Letteratura

Canfora e Piperno al Salone Internazionale del Libro raccontano gli orizzonti larghi della scrittura

Le lectio magistralis di Luciano Canfora e Alessandro Piperno al Salone Internazionale del Libro di Torino

17 Maggio 2025

“Scrivere è brancolare nel buio”. Comincia idealmente con questa frase di Alessandro Piperno la mia visita al Salone Internazionale del Libro di Torino. Per anni, per motivi di lavoro, sono stato a fiere internazionali dell’industria nautica, meccanica e logistica. È la prima volta che partecipo a una fiera editoriale di questo livello. Devo ammettere che il colpo d’occhio è davvero impressionante. I grandi marchi dell’editoria, ovviamente, mettono in scena tutta la loro forza, avendo allestito stand giganteschi, pieni di tutte le ultime novità e di tanti gadget promozionali. Poi c’è la fascia dell’editoria media, quella meno legata a logiche industriali, in cui prevale ancora un lavoro di tipo artigianale. E poi c’è la piccola editoria, quella di carattere sartoriale, tutta ago e filo, la porta di ingresso per la maggior parte dei nuovi autori. Fa un certo effetto trovare tutti questi strati dell’industria del libro presenti insieme qui a Torino. Bellissimi gli stand delle regioni presenti.

Scrivere è brancolare nel buio, e la luce che attende lo scrittore dopo tutto il suo lavoro nel segreto può essere, quindi, più o meno grande. Questo è ciò che risulta evidente passeggiando per i padiglioni del Salone. Nella sua lectio magistralis Alessandro Piperno si è soffermato sugli elementi caratterizzanti l’esperienza della scrittura, una sua tassonomia su cui fondare la risposta alle domande a cui qualsiasi scrittore, almeno una volta, ha dovuto rispondere: perché scrivi e perché hai scritto questo libro? L’atto della scrittura comporta sempre, prima di tutto, una buona dose di ambizione, narrare non è certo roba da sonnacchiosi e la scrittura sistematica è un processo che interroga continuamente colui che quell’atto ha deciso di porre in essere.

Il secondo elemento è l’odio, inteso come forma di combattimento personale contro tutto ciò che si potrebbe definire luogo comune, appiattimento, sciatteria di pensiero. Un terzo elemento è la responsabilità, quella che lo scrittore, come intellettuale, sente verso tematiche legate alle sorti del mondo, argomenti che lo scrittore può decidere di affrontare nei suoi libri, stimolando la riflessione delle persone su temi a volte difficili. Il quarto elemento è il piacere di scrivere, elemento che risalta particolarmente in alcuni autori, Piperno cita per esempio Charles Dickens. Piacere che tanto più è forte, quanto più traspare agli occhi di chi legge. Il quinto elemento è la conoscenza, perché chi scrive lo fa sempre perché è alla ricerca di qualcosa. La scrittura è sempre atto eminentemente intimo e personale, come quel brancolare nel buio da cui ogni vero percorso di scrittura nasce.

Si muove su orizzonti ampi la scrittura, un po’ come quella che nasce dalla ricerca storica, così come l’ha presentata Luciano Canfora nella sua lectio magistralis sulla guerra del Peloponneso. Canfora ha raccontato le vicende della guerra tra Atene e Sparta inquadrandole a partire da almeno undici anni prima rispetto alla data del 431 a.C. Solo andando indietro negli anni possono risultare chiare le ragioni dell’inizio del conflitto. Per la scrittura è lo stesso, si deve procedere per cerchi concentrici, ampliare lo sguardo, connettere elementi solo in parte sovrapponibili. Tantissimi giovani hanno preso parte a questo Salone del Libro, con un’area completamente dedicata ai romance. Mentre stavo venendo via mi ha colpito lo scambio tra due ragazzi, avranno avuto dodici anni. Uno chiedeva all’altro se per il 2025 ci saranno altre fiere del libro. L’altro, mettendo in dubbio che ce ne saranno altre per questo anno, ha risposto che avrebbe scritto su Instagram a uno youtuber per chiedergli informazioni. Questa intersezione di social e influencer citati come opinion leader mi ha fatto sorridere. Pensare che Piperno poco prima aveva citato Virginia Wolf, Charles Baudelaire e Marcel Proust. E pensare che esiste la parola booktok.

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