Ambiente

Un modello di rinaturalizzazione perifluviale: il progetto “Bosco Maresco/Pontile” nel Parco Agricolo Sud Milano

Cosa succede quando privato, pubblico e società civile cooperano insieme per la rigenerazione ecologica

13 Giugno 2025

Lo scorso 4 giugno 2025 si è svolta l’inaugurazione ufficiale dell’Oasi naturalistica “Bosco Maresco/Pontile”, alla presenza delle autorità politiche dei Comuni di San Giuliano Milanese e Mediglia, nonché del Presidente del Parco Agricolo Sud Milano e Rappresentanti del Gruppo C.A.P.

L’evento ha sancito la conclusione di un percorso progettuale e operativo che ha portato alla rinaturalizzazione di un’area perifluviale fortemente degradata, oggi restituita alla collettività in una forma ecologicamente riqualificata e fruibile.

Il resoconto  di questo intervento che vi propongo è fondato sull’esperienza diretta, in quanto ne sono stato progettista e Direttore dei Lavori. Questa condizione ha consentito una conoscenza puntuale delle fasi di progettazione e realizzazione, nonché delle criticità amministrative e tecniche emerse durante il processo attuativo

Il progetto di “ripristino e rinaturalizzazione del Bosco Maresco/Pontile”, promosso da WWF Italia nell’ambito della campagna nazionale Ri-Partyamo e realizzato in collaborazione con il Gruppo CAP, rappresenta un paradigma esemplare di riqualificazione ambientale in contesto urbano-periurbano. Localizzato presso il depuratore di Cascina Folla, nel Comune di San Giuliano Milanese, l’intervento si configura come una “best practice” in termini di governance multilivello, efficacia ecologica e restituzione ecosistemica.

Il successo dell’iniziativa si fonda su una sinergia virtuosa tra soggetti con finalità, competenze e ruoli diversi ma complementari. L’associazione locale affiliata al WWF ha svolto un ruolo propositivo e tecnico nella redazione della proposta; il Gruppo CAP, ente proprietario delle aree, ha favorito l’intervento mediante un contratto di comodato d’uso gratuito; WWF Italia ha infine garantito la copertura economica attraverso la campagna Ri-Partyamo. Questo modello di collaborazione pubblico-privato e società civile potrebbe rappresentare un esempio replicabile nell’ambito della rigenerazione ecologica di aree marginali.

L’area d’intervento, circa 8.000 m² lungo la sponda destra del fiume Lambro, è stata per decenni oggetto di abbandono e alterazioni morfologiche (accumuli illeciti, deforestazione del bosco ripariale, alterazioni idrauliche), con una conseguente perdita delle funzionalità ecologiche. Gli obiettivi del progetto sono stati  quindi orientati al ripristino degli habitat umidi e boschivi, al miglioramento della biodiversità, alla valorizzazione paesaggistica e alla fruizione pubblica attraverso percorsi e pannelli didattici. L’intervento è stato progettato secondo i criteri della restaurazione ecologica (ecological restoration), con un focus sulle dinamiche idrogeologiche naturali e sull’uso esclusivo di specie autoctone. Gli interventi principali hanno incluso:

  • riconfigurazione morfologica del suolo e realizzazione di specchi d’acqua interconnessi;
  • creazione di due vasche naturalistiche alimentate con acque depurate;
  • rinaturalizzazione mediante la realizzazione di un bosco asciutto, un bosco umido, ambiti di cariceti e fragmiteti;
  • realizzazione di sentieri didattici e installazione di pannelli informativi.

Paradossalmente, nonostante la natura pienamente conservativa e migliorativa dell’intervento — che non ha previsto strutture o volumetrie edilizie — il progetto ha incontrato un iter amministrativo accidentato e oneroso, con un preliminare diniego da parte del Parco Agricolo Sud e che è si successivamente concluso con l’acquisizione di  due Permessi di Costruire, due Autorizzazioni Paesaggistiche e una Concessione Idraulica. Si tratta di una distorsione normativa significativa, se si considerano obiettivi e carattere del progetto e  che a pochi chilometri di distanza, nel Comune di Milano, edifici multipiano sono stati realizzati con il solo ricorso alla S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Tale situazione evidenzia una criticità strutturale nella normativa urbanistico-edilizia, che appare disfunzionale quando applicata ad interventi di ripristino ecologico: gli strumenti autorizzativi sono progettati per interventi edilizi e si rivelano inadeguati — se non addirittura ostativi — nel caso di progetti naturalistici.

Ulteriore elemento di amara riflessione è rappresentato dal ruolo marginale svolto dal Parco Agricolo Sud Milano. Sebbene l’intervento rientri pienamente negli obiettivi statutari dell’ente e nella pianificazione della Rete Ecologica del Parco, il contributo offerto si è limitato a una funzione notarile e procedurale. Si sarebbe auspicato un atteggiamento più proattivo, orientato alla facilitazione, al supporto tecnico e alla promozione di interventi coerenti con la missione dell’Ente Parco, quale soggetto cardine nella gestione del capitale naturale in ambito metropolitano. Questa riflessione andrebbe affrontata con particolare urgenza, alla luce del processo attualmente in corso di trasformazione della governance del Parco: la gestione del Parco Agricolo Sud Milano, infatti, passerà dalla Città Metropolitana di Milano alla Regione Lombardia. Tale passaggio rappresenta un momento cruciale per ridefinire priorità operative, strumenti di intervento e modalità di interazione con i soggetti proponenti, affinché il Parco possa effettivamente esercitare un ruolo strategico e non meramente amministrativo nella promozione di progetti ad alto valore ecologico.

Il progetto del Bosco Maresco/Pontile rappresenta un caso emblematico di come la rigenerazione ecologica possa conciliarsi con obiettivi di fruizione sociale e partecipazione civica, attraverso un’efficace sinergia tra attori pubblici e privati. Tuttavia, il paradosso procedurale affrontato evidenzia l’urgente necessità di una revisione normativa che consenta di distinguere, nei percorsi autorizzativi, tra interventi di consumo di suolo e quelli di sua riqualificazione ecologica. Solo in questo modo sarà possibile sostenere in modo efficace la transizione ecologica dei territori urbanizzati.

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