Bobina di filato grigio e campioni di denim riciclato esposti in Giappone

Economia circolare

Il Giappone e l’arte del denim

Dal Giappone arriva una lezione che va oltre la moda: il denim di Kojima come paradigma di resistenza culturale ed economica all’omologazione del fast fashion.

30 Ottobre 2025

Okayama, quartiere di Kojima.

Qui il rumore dei telai è un suono di memoria.

Negli anni Sessanta, mentre l’industria americana inseguiva la produzione di massa, alcuni artigiani decisero di rallentare.

Recuperarono i vecchi telai a navetta, gli shuttle looms che le fabbriche statunitensi stavano dismettendo, usarono come tintura l’indaco naturale e trasformarono un capo operaio in un oggetto di culto.

Questo è il denim giapponese, nato come gesto di fedeltà a una tradizione ma anche come forma di resistenza all’accelerazione industriale.

Il primo jeans interamente giapponese porta la firma Big John: erano gli anni Settanta e nasceva un mito fatto di trama densa, cuciture colorate e straordinaria morbidezza.

A Kojima il valore non è nella velocità, ma nella precisione del tempo dedicato. 

Ogni capo è pensato per durare, per trasformarsi con chi lo indossa.

È un’estetica della lentezza che richiama la filosofia del wabi-sabi: la bellezza dell’imperfezione e del consumo naturale.

In un’economia globale che misura il successo in numeri e rapidità, Kojima rappresenta un’anomalia virtuosa.

Il suo modello produttivo, sostenibile e artigiano, è diventato un riferimento internazionale, corteggiato dai marchi del lusso e dai collezionisti di tutto il mondo.

Il denim di Kojima è un equilibrio tra industria e cultura, tra globalizzazione e identità locale.

In Italia, l’81% dei rifiuti tessili finisce ancora in discarica o in inceneritore.

Lì dove noi bruciamo, i giapponesi tacciono e riparano: filano il tempo come materia.

Forse la loro lentezza non è nostalgia, ma un modo diverso di guardare il futuro. 

E in un mondo che consuma 92 milioni di tonnellate di tessuti all’anno, quel filo d’indaco potrebbe essere l’unico filo logico rimasto.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.