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Media

Condivisione delle foto in Rete: tra i due litiganti il minore può decidere

di Alessandro Picarone
17 Agosto 2020

Recentemente, il Tribunale di Chieti ha aggiunto un nuovo tassello alla disciplina dei minori in Rete e della tutela della loro immagine, stabilendo che, se non c’è accordo tra i genitori per le fotografie del figlio minorenne da pubblicare sui social network, a decidere sarà proprio il minore (che nel caso in questione ha 17 anni, e gli è stata riconosciuta la possibilità di negare il consenso per la pubblicazione della propria immagine online).

Questa è una parte molto importante nel mosaico che determina lo stato dell’arte sulla questione (che forse val la pena di ripercorrere in poche righe): preliminarmente, alla base della disciplina vigente c’è una distinzione tra “piccoli minori” (fino a 14/16 anni a seconda della situazione) e “grandi minori” (dai 14/16 anni a seconda della situazione): ovviamente, avendo riferimento ad un processo di crescita e di maturazione del minore, non è possibile essere sicuri che a quell’età tutti abbiano raggiunto la capacità di autodeterminarsi. In teoria, tale discorso non sarebbe applicabile nemmeno alla maggiore età, ma nel diritto è opportuno che vi sia la cosiddetta “certezza”, ragion per cui è necessario individuare una età convenzionale valida per tutti.

Ciò premesso, in primo luogo, va ribadito che, a partire dal 2016, la normativa comunitaria (cfr. Reg. 679/2016), recepita con una soglia più bassa dal legislatore italiano, ha stabilito in 14 anni la soglia minima per iscriversi a un social network (e quindi per condividere lì anche le proprie foto) senza il consenso dei genitori. È stato disatteso il parere dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che riteneva necessario evitare di “porre in capo a ragazze e ragazzi con meno di 16 anni il dovere di essere consapevoli circa le conseguenze del consenso al trattamento dei dati personali” in quanto ciò significherebbe “caricarli di un onere conoscitivo e di comprensione gravoso” (Parere prot. n. 1008/2018 del 24 aprile 2018).

In realtà, va anche rilevato che, da un lato, l’ingresso dei minori nel mondo digitale avviene ben prima dei sedici anni: una ricerca mostra come l’84% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni possieda un profilo almeno su una piattaforma social (e solo il 22% dei tredici-quattordicenni l’ha creato con il consenso dei genitori), dall’altro la stessa legge contro il cyberbullismo consente al minore ultraquattordicenne di agire personalmente a tutela della propria dignità e della c.d. identità digitale (articolo 2, legge n. 71/2017).

Tali aspetti, per non essere considerati problematici e per poter consentire al minore una effettiva tutela, non possono mai prescindere da una corretta alfabetizzazione digitale che deve precedere, seppur di poco, l’ingresso autonomo dei minori in Rete (sebbene in ambito parzialmente diverso, qui potrete constatare come il controllo genitoriale può servire a scoprire le chat degli orrori).

Proprio l’aspetto variabile della maturazione degli adolescenti può dare adito a scontri con i genitori che, talvolta, come nel caso che ha portato alla sentenza del Tribunale di Chieti, sfociano nelle aule giudiziarie: al momento, la pubblicazione delle foto del minore sui social deve avvenire di comune accordo tra i genitori, e se c’è un provvedimento del tribunale che vieta a un genitore di non inserire le foto dei figli e di rimuovere quelle già pubblicate (già il Tribunale di Livorno nel 2013 ordinò di rimuovere le foto del minore che violavano la sua privacy, e analogamente in tempi più recenti ha fatto il Tribunale di Mantova nel 2017): in caso di inottemperanza, il Tribunale di Roma sempre nel 2017 ha stabilito una sanzione di 10 mila euro da versare al minore.

La questione acquisisce contorni problematici quando si parla di sharenting (me ne sono occupato in passato proprio qui): si condividono immagini e video dei bambini, in ogni contesto, anche quello più intimo o ridicolo, solo per fini esibizionistici

La questione è relativa alla condivisione di immagini e video dei bambini a soli fini esibizionistici: non vedo altra spiegazione al nugolo di neonati di ogni età, rigorosamente espressa in mesi, peso e sesso, che invadono le bacheche di Facebook.

Varie le problematiche derivanti da una condivisione estrema delle immagini di neonati inconsapevoli del destino che li aspetta: in sintesi, evitate di esporre i vostri figli a rischi nella vita reale (indicando precisamente tutti i loro spostamenti, riferimenti), non mostrate cose che potrebbero imbarazzarli e non fatelo con persone che sono disinteressate alle vostre gioie genitoriali.

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