VALUTAZIONE DOCENTI? Dialogo tra un Meritoscettico e un Empirista critico

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24 Giugno 2016

 

N.B.: Qualsiasi riferimento a scambi realmente avvenuti è meramente casuale. Tuttavia, la documentazione e le citazioni sono di dominio pubblico, così come le posizioni.
Meritoscettico: Il bonus docenti dovrebbe essere impedito per una questione morale. Come spesso capita di sentire (e anche noi l’abbiamo sentito da colleghi e letto qui), sarebbe immorale differenziare lo stipendio dei docenti sulla base del merito, perché gli insegnanti dovrebbero prendere tutti lo stesso stipendio (questa è l’uguaglianza). Non solo, se proprio si insiste, nonostante le proteste e i tentativi falliti di boicottare la valutazione degli insegnanti (per esempio, non eleggendo i docenti membri del comitato), nonostante i dubbi sui criteri e sul ruolo del Dirigente ecc. ecc., allora chi prende il bonus dovrebbe donarlo alla scuola, affinché lo si possa utilizzare per i progetti didattici e per ridurre i contributi delle famiglie, che ormai arrivano a 150-200 € all’anno.
Empirista critico: Per quanto riguarda i contributi, detti “erogazioni liberali”, si dovrebbe discutere in altra sede, quindi propongo di separare la questione dal resto (eventualmente ci torneremo). Sulla questione morale, che usi ahinoi come una clava, diciamo subito qualcosa, però: non è esclusiva di chi rifiuta il bonus. Anche sostenere che chi insegna meglio e in modo più efficace, chi è più preparato e si dà da fare dovrebbe prendere uno stipendio più elevato, seppure di poco, è morale.

Ed è morale anche voler sostituire l’impegno e le capacità alla mera anzianità di servizio, per stabilire chi deve avere uno stipendio più alto. Attualmente, vale il criterio dell’anzianità di servizio. Quanto più a lungo ho insegnato, tanto più guadagno, spesso anche molto di più di chi è un neo assunto con una famiglia numerosa, come si usa dire. Non è forse immorale, questa disuguaglianza? Tu quoque, caro scettico.

Allora formuliamo la nostra controproposta. Se un docente neo immesso in ruolo prende poco più di mille € e un docente con venti e passa anni quasi duemila € di stipendio, proponiamo che il docente che prende più del doppio versi il surplus rispetto al collega meno anziano rimpinguando il fondo d’istituto. Sarebbe in tal modo possibile non solo ridurre (la “premialità docenti” riguarda meno persone e cifre più basse) bensì eliminare del tutto le “erogazioni liberali” per far funzionare la didattica. Chissà perché questa proposta non l’abbiamo mai sentita… eppure sarebbe equivalente. Propongo allora di non appellarsi a ragioni di ordine morale, o perlomeno a non ritenersi gli unici detentori dell’integrità morale. Se non si è d’accordo nel merito, bisogna capire perché le nostre versioni della “morale” divergono, altrimenti facciamo fallire la discussione.
Meritoscettico: Concordo, sospendiamo i giudizi morali, anche se non condivido la tua posizione. Ammetterai però che i criteri di valutazione degli insegnanti (anche se tu li chiamerai di “valorizzazione” o di “premialità”) che le commissioni sono chiamate a individuare sono piuttosto problematici. Come possono essere individuati criteri oggettivi?
Empirista critico: Direi che i criteri, più che oggettivi, dovrebbero essere condivisi ed empiricamente perfettibili. Bisognerebbe applicarli e testarli, per vedere se funzionano e se spingono i docenti a migliorarsi (e, di conseguenza, se sono utili agli studenti). In caso contrario, allora sì, dovrebbero essere rivisti e, nella peggiore delle ipotesi, eliminati. Avendo esaminato l’operato di diverse commissioni di valutazione proprio a questo fine, confermo che le diverse scuole hanno scelto spesso criteri molto diversificati, tuttavia, esaminando le scelte fatte, non è impossibile individuare alcuni punti condivisi (da docenti, genitori, studenti). Insomma, in pratica, le commissioni con le quali abbiamo lavorato non si sono trovate di fronte a una “quadratura del cerchio” (che comunque, all’infinito, non sarebbe forse del tutto impossibile), ma le analogie sono argomentazioni traballanti, come tavoli a tre gambe, quindi lasciamole perdere. Sono però d’accordo con te se sostieni che dovrebbero essere almeno comparabili nelle diverse scuole, e che forse il Ministero avrebbe dovuto insistere di più sulla uniformità, ma…
Meritoscettico: …ma ha probabilmente temuto una rivolta contro l’arroganza di chi impone riforme dall’alto (evviva la partecipazione dal basso!), e così ha messo in conto la critica, legittima, di chi sostiene che le indicazioni avrebbero dovuto essere più vincolanti.
Empirista critico: Mi hai tolto le parole di bocca! Stai forse cambiando posizione?
Meritoscettico: No, ma non sono tenuto ad accettare proprio tutti gli argomenti sostenuti in favore della mia posizione.
Empirista critico: Concordo. E scusa se ho commesso l’errore di attribuirti premesse implicite da te non condivise. Non vogliamo allora entrare nel merito dei criteri? Che cosa ti spinge a rifiutarli?
Meritoscettico: Prima di analizzare i criteri dovremmo discutere di un altro punto debole delle modalità con cui si deciderà. A farlo è un giudice “monocratico”: il dirigente scolastico.
Empirista critico: Capisco. Avresti preferito che a decidere fosse la stessa Commissione incaricata di elaborare i criteri. D’altro lato, però, se facessimo come suggerisci avremmo un problema molto serio: chi elabora i criteri decide anche come applicarli. Per usare un’analogia con il nostro sistema istituzionale, sarebbe come se i parlamentari, oltre a legiferare, avessero anche il potere giurisdizionale, e potessero interpretare e far applicare la legge. Non pensi che rischierebbero di perseguire vantaggi personali? Questo sarebbe un grave conflitto di interessi.
Meritoscettico: Sei finito da solo proprio in una strada senza uscita, infatti la questione si pone in forma di dilemma: a) se decide il/la Dirigente, allora la decisione è fuori controllo, perché potrebbe premiare chi vuole lui (o lei), a prescindere dal merito effettivo, determinando abusi e clientelismi, o scegliendo i docenti più servili e sottomessi; b) se invece decide anche la Commissione (ma non è evidentemente questo il caso della legge 107, della cosiddetta “buona” scuola), allora i criteri sono elaborati e applicati dalle stesse persone, che così favoriranno sé stesse (al limite, docenti collusi). Tra i criteri bisognerebbe inserire il divieto di applicarli ai membri della Commissione, e non solo per l’anno in corso ma, eventualmente, anche per quello successivo.
Empirista critico: Capisco. Tuttavia, di dilemma non si tratta, perché la seconda opzione non è stata scelta. La Commissione ha invece imposto i suoi criteri e il Dirigente li applicherà. Secondo il principio della divisione dei poteri e delle funzioni, si è ridotto il rischio di conflitto di interessi. Tanto più che il Dirigente deve motivare e documentare accuratamente la sua scelta, pena il rischio di ricorsi e contestazioni. Di conseguenza, anche ammettendo le due alternative che hai presentato, ve ne è una terza, che passa attraverso i corni del dilemma.
Meritoscettico: E con questo hai parato il mio attacco. Concorderai però sulla necessità di un controllo dell’operato del Dirigente, nella migliore delle ipotesi da parte della Commissione, ma quantomeno da parte dei “superiori gerarchici”, dai quali il Dirigente in definitiva dipende.
Empirista critico: Proposta interessante, da valutare, anche se temo, nella seconda delle ipotesi, che i superiori gerarchici possano finire con l’applicare il principio del “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”. E lo stesso discorso dovrebbe allora valere per il Dirigente nel suo rapporto con il singolo docente. Tuttavia, non condivido né l’argomento d’autorità (che Locke chiamava ad verecundiam, sottolineando che lo usiamo quando ci vergogniamo di far funzionare il nostro cervello) né l’opzione gerarchica. Concedo che qui si sia di fronte a un problema e che, forse, si debba pensare alla possibilità di un controllo delle motivazioni fornite dal Dirigente, ai fini di una corretta applicazione dei criteri, ora e in seguito, se questi poi cambieranno.

……..
Caro Scettico, caro Empirista vi ringraziamo. I vostri forzi ci hanno permesso di vedere meglio i problemi inerenti la valutazione dei docenti, probabilmente ancora lungi dall’essere risolti, ma non necessariamente irrisolvibili in linea di principio.

Sarebbe il momento di andare ai criteri di valutazione, che avete così accuratamente evitato di affrontare…

Provate (e provi il lettore) a dare un’occhiata qui. Apprezzeremo commenti nel merito (no, gli insulti no, per favore).

Vi avviso subito che uno dei criteri proposti da altre scuole e sentiti più volte, non lo troverete, però: non siamo al momento in grado di stabilire in modo quantificabile (in termini cioè di voto) se l’insegnamento di un docente è efficace o meno. I voti degli studenti sono infatti assegnati dal docente, che potrebbe essere spinto ad alzarli per sembrare più bravo (allora ben venga una riforma dell’esame di maturità con commissari solo esterni); ma anche un questionario riservato agli studenti, come scelto da alcune scuole, potrebbe essere problematico, infatti, i docenti potrebbero comunque influenzarne l’esito. Per non parlare poi delle domande suggestive o delle definizioni manipolate: un questionario non va improvvisato, come sa chi se ne occupa per fini statistici (vedi qui). In definitiva, caro Scettico, caro Empirista, aiutateci a tentare la via migliore.

Techne Maieutike

TAG: Merito, merito a scuola, Meritocrazia, scuola, valutazione docenti
CAT: scuola

3 Commenti

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  1. mila-spicola 8 anni fa

    “Se un docente neo immesso in ruolo prende 1300 € e un docente con venti e passa anni quasi tremila € di stipendio,” ????? Tremila euro?? Dopo venti anni? Insegno da dieci anni e sono ferma a 1.412 euro. Non conosco docenti di scuola che superino i 2.000 euro. Manco con 40 anni di servizio. Ricominciamo l’analisi. Nel merito: legare la valutazione ( possibilmente effettuata con indicatori obiettivi e criteri di terzietà) alla progressione di carriera,

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    1. Andrea Gilardoni 8 anni fa

      Hai ragione. Ho corretto e limato direttamente il testo. Puoi illustrare meglio: a) come garantire la terzietà; b) come legare valutazione e progressione di carriera? Il bonus non va dunque in questa dimensione? E i criteri indicati nel link ti paiono accettabili?

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  2. epimeleia 8 anni fa

    Interessante esercizio di argomentazione (da cui comunque mi pare traspaia chi sia l’empirista critico). Questione su cui mi sono interrogato molto durante l’anno, potendo anche interloquire con colleghi informati e motivati caratterizzati da impostazioni quasi opposte. In effetti, se per mia formazione ed educazione politica starei con il meritoscettico (perché spesso la meritocrazia è stata il paravento per lo smantellamento dei servizi e delle istituzioni pubbliche, a favore di un primato del privato tutto ancora da dimostrare), ho potuto nella pratica dell’insegnamento riscontrare come le cose come stanno e come si sono venute e ripetere e creare siano affette da parecchi difetti.
    Deve essere possibile valutare i docenti o almeno marginalizzare coloro che non fanno il loro lavoro, rimandando ai giovani una immagine del nostro stato e degli adulti che fa molti danni. Crescere già con poca fiducia nelle istituzioni scolastiche può essere un vulnus all’educazione civica (o alla cittadinanza e Costituzione) difficilmente recuperabile.
    Ritengo però fondamentale la trasparenza in questi processi di valutazione e in tal senso auspico che sia chiaramente stabilito che siano resi pubblici gli elenchi di coloro che riceveranno i bonus (delle motivazioni mi pare ci sia una buona griglia al link indicato, anche se per l’appunto tutto è empiricamente perfettibile).
    Il rischio di personalismo e clientelismo comunque rimane, perché purtroppo provvedimenti simili sono sempre soggetti ad una cattiva applicazione. Se come pare verranno valutati anche i dirigenti, spero davvero gli usr saranno in grado di vigilare sulla corretta applicazione di leggi che dovrebbero servire ai docenti per insegnare meglio e agli studenti per ricevere una migliore istruzione.
    Conservo qualche dubbio riguardo all’inserimento di elementi di individualismo e aziendalismo in ambito scolastico, che invece credo debba mantenere una visione umanistica dell’educazione, basata anche sul valore nella formazione della cooperazione.
    Grazie per il confronto (non soltanto attraverso questo articolo).

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