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Religione

Islam e democrazia, un difficile incontro

di Pasquale Hamel
30 Marzo 2017

“In teoria, scrive il filosofo siriano Sadik al Azm e non si può che convenire con lui, non c’è nulla che impedisca all’Islam di venire a patti con questioni come il  laicismo, l’umanesimo, la democrazia, la modernità e così via.”  Vero, verissimo, a patto però che si realizzi all’interno dell’Islam stesso uno vera e propria rivoluzione copernicana, fatto non facile tenendo conto dei vincoli che lo stesso impianto religioso comporta soprattutto in tema di interpretazione dei sacri testi. Il “nobile” Corano e la più profana Sunna – con i loro dommi religiosi, i loro precetti giuridici e le loro regole di vita, figlie di un mondo arcaico dominato da un occhiuto Dio vendicatore – per millenni hanno inchiodato la realtà islamica in un tempo fissato una volta e per tutte senza speranza di evoluzione.

Non è un caso, dunque se, a partire dal XII secolo, mentre è facile incontrare mistici e poeti sarebbe fatica inutile trovare nella galassia islamica un filosofo, uno scienziato un artista che, in qualche modo, capaci di raggiungere i vertici di un Cartesio, di uno Spinoza o di un Hegel, nel campo filosofico, o di un Leonardo da Vinci, di un Copernico, nel campo scientifico, o di un Michelangelo o di un Velasquez nel campo artistico. Quella rivoluzione copernicana dovrebbe partire dal rimettere al centro del sistema l’individuo attraverso il ribaltamento della concezione tradizionale che, attualmente, vede il credente sottomesso e non titolare di diritti individuali. “L’individuo come categoria antropologica, scrive il sociologo Khaled Fouad Allam, è assente nell’Islam e occorrerà tempo affinché si realizzi pienamente il passaggio da una cultura basata sull’identità collettiva ad una cultura basata sull’identità individuale. Bisogna aggiungere che la democrazia non può vivere fuori da un contesto che riconosce la laicità mentre proprio l’Islam appare refrattario a ogni e qualsiasi apertura alla laicità. Nell’Islam, infatti, la religione è la fonte unica del diritto ed essa formalizza la differenza fra i sessi, concepisce un gerarchia che la vede al vertice e che, dopo la società, mette nel gradino più basso lo Stato e, in assenza di regole moderne, porta a risolvere i conflitti secondo la logica amico/nemico.

L’Islam infatti, non permette la interiorizzazione dei diritti individuali.” E’ dunque evidente che, essendo la democrazia basata sui diritti individuali, l’Islam sia naturalmente incompatibile con essa e quindi rende impossibile il relativo incontro. Essendo inesistente la centralità dell’individuo ne discende la indifferenza rispetto alla cosiddetta sovranità popolare: l’unica sovranità che l’Islam riconosce è di fatto quella divina. La premessa di Sadik al Azm, dal quale abbiamo preso avvio si scontra dunque con questo impianto culturale e ambientale che diventa ostacolo alla possibilità di venire a patti con la democrazia con una possibilità, dicevamo in avvio, di una rivoluzione copernicana allo stato dei fatti inimmaginabile perché dovrebbe ridiscutere una verità apodittica, quella che il testo sacro o i testi sacri piuttosto che essere al di là del tempo, siano invece declinabili nella storia, in poche parole siano interpretabili e quindi anche criticabili. Sarà possibile questo, che significa sconvolgimento di un sistema millenario di porsi di fronte alla parola rivelata? La risposta, che appare oltremodo urgente e che sarà difficile frutto di una anche dolorosa riflessione teorica, sicuramente ce la dovrà dare la storia futura.

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