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Ambiente

il clima è folle o qualcosa lo fa impazzire?

di Aldo Ferrara
18 Giugno 2016

La Meteorologia ci viene incontro per capire gli strani fenomeni dello strano clima di questi giorni, ma anche di questi mesi ma anche di questi anni. Un Paese spaccato anche nel clima, con periodiche inversioni della tipicità. Piove al Sud con bel tempo al Nord. Una vecchia pubblicità degli anni novanta riferiva già allora dei cambiamenti climatici   affermando che tutto cambiava tranne l’auto XYZ.

Elena Tebano, giornalista del Corriere della Sera scrive (18 giugno 2016) di questo pazzo , ma neanche troppo, clima e riporta con intelligenza le considerazioni di Federico Antognazza, ingegnere ambientale dell’Italian Climate Network —” Il surriscaldamento globale porta cambiamenti specifici a livello locale ed eventi meteorologici tipici di zone più calde iniziano a verificarsi pure alle nostre latitudini. Anche il caldo che in queste settimane si è alternato alla pioggia si spiega così: sulle Alpi ghiacci e neve si sciolgono, diminuisce la superficie riflettente e il calore della radiazione a terra sale in fretta: per questo le temperature tornano ad aumentare subito». Se la pioggia raffredda la primavera, la febbre del Pianeta non accenna a guarire. (Corriere della Sera 18.06.16 Perché piove così tanto. La primavera che non c’è al Nord).”

Chiaro no? Stiamo riscaldando il pianeta oltre misura e la colpa è dell’oil lifestyle, l’uso smoderato dei fossili. Altro da aggiungere? In effetti una chiosa c’è. Ai fenomeni globali si devono sommare i fenomeni di inquinamento locale che spesso potenziano i primi su scala planetaria. Tante piccole bombe innescate nei centri territoriali, in piccole città inquinate di 30-50 mila abitanti che poi potenziano il riscaldamento globale. Riprendo dal volume  “ virgin Oil, le insostenibili condotte dell’Eurasia” pag. 150

“In ultima analisi una delle conseguenze più drammatiche dell’effetto serra è l’estremizzazione del clima (Giuliacci et al., 2010). Questo comporta lo spostamento virtuale delle linee di demarcazione dei tropici con il trasferimento alle latitudini europee e mediterranee. Forti piogge a carattere alluvionale si alternano con periodi di siccità estrema, con sofferenza di aree, sottoposte a variazioni termiche estreme. Una sorta di radicalizzazione del clima che perde la sua caratteristica temperata. I fenomeni piovosi diventano sempre più irruenti fino ad assumere carattere uraganoide.

Anche il clima italiano risente del gioco di tutti questi fattori che vi determinano aumento d’intensità, frequenza ed intervalli di comparsa di fenomeni meteorologici estremi. La caduta in poche ore in un territorio, più o meno esteso, della stessa quantità di pioggia che si riversa durante l’arco di un anno (Olbia, Genova 2013) indica anche la compartecipazione del microclima loco-regionale che assume caratteristiche uraganoidi per sè riconducibili alla “estremizzazione” del clima, a sua volta corollario dall’effetto serra globale e locale. Dunque, il termine tropicalizzazione non è esplicativo della tumultuosa capacità degli eventi, delle caratteristiche e modalità con cui i fenomeni atmosferici avvengono e pertanto l’accezione più corretta è quella di ”estremizzazione dei fenomeni climatologici”, come suggerito dai Meteorologi.

A livello globale giocano fattori come instabilità dei grandi meccanismi di regolazione termodinamica (monsoni, corrente del golfo, ENSO ossia El Nino Southern Oscillation) mentre a livello locale la cappa di calore può accelerare il moto convettivo che, scontrandosi con le correnti fredde, evoca, in situ, precipitazioni violente. In una città inquinata, grande o piccola che sia, non ha nessuna importanza, l’accumulo di materiale gassoso, tossico o irritante ha un effetto concentrativo addensante con accelerazione del moto convettivo e quindi incremento del gradiente termico suolo-aria. Tanto più grande il gradiente tanto più veloce e tendente al vorticoso la convezione.

La difesa del territorio fragile in questi casi consiste nell’adeguare il terreno a recepire sempre maggiori quantità idriche. E’ esattamente l’opposto di quanto perseguito nel nostro Paese. Il consumo di suolo è senza limite in Italia: tra il 2008 e il 2013 il fenomeno ha riguardato mediamente 55 ettari al giorno, passando dal 2% degli anni cinquanta al 7% del 2014 (ISPRA, 2015). L’inarrestabile impermeabilizzazione del suolo, l’espansione di aree urbanizzate ed il degrado strutturale del mondo agricolo, (si stima il 15% dell’intero territorio nazionale) hanno creato perfetti cofattori che, in caso di alluvione, impediscono l’assorbimento dell’acqua piovana (Commissione Europea, 2004; EEA, 2006; ISPRA, 2013a). In una visione economica planetaria la quantizzazione del danno da tropicalizzazione sarebbe pari a circa 1,5 trilioni di dollari (Rapporto FAO, novembre 2015).” Ne consegue che ogni previsione climatologica diventa sempre più aleatoria e poco credibile se a lungo termine. Come si può riscontrare dai portali, le previsioni non sono più perfezionate oltre i 7/8 giorni. I rimedi? Palliativi se non si cambia stile di vita : dall’oil lifestyle al sun lifestyle. 

Biblio

A.Ferrara, virgin Oil, le insostenibili condotte dell’Eurasia, Cavinato Editore, Brescia, 2016

inquinamento
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