Moda & Design

Questioni vitali

29 Settembre 2025

L’estate è finita, possiamo rivestirci. E visto che, come ha detto qualcuno, “Social Media Has Turned Fashion Into the Hunger Games”, giochiamo!

La settimana della moda milanese si chiude tra l’addio solenne a uno dei suoi padri fondatori e diversi nuovi arrivi che hanno stuzzicato la curiosità e la malignità di molti.

Senza nulla togliere a nessuno, sulla scena le due attese più grandi erano quelle per Dario Vitale da Versace e per Demna da Gucci. Entrambe sono state bypassate da eventi privati al di fuori della tradizionale liturgia delle sfilate, ma sono state ugualmente promosse con forza: una attraverso l’apparato del potere e l’altra, meno caricata, con il sistema della comunicazione social.

A Palazzo Mezzanotte abbiamo visto schierato, accanto a star di Hollywood come Demi Moore, Gwyneth Paltrow ed Edward Norton,  il gotha aziendale di Kering, da François-Henri Pinault alla CEO di Gucci Francesca Bellettini, tutti uniti per mostrare il potere e la solidità del marchio.

Alla Pinacoteca Ambrosiana, invece, non si è inspiegabilmente vista Donatella Versace, che ora del marchio è la Chief Brand Ambassador, né si è visto nessuno della nuova proprietà pradesca.

Poiché siamo più sensibili al nostro gusto che alle nostre opinioni, nell’era dei social media bisogna prestare attenzione a ogni punto di vista. Sebbene la potente artiglieria della moda abbia indiscutibilmente un’enorme presa su quello che viene chiamato “sentiment”, non va sottovalutata la reazione di un pubblico che non resta in silenzio.

In questi moderni “hunger games”, anche se il ruolo del direttore creativo rischia di essere ridimensionato, è decisamente poco professionale, per non dire infantile, non supportare il debutto di chi si è comunque scelto. Dopotutto, l’autorevolezza spetta sempre a chi è presente.

Nel caso di un’acquisizione aziendale, il tanto decantato understatement pradesco non funziona. La forza di chi sceglie, nell’era dei social, deve per l’appunto vedersi. D’altronde, nessuno mette in discussione le decisioni prese in un’azienda su chi debba restare o andarsene, perché si tratta sempre di una famiglia o come dice Demna di Gucci “la famiglia”.

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