Arte
La traslazione del dolore di Gaza
Un paese serio, in mancanza di intellettuali comincia a interrogare le statue.
19 Settembre 2025
Il genocidio dei palestinesi per mano dei sionisti, per quanto doloroso e luttuoso possa essere, non esclude l’arte, che attraverso i suoi archetipi testimonia il sentimento della pietà meglio delle parole. L’arte, infatti, è essa stessa tormento e afflizione, e non può restare fuori dalla tragèdie humaine contenuta nell’eccidio di Gaza, su cui si abbattono concetti tramutati in una rabbia subulturale, assumendo i significati del carattere farsesco e nevrastenico della narrazione mediatica. E si ha che un comico mediocre, infallibile nel trasmettere tristezza, diventi il paladino della ragione a sostegno di una morale comune, che appare anch’essa sbiadita e opaca, come qualsiasi cosa esposta alle brame dei guitti che fiutano l’opportunità di riscattarsi. Smettiamola con le invettive estemporanee di chi non ha mai perseguito una verità distante da sé, dai suoi privilegi, dalla sua artefatta isola felice. Affidiamoci, invece, alla nostra storia, al corredo culturale lasciatoci in eredità dal Rinascimento, alle certezze pregne di umanesimo del nostro genio remoto. Un paese serio, in mancanza di intellettuali, comincia a interrogare le statue. E la pietà di Michelangelo, riprodotta prodigiosamente dalla celebre immagine reale di una donna gazawa, Inas Abu Maamar, mentre abbraccia il corpo della nipote di cinque anni, Saly, coperto da un sudario bianco, rende conto del sentimento più autentico che il mondo possa riservare alla tragedia del popolo della Palestina.
Ora, Gaza e i villaggi della Striscia non esistono che nella loro totale distruzione, mentre avanza ancora qualcosa degli abitanti. Non serve una narrazione omerica dell’orrore che ha interessato quella terra, men che meno la reazione collerica di sprovveduti teatranti, ma potremmo, tutti insieme, ricordarci che abitiamo un luogo ampiamente attrezzato per fornirci gli strumenti e gli stimoli necessari a introdurre nella riflessione di un genocidio elementi culturali e spirituali, che solitamente indagano verità e non perseguono sceneggiate a proprio uso e consumo.
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