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L’intelligence tedesca all’attacco dell’AfD. Il vero motivo?
4 Maggio 2025
È allarmante constatare quante poche siano le voci che, da sinistra, hanno il coraggio intellettuale di difendere un partito di destra come AfD. Basterebbe una minima educazione costituzionale.
Ciò che sta accadendo ad AfD rientra in un più generale meccanismo standardizzato di mantenimento dello status quo, che tiene in ostaggio le democrazie occidentali. Ho descritto questo meccanismo in un mio intervento precedente (qui).
Sì, va bene, però quelli di AfD sono “nazisti” no? Le democrazie mica possono tollerare i nazisti.
Ah! Se solo i “tifosi” delle costituzioni democratiche si prendessero anche la briga di studiarle!
Brevemente, non funziona così. Le democrazie devono reprimere le intolleranze FATTUALI, non quelle “ideali”. Se si dovesse perseguitare qualsiasi “richiamo” (più o meno dissimulato) a periodi o personaggi “controversi” della storia, dovremmo chiudere l’80% dei partiti d’Europa, di destra e di sinistra.
Qualsiasi partito può essere legalmente vietato solo nel momento in cui ci sono prove evidenti di eversione (ritrovamento di armi, intercettazioni su progetti concreti di assalto militare ecc). Molti partiti sono stati chiusi per questi motivi, in Italia e in Europa, a destra e a sinistra.
Ma non si possono fare PREVENTIVI processi alle intenzioni. Chi gravita intorno a partiti comunisticheggianti non dovrebbe prendere alla leggera questo punto, perché gli si ritorcerà contro. Soprattutto se nella tecnocrazia europea ci sono forze molto influenti che equiparano nazismo e comunismo.
In ogni caso, AfD non è un partito neonazista ed è molto improbabile che venga bandito. Non è nemmeno un partito di estrema destra. Se continuiamo a chiamare “estrema destra” ogni partito di destra, perdiamo la capacità di riconoscere la vera estrema destra.
L’abuso giornalistico-istituzionale dell’aggettivo “estrema” serve solo a imprimere una forza centripeta all’elettorato di sinistra che da quella parola viene spaventato, e che così viene incanalato e intrappolato in formazioni “moderate” (il celebre “voto utile” al “meno peggio”, quella simpatica formula magica che vi ha impoverito negli ultimi 30 anni).
AfD è un normale partito di destra, con qualche fisiologica e marginale compromissione criminale di qualche suo militante, in modo non troppo diverso da Fratelli d’Italia.
L’estensione del suo bacino elettorale lo ha inevitabilmente “normalizzato”, e lo ha spinto a intercettare istanze e insofferenze diffuse nella società tedesca.
L’elemento più controverso del programma politico di AfD è quello sulla “remigrazione”. Ufficialmente si tratterebbe di una politica migratoria restrittiva e di un rimpatrio degli immigrati irregolari.
Fin qui, tutto legittimo. Le politiche migratorie restrittive sono attuate nella maggioranza dei paesi del mondo, che non sono né razzisti né nazisti, anche se da noi molta “sinistra” non comprende questo punto.
Il problema, si dice, è che AfD coverebbe un progetto “segreto” di riprogrammazione “razziale” (!) della Germania, con vere e proprie “deportazioni” anche di immigrati regolari e di seconda o terza generazione, soprattutto islamici.
Questo progetto “ufficioso” sarebbe stato ora confermato dai servizi segreti, e ciò comporterà che AfD potrà essere monitorato, infiltrato e spiato, rischierà di perdere i finanziamenti pubblici e i suoi membri rischieranno persino di perdere il lavoro nel settore pubblico. Difficile, però, che il partito sarà bandito, per i motivi detti sopra.
Si tratta di un proposito, questo delle “deportazioni”, improbabile sia da credere, sia da attuare, sia da temere. Tuttavia tocchiamo qui un argomento molto serio, che non va sottovalutato.
Le stesse ricette economiche che causano le emigrazioni dei nostri giovani sono le stesse che favoriscono l’immigrazione di manodopera straniera a basso costo. Lo stesso Politicamente Corretto che serve a mascherare questa realtà con la “buona accoglienza”, entra fatalmente in contraddizione con le culture rigidamente “patriarcali” che importiamo. Queste tensioni esploderanno.
In ogni caso, non è certo una nobile lotta all’islamofobia che ha spinto i servizi segreti tedeschi a intimidire un partito del 20%, rischiando di generare il caos istituzionale e sociale.
Ci sono motivi ancora più concreti. Il 6 maggio Merz dovrebbe essere nominato Cancelliere, e un recente voto parlamentare in comune con l’AfD ha fatto pensare a qualcuno che non sia così assurdo far entrare AfD nel governo, se non nel breve, almeno nel medio o lungo periodo.
Del resto, è un partito liberista, filoisraeliano, anti-islamico, con ambigue concessioni al mondo LGBTQ+ e favorevole al riarmo tedesco.
AfD si è opposta al piano tedesco di riarmo più che altro in nome della Schuldenbremse (austerità fiscale), ma nel suo programma prevede l’aumento delle spese militari e coltiva persino l’idea dell’atomica per l’indipendenza strategica della Germania.
Non sono questi i motivi dell’ostracismo.
Ciò che DAVVERO ha destato preoccupazione, è stata l’intenzione dichiarata di AfD di voler ripristinare il North Stream e il legame energetico con la Russia. Come se non bastasse, aperture della CDU a questo piano lo hanno reso quasi “riproponibile” nel dibattito politico tedesco.
Per chi non lo avesse ancora capito, interrompere il legame tedesco-russo è stato il VERO movente della guerra ucraina, o almeno uno dei principali. È una linea al momento non oltrepassabile, non sottoponibile alla normale dialettica democratica.
I servizi segreti hanno dunque voluto mandare un chiaro messaggio al Bundestag, con perfetto tempismo appena prima del 6 maggio. Porte chiuse, per il momento, ad AfD.
Se ne riparlerà tra quattro anni, così ci sarà tutto il tempo di far rientrare queste intemperanze. La prospettiva della messa al bando fungerà da ricatto istituzionale per addomesticare la classe dirigente del partito.
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