rivolgimenti, incombenze, persecuzioni le chiamiamo Trasformazioni. Ovviamente questo eufemismo semantico indigna i più, eccetto forse i cinici e i depressi che pensano di non aver più nulla da perdere. Cioè queste Trasformazioni sono, a mio ristretto giudizio, i derivati di un insieme di cause così ignote, ambigue e interconnesse che rendono vani i nostri tentativi di chiarimento e spiegazioni se non funzionali ad una rassicurazione pur banale che sia.

In tutto questo si discute del girare a vuoto delle istituzioni parlamentari e della solidità ideologica e organizzativa dei partiti. Ma a prescindere dalle già citate nostalgie per la centralità parlamentare e la funzione orientatrice (cosiddetta) dei partiti, non ci si accorge che è in atto un cambiamento verso nuove dinamiche politiche e sociali, nonché individuali e soggettive. Ma ad onta dei buoni propositi espressi in talk show e simili, la prevedibilità di quanto sta accadendo è difficile se non impossibile perché, parlando “scientificamente”, le variabili in gioco non solo sono molteplici ma dinamicamente in movimento, anche ciecamente e senza scopo. Non a caso il buon Bauman parla di società liquida. Basti riflettere su come un virus, cioè una molecola, come il Covid, abbia fatto esplodere popolazioni e governi, per capire che il controllo e la prevedibilità del futuro sia continuamente arbitraria.

Ora, parlando di politica, la crisi conclamata dei regimi democratici parlamentari, porta a nuove, sia pure molte vecchie, tentazioni: l’Autoritarismo. Ma mentre nei Paesi non occidentali questa gestione dei poteri trova ampia e inesorabile attuazione, basata soprattutto sulla forza militare e poliziesca, da noi, diciamo fortunati, l’idea dell’Autoritarismo è accarezzata mediante l’applicazione di una certa moderata rigidità. Per esempio quando si suggerisce un presidenzialismo o magari solo un maggioritario elettorale. Però l’Autoritarismo non incontra il favore dei più, sia per le passate vicende del secolo scorso, sia anche perché ne vengono danneggiati anche forti interessi economici e sociali: dobbiamo essere liberi di andare al supermercato e abbeverarci nella Tv o nei social. E allora? All’orizzonte politico italiano (e forse anche in altri Paesi occidentali) si sostituisce l’Autoritarismo, immagine di un genitore punitivo se ti ribelli, con l’Autorevolezza, immagine di di un genitore che ti “fa ragionare” e quindi ti suscita sensi di colpa se non ti adegui.

Cioè, in termini clinici, passiamo dall’uso dell’ansia a quello della depressione. Quest’ultima è più insinuante ed anche morbosamente gratificante quando il bambino, piangendo sa di essere perdonato.

I titolari, simbolici, di questa trasformazione sono, per esempio, Mattarella e Draghi (se vogliamo essere anche un po’ blasfemi ci aggiungiamo pure il Papa…). Essi dicono cose di così buon senso che non possiamo che essere d’accordo. In termini psicoanalitici assistiamo alla mutazione di un Super-Io violento in un Super-Io suasivo.

Ma è per tutti così? No, ci sono frammenti, minoranze, groppuscoli che in ogni caso sono abbastanza paranoici per ribellarsi. Ma si ribellerebbero in ogni caso e in qualsiasi situazione.

TAG: politica
CAT: Scienze sociali

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