La musica del 1985 è ricca di figure comparse, arrivate al successo, e poi rapidamente sparite. ultima tappa di un viaggio in un anno che ha cambiato la storia della industria musicale

Musica

La musica è mia (e me la gestisco io)

Dall’America all’Europa, giovani e adulti rispolverano iPod e acquistano nuovi lettori dedicati. La musica in streaming è comoda ma effimera. Una nuova generazione riscopre il valore del “possesso” in musica.

8 Novembre 2025

Viviamo in un’era paradossale per quanto riguarda il consumo musicale. Mai prima d’ora abbiamo avuto accesso immediato a un catalogo così vasto: oltre cento milioni di brani disponibili istantaneamente su Spotify, Apple Music, Amazon Music e decine di altre piattaforme. Eppure, proprio nel momento di massima abbondanza digitale, sta emergendo un fenomeno sorprendente: sempre più persone, soprattutto tra i giovani adulti e la Generazione Z, stanno riscoprendo il fascino della musica fisica e dei lettori musicali dedicati.

Non si tratta di semplice nostalgia da cinquantenni che non hanno superato la tarda adolescenza. È qualcosa di più profondo: una risposta culturale alla natura effimera, algoritmica e fondamentalmente precaria della musica in streaming. Quando ascolti musica su Spotify, non possiedi nulla. Paghi un canone mensile per l’accesso temporaneo a un catalogo che può cambiare senza preavviso, dove album interi possono sparire da un giorno all’altro a causa di dispute sui diritti, dove la tua playlist accuratamente curata può diventare inaccessibile se interrompi l’abbonamento. È musica liquida, nel senso più baumaniano del termine: fluida, instabile, priva di solidità.

Il simbolo più evidente di questa tendenza è probabilmente il rinnovato interesse per l’iPod Classic, il leggendario lettore MP3 di Apple uscito di produzione nel 2014. Su piattaforme come eBay e Reddit, i prezzi degli iPod Classic in buone condizioni sono schizzati alle stelle. Modelli che dieci anni fa potevano essere acquistati per poche decine di euro oggi vengono venduti per centinaia, specialmente le versioni da 160GB dell’ultima generazione. Esiste un’intera sottocultura dedita al “modding” degli iPod Classic, che li trasforma in lettori musicali high-fidelity sorprendentemente potenti. Appassionati e piccole aziende specializzate sostituiscono i vecchi hard disk meccanici con schede SD ad alta capacità, aggiornano le batterie, installano nuovi DAC di qualità superiore e persino modificano il firmware per supportare formati audio lossless come FLAC e DSD. Un iPod modificato con 512GB di storage può contenere l’intera collezione musicale di una persona in formato lossless, completamente offline, senza algoritmi che suggeriscono cosa ascoltare dopo, senza pubblicità, senza la necessità di una connessione dati.

Parallelamente alla riscoperta del vintage, è emerso un mercato di nuovi lettori musicali dedicati che cercano di coniugare la qualità audio moderna con la filosofia dell’ascolto focalizzato. FiiO, azienda cinese specializzata in audio portatile, ha creato una linea di lettori che sono diventati un punto di riferimento per gli audiofili. Il FiiO M11 Plus, con un prezzo intorno ai 500-700 euro, offre un DAC di altissima qualità, supporto per praticamente ogni formato audio esistente, uno schermo touch moderno e batteria che garantisce ore di ascolto lossless. La serie include modelli per ogni fascia di prezzo, dal FiiO M6 entry-level a circa 150 euro fino al top di gamma M17 oltre i 1.500 euro.

Sony, che ha letteralmente inventato la musica portatile con il Walkman negli anni ’80, non ha mai abbandonato completamente i lettori musicali dedicati. La serie Walkman moderna, in particolare il NW-A306 a circa 350 euro, rappresenta un interessante ibrido: gira su Android ma è progettato e ottimizzato per l’ascolto di file locali di alta qualità. Per chi è disposto a investire significativamente, Astell&Kern offre lettori come l’SR35 a circa 800 euro che sono veri gioielli tecnologici con DAC quad-core, amplificatori dedicati per cuffie ad alta impedenza e chassis in metallo lavorato. Il mercato cinese ha prodotto anche alternative interessanti come lo Shanling M3X a circa 400 euro, mentre dispositivi come il Mighty Vibe a circa 100 euro offrono una soluzione ultra-compatta che può sincronizzarsi con Spotify Premium per scaricare playlist offline ma poi funzionare completamente autonomo.

Uno degli argomenti più forti a favore dei lettori musicali dedicati è la qualità audio. Sebbene servizi come Apple Music, Qobuz e Tidal offrano ora streaming lossless, la realtà dell’ascolto quotidiano è che la maggior parte delle persone ascolta musica compressa a bitrate variabili. Spotify, nonostante anni di promesse, offre ancora come massima qualità audio compresso a 320kbps. Per gli appassionati rappresenta una compromissione inaccettabile. Ascoltare un album in formato FLAC a 24bit/96kHz su un lettore dedicato con cuffie di qualità è un’esperienza oggettivamente diversa, con maggiore profondità, separazione strumentale e dinamica.

Ma forse l’argomento più convincente non è tecnico ma filosofico ed economico. Quando paghi 9,99 euro al mese per Spotify, cosa stai effettivamente acquistando? Non musica, ma accesso temporaneo a musica. Se smetti di pagare, perdi tutto. La generazione cresciuta con lo streaming sta iniziando a comprendere questa precarietà. Su Twitter e Reddit si moltiplicano i thread di utenti che raccontano di aver perso accesso ad album amati, di playlist diventate inutili perché metà delle canzoni sono ora “non disponibili”, di intere discografie che spariscono quando un artista cambia etichetta.

C’è un aspetto quasi politico in questa consapevolezza. Lo streaming ha centralizzato il controllo della distribuzione musicale in mano a pochissime corporation. Spotify, Apple, Amazon e Google controllano oltre il 90% del mercato. Queste aziende decidono quali artisti promuovere attraverso i loro algoritmi, quanto pagare per stream, e quali album rendere disponibili. Acquistare musica in formato digitale da servizi come Bandcamp e archiviarla su un lettore dedicato rappresenta una forma di resistenza a questo modello. È un modo per supportare direttamente gli artisti, per garantirsi accesso permanente alla musica che si ama, e per riappropriarsi della propria collezione musicale.

C’è anche una dimensione psicologica profonda. Lo streaming, con i suoi algoritmi infiniti di raccomandazione e playlist automatiche, ha trasformato la musica in qualcosa di onnipresente ma poco significativo. I lettori musicali dedicati incoraggiano un approccio diverso. Quando devi scegliere consapevolmente quale musica caricare sul dispositivo, quando devi navigare la tua collezione personale invece di lasciare che un algoritmo scelga per te, quando l’atto di ascoltare richiede un dispositivo separato, l’ascolto diventa più intenzionale. Giovani adulti intervistati sulla loro scelta di usare iPod o altri lettori dedicati parlano spesso di “detox digitale” e “ascolto consapevole”, del piacere di ascoltare un album dall’inizio alla fine senza notifiche che interrompono, senza la tentazione di controllare Instagram.

Uno degli aspetti più criticati dello streaming è l’egemonia degli algoritmi. Spotify Discover Weekly e le infinite playlist algoritmiche promettono di introdurci a nuova musica perfetta per noi, ma molti utenti si sentono intrappolati in bolle di omologazione. Gli algoritmi tendono a proporre musica simile a quella che già ascolti, creando cicli di rinforzo che limitano la scoperta genuina. Ritornare a una collezione musicale curata personalmente significa riprendere il controllo della propria esperienza di scoperta, leggere recensioni scritte da critici umani, ricevere raccomandazioni da amici, esplorare attivamente nuovi generi.

Uno degli aspetti più affascinanti è che questo fenomeno non è guidato principalmente da persone nostalgiche, ma spesso dai nativi digitali: teenager e ventenni che tecnicamente non hanno mai vissuto l’epoca pre-streaming. Per la Generazione Z, cresciuta interamente nel mondo digitale, c’è un fascino particolare nel tangibile, nel posseduto. È la generazione che ha riscoperto le macchine fotografiche a pellicola, i taccuini cartacei, le lettere scritte a mano. Un iPod o un lettore musicale dedicato rappresenta questo: è un oggetto fisico che puoi tenere in mano, che contiene la tua musica in modo tangibile. È tuo, non affittato tramite abbonamento.

Il ritorno ai lettori musicali rappresenta una risposta a problemi reali con il modello streaming: la mancanza di proprietà, la qualità audio compressa, l’egemonia algoritmica, la precarietà dell’accesso, e forse più profondamente, la trasformazione della musica in sottofondo liquido invece che esperienza centrale. Non è un rifiuto totale della tecnologia moderna, ma un suo utilizzo più consapevole. Dagli Stati Uniti all’Europa, sempre più persone stanno scoprendo il piacere di avere una propria collezione musicale, di possedere veramente la musica che amano. In un mondo sempre più liquido ed effimero, c’è un desiderio profondo di solidità, permanenza e controllo sul proprio rapporto con l’arte.

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