Cronaca

Ebrei in guerra

“Siamo sull’orlo di una guerra civile e non si creda che una guerra civile sia impensabile fra gli ebrei”

27 Novembre 2025

C’è una guerra in corso tra Israele e Palestina e c’è una guerra in corso (senza armi, ma ugualmente assai aspra) tra gli stessi ebrei: tra gli ebrei israeliani e tra gli ebrei all’interno delle diaspore nel mondo.

Tanto per fornire un dato a proposito della diaspora americana, la più numerosa al mondo, due associazioni rappresentative, Jewish Voice for Peace e Jews for Racial Equality hanno sostenuto e fatto votare il nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, musulmano, che in campagna elettorale ha accusato Israele di genocidio, ha detto che ne andrebbe arrestato il leader e ha dichiarato di non poter sostenere il Paese fintanto che sarà uno Stato ufficialmente ebraico che nega diritti ai palestinesi.

Comprendere le ragioni della disputa all’interno dell’ebraismo non è sempre semplice per la complessità e l’intrecciarsi di questioni politiche, religiose e storiche.

Ma anche perché, a riguardo del caso italiano, la voce degli ebrei italiani “dissidenti” critici o del tutto ostili alla direzione politica del governo israeliano, non è semplice da ritrovare.

Ne offre con passione qualche racconto il giornalista Bruno Montesano su IL MANIFESTO. Da lui abbiamo saputo che l’ebraismo dissidente si è ritrovato in assemblea a giugno e a novembre 2025 a Firenze dove «c’erano rabbini progressisti, già impegnati in “Rabbini per i diritti umani” o in collegamento da Israele e attivi nella lotta al “terrorismo ebraico” nei territori occupati, consiglieri di centro-sinistra dell’Unione delle comunità ebraiche, intellettuali e attivisti del Laboratorio Ebraico Antirazzista, di Mai Indifferenti e della Sinistra di Fede. Il nemico è comune (la destra ebraica italiana, i postfascisti qui e in Israele), le strategie per opporsi meno».

La voce degli “allineati” è invece ben rappresentata nel libro, appena pubblicato, di Gad Lerner Ebrei in guerra dialogo tra un rabbino e un dissidente , Feltrinelli.

Coautore Riccardo Di Segni rabbino capo della sinagoga di Roma.

Testo molto interessante a più livelli.

Personalmente ho trovato notevole il capitolo 3: la chiesa di Roma e la “nuova Israele” con informazioni e valutazioni di prima mano da parte di Di Segni che ha incontrato e dialogato con papa Benedetto XVI e papa Francesco. Offre un bilancio assai disincantato dei rapporti intercorsi.

Ma l’intero dialogo Lerner-Di Segni ha un notevole interesse.

Giocato sul filo della passione e della sincerità, ma senza approdare ad accordi posticci o finti. Di Segni: «sto provando a dialogare con te, ma tue scelte pubbliche non riesco proprio a giustificarle».

Curioso che entrambi concordino, pur con argomenti diversi, sul fallimento della comunicazione della diaspora italiana che viene liquidata come “una disfatta” da Lerner: «più i “nostri” portavoce parlavano e più calava il consenso. Spesso davano l’impressione di arrampicarsi sugli specchi».

Un detto antico recita: due ebrei, tre opinioni.

Trovo molto bella la conclusione del rabbino: «all’inizio della storia biblica di Giuseppe viene detto che i fratelli lo odiavano “e non potevano parlargli in pace” (Gen 37:4). Rashì commenta che, malgrado il quadro fosco, una cosa positiva sui fratelli di Giuseppe emerge: che non si nascondevano le loro ostilità e almeno si parlavano, anche se non pacificamente. Noi non siamo Giuseppe e i suoi fratelli, ma solo loro lontanissimi discendenti, per fortuna non ci odiamo, ma abbiamo opinioni molto differenti. Tu ti risenti per la durezza dei miei commenti, io mi stupisco per la durezza delle tue posizioni. Ma almeno ci parliamo. Con te ci riesco, con altri purtroppo non ci sono riuscito per motivi complessi che non posso qui spiegare. E mi auguro che chi avrà la pazienza di leggerci, superando riserve e condanne da tanti punti di vista, possa riflettere e imparare qualcosa dalla nostra discussione».

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